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18th
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I fondi per la ricerca di base nel PNRR: dove sono?

È giunto il momento di ritornare a parlare dei finanziamenti della ricerca dopo la consegna del PNRR italiano alla Commissione Europea, piano che su questo tema, come ben riconosciuto da molti, è piuttosto deludente.

Nell’ultimo anno si è parlato molto dell’importanza della ricerca scientifica per il benessere della collettività sostenendo che le sfide future potranno essere vinte solo con una maggiore conoscenza scientifica. Conseguentemente la necessità di aumentare i fondi per la ricerca è stata posta all’attenzione dei politici da molti scienziati con appelli, petizioni e lettere apparse sui maggiori quotidiani.

Sul tema di dare una spinta tangibile alla ricerca attraverso fondi aggiuntivi a essa dedicati, desidero ricordare alcune azioni fatte negli ultimi mesi e in cui la SIF è stata anche coinvolta. La prima, in ordine temporale, riguarda il forte e convinto sostegno all’appello fatto dal fisico del CERN Ugo Amaldi, “Per la transizione verso una società più resiliente è necessario finanziare la ricerca di base”, presentato all’interno del documento “Pandemia e resilienza: persona, comunità e modello di sviluppo dopo la Covid-19”. Prendendo spunto da quest’ultimo documento Federico Ronchetti (del Laboratorio INFN-LNF di Frascati) ha creato sui social l’hashtag #PianoAmaldi per promuovere questo appello che ha raccolto più di 33000 firme.

In parallelo si è mosso con determinazione anche Luciano Maiani che ha organizzato la scrittura di alcune lettere inviate ai Presidenti del Consiglio, a Giuseppe Conte (Corriere della Sera del 01-10-2020) e a Mario Draghi (La Repubblica del 22-02-2021), a cui hanno fatto riferimento molti articoli e agenzie di stampa. Queste lettere, firmate anche da Luisa Cifarelli e me stessa, hanno in comune il tema della necessità di colmare in Italia il divario con i paesi nostri vicini, poiché i nostri investimenti sono insufficienti e devono essere adeguati agli standard dei Paesi avanzati. A questo proposito si è ribadita l’importanza di una ripartizione del Recovery Fund che tenga conto delle urgenti esigenze della ricerca scientifica. Si è posta inoltre l’attenzione sulla necessità di invertire il drammatico sbilanciamento tra i ricercatori italiani che espatriano rispetto ai ricercatori stranieri che lavorano in Italia. Con uno stanziamento di 15 miliardi in 5 anni l’Italia potrebbe essere competitiva nella ricerca e di conseguenza nell’economia del Paese. Questo è un modo anche per sostenere le donne, che rappresentano il 47% dei ricercatori pubblici.

Ma ora che il PNRR è stato completato e inviato alla Commissione Europea il mondo della ricerca scientifica ha espresso una diffusa, ma ben giustificata, amarezza dopo aver constatato che alla ricerca, e soprattutto alla ricerca libera o così detta “curiosity driven”, è stato assegnato molto meno (solo circa il 30%) rispetto a quanto inizialmente ci si aspettava.

Luciano Maiani ha recentemente evidenziato che l’intervento della Senatrice Elena Cattaneo, fatto durante il dibattito sul PNRR al Senato, contiene molte critiche al PNRR per quanto riguarda i provvedimenti nell’ambito della ricerca, in particolare per quella di base. La risposta del Presidente Mario Draghi a queste critiche è stata quella di affermare che c’è l’intenzione di compensare queste mancanze con i fondi ordinari nelle prossime leggi finanziarie.

Secondo Luciano Maiani: “La dichiarazione del Presidente Mario Draghi di ritornare sulla ricerca nella prossima legge di bilancio rappresenta una prima luce nel buio pesto degli ultimo tempi, che si aggiunge all’intervento di Elena Cattaneo e alla posizione coraggiosa sui cosiddetti centri per l’innovazione da parte della Ministra della Università e Ricerca Cristina Messa. Sarà molto importante quindi anche nei prossimi mesi rinnovare ancora con vigore le istanze presentate nei nostri appelli.”


Angela Bracco
Presidente SIF

Funds for basic research in the PNRR document: where are they?

The time has come to talk again about research funding after the delivery of the Italian PNRR to the European Commission, a plan which on this topic, as well recognized by many of us, is rather disappointing.

In the last year, much has been said about the importance of scientific research for the well-being of the community, arguing that future challenges can only be overcome with greater scientific knowledge. Consequently, the need to increase funds for research has been brought to the attention of politicians by many scientists with appeals, petitions and letters that have appeared in major newspapers.

On the subject of giving a tangible boost to research through additional funds devoted to it, I would like to recall some actions carried out in recent months and in which SIF has also been involved. The first, in chronological order, concerns the strong and convinced support to the appeal made by the CERN physicist Ugo Amaldi, “For the transition to a more resilient society it is necessary to fund basic research”, presented in the document “Pandemic and resilience: person, community and development model after Covid-19”. Taking inspiration from this document, Federico Ronchetti (from the INFN-LNF Laboratory in Frascati) created the hashtag #PianoAmaldi on social media to promote this appeal which has collected more than 33,000 signatures.

In parallel, Luciano Maiani, also very determined to increase funds for research, organized the writing of some letters sent to subsequent Italian Prime Ministers, Giuseppe Conte (Corriere della Sera of 01-10-2020) and Mario Draghi (La Repubblica of 22-02-2021), to which many articles and press releases have referred. These letters, also signed by Luisa Cifarelli and myself, have the common theme of the necessity to bridge the gap in research investments in Italy with our neighboring countries, in order to reach the standards of advanced countries. For this purpose the request that the Recovery Fund should consider the urgent needs of research was reiterated. Attention was also raised on the need to reverse the dramatic imbalance between Italian researchers who are expatriating compared to foreign researchers who work in Italy. With an allocation of 15 billion over 5 years, Italy could be competitive in research and consequently in the country’s economy. This is also a way to support women, who represent 47% of public researchers.

But now that the PNRR is completed and sent to the European Commission the scientific research community has expressed a widespread, but well justified, bitterness since it was noted that to research, and above all to the free or so-called “curiosity driven” one, much less (only about 30%) than initially expected was allocated.

Luciano Maiani recently pointed out that Senator Elena Cattaneo’s speech, made during the debate on the PNRR in the Senate, contains many criticisms concerning the measures in the field of research, in particular for the basic one. President Mario Draghi’s response to these criticisms was to affirm that the intention is to compensate for these shortcomings with ordinary funds in the next financial laws. According to Luciano Maiani: “The declaration by President Mario Draghi to return to research in the next budget law represents a first light in the pitch darkness of recent times, which is added to the intervention of Elena Cattaneo and the courageous position on the so-called centers for innovation by the Minister of the University and Research Cristina Messa. It will therefore be very important also in the coming months to renew vigorously the requests presented in our appeals.”


Angela Bracco
SIF President

da Società Italiana di Fisica



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