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L’Umanità secondo Rocco Caloro – ARTISTA E TERAPISTA DEL MOVIMENTO

Disegno a china: “In-Fenice” (“L’abbraccio”)- Rocco Caloro

Rocco Caloro è un artista che scruta l’individuo e il corpo umano nella sua duplice veste di disegnatore e Terapista del Movimento. È da sempre interessato alle tematiche relative al movimento dell’uomo in ambito preventivo e curativo, per questo è abituato a vedere del corpo fisico ogni possibile disfunzione. Che sarà da arginare prevenendo il suo sviluppo se ancora non è diventata malattia organica, mentre sarà da attenuare attraverso un lavoro mirato se è già diventata patologia. A furia di stare attento ad ogni forma di disagio fisico ha acuito la sua capacità di proiettare i disequilibri del corpo anche nella sfera psichica, che talora di questi disagi risulta essere la vera causa. Così, attraverso l’esercizio incessante dello sport e dei programmi di Fitness & Wellness che ha svolto per tanti anni come Direttore nel centro termale Terme di Saturnia SPA & Golf Resort, ha imparato a comprendere le persone nelle idiosincrasie che danno origine ad atteggiamenti e posture scorrette. Oltre che essere il fondatore e il responsabile di Kinetic Studio, fondato nel 2008, è un artista in grado di trasfondere nel disegno le disarmonie legate alla società contemporanea, le scissioni di cui è pervaso l’individuo, l’incapacità della mente di porre rimedio al diffuso malessere.

Per Rocco il disegno – dopo le ore di impegno lavorativo – è una valvola di sfogo che gli consente di far emergere da se stesso il mondo distopico che è chiamato a curare. La realtà è fatta di una moltitudine di persone che hanno esagerato nell’uso della razionalità e si ritrovano ad essere totalmente distaccate dai propri bisogni. Ho numerato 12 dei suoi disegni e mi sono permessa la licenza poetica di ribattezzarli con un titolo fiabescamente rinominato mettendo gli originali titoli distopici tra parentesi. E poi ho elaborato la mia personale visione in chiave fiabesca dei suoi disegni con le seguenti considerazioni. Come si può osservare nel disegno n. 1 “Allunga-mento” (Lo Slancio del figlio dopo la febbre notturna” ),  l’uomo ha talmente allontanato lo  sguardo dalla terra che se prova a guardare i piedi dalla sua posizione di osservazione non riesce a piegarsi verso il basso, perché ha timore di scoprire che deve di nuovo fissare l’attenzione sul contatto del piede con la terra, immergersi in quel mondo sotterraneo che ha tenuto inconsciamente distante e far crescere le emozioni assottigliatesi come questo corpo facilmente in balia di ogni possibile  sballottamento. L’equilibrio è quindi condotto dalla capacità di essere flessibili e allungarsi verso il contatto interiore delle cose perdute. Infatti il ‘figlio’ rappresenta una generazione che prova a ricostruire con slancio quello che la ‘febbre notturna’ dei padri ha messo in ombra.

Disegno a matita: “Allunga-mento” (Lo Slancio del figlio dopo la febbre notturna”) – Rocco Caloro

Nel suo stile quasi iacovittiano mi colpisce il Disegno n. 2 “L’Apri-cranio” (“Manutenzione e apertura mentale”) dove un altro uomo – sempre molto sottile e chiuso nelle sue emozioni -,  tiene in mano una chiave inglese e nel capo una specie di altissimo cilindro aperto in sommità, come una scatola di latta. Sembra voler rappresentare come sia necessario togliersi dalla testa tutte le infinite programmazioni che sono state per anni instillate nella mente e come questa operazione, qualora anche si possedesse il giusto arnese – la chiave inglese, una chiave straniera ancora sconosciuta – per aggiustare il meccanismo,  sia resa ancor più complicata dall’altezza del cilindro a cui difficilmente si riesce ad arrivare. Il messaggio sembra essere che bisogna intervenire nei programmi della mente per riuscire ad avere ragione delle imperfezioni posturali che si generano nel corpo.  Ma la ‘manutenzione mentale’ è cosa ardua e ‘l’apertura mentale’ è assai rara.

Disegno a matita: “L’Apri-cranio” (“Manutenzione e apertura mentale”) – Rocco Caloro

Nel Disegno n. 3, “Le Sfacce-tature Volanti” (“Il Sipario Impenetrabile”), Rocco Caloro rappresenta intimamente l’uomo – moderno o antico che sia – raffigurato attraverso una specie di ventaglio di maschere, coesistenti e ravvicinate, unite e disposte secondo vari piani nello spazio, una molteplicità di volti che assume nella società, nelle relazioni e anche nel rapporto intimo con se stesso. E non è detto che siano le facce del suo vero sé, in quanto difficilmente si conoscono le sfaccettature reali della propria personalità. Infatti le facce sono accostate come a formare un ‘Sipario’ che rende l’individuo davvero ‘impenetrabile’.

Disegno a matita: “Le Sfacce-tature Volanti” (“Il Sipario Impenetrabile ”) – Rocco Caloro

Anche nel Disegno n. 4, “Volt-eggio Sbracciato” (“Inaccessibili sfumature di un padre”), si ritrae il mascheramento dell’uomo attraverso un volto riprodotto con una maschera dal naso pronunciato e da altre maschere che escono dal cranio della prima, come una in scatola cinese che mostra lo stesso volto sempre più rimpicciolito dalle scissioni interiori e irrigidito dalla carenza di movimenti affettivi. L’olfatto originario descritto dalla dimensione del naso si è perso nelle elucubrazioni della mente che si attorciglia nei suoi ragionamenti creando una serie di volti irreali, e mentre le braccia sono sparite insieme alla capacità di abbracciare la verità, il movimento degli arti superiori è imprigionato dai contorti pensieri che lo irrigidiscono, fino a farne addirittura svanire i contorni.  E anche in questa immagine la società che stiamo lasciando in eredità ai nostri figli costruisce uomini davvero ‘inaccessibili’.

Disegno a matita: “Volt-eggio Sbracciato” (“Inaccessibili sfumature di un padre”) – Rocco Caloro

Il femminile, poi, – Disegno n. 5 “Femmini-ci-dio” (“Ripiegamento di Propositi”), per Caloro è illustrato distorto con il capo reclinato verso lo sterno, per provare a ricordare le componenti di una femminilità impoverita, con seni piccoli e ventri piatti, gambe sottili come aghi e una sessualità ingrandita ma giacente come una parte morta in mezzo alle forme ossute, divenuta ormai lontana memoria di una donna piena di rotondità e di vitalità e del suo talento essenziale di essere madre e materna. Oggi sembra essere diventata solo un semplice oggetto per una sessualità lontana dall’eros ma degenerata nella pornografia. È meglio coprire blandamente questa forma deformata, questo utero triste e maltrattato, avvilito dai divieti con cui le religioni per secoli lo hanno demonizzato, ma anche dal sesso facile sugli schermi. È come se ‘i propositi’ insiti nella vera anima femminile si fossero inesorabilmente ‘ripiegati’ su se stessi.

Disegno a matita: “Volt-eggio Sbracciato” (“Inaccessibili sfumature di un padre”) – Rocco Caloro

Nella notte dei suoi pensieri, quando il crepuscolo invade la sua anima lunare – Disegno n. 6, “In-Fenice” (“L’abbraccio”), la Donna è ancora capace di riflettere su quella foglia leggera che giace inascoltata sopra la sua capacità di volare. Lei sa di possedere una enorme capacità di volo, una grande creatività, un intuito smisurato, ma esso è relegato nella notte della sua personalità lunare, che vorrebbe risvegliarsi e abbandonarsi alla sua vera natura. Ma è come se le gambe troppo esili, addirittura uno degli arti inferiori ripiegato a stecchino, rendano impossibile la rinascita. La Fenice è lì, come una copertina che attende frustrata e infelice di potersi rigenerare volando nella piena luce del suo giorno. Allora non potendo rigenerarsi con pieni poteri si limita ad un intimo ‘abbraccio’.

Lo stile di Rocco è quello della vignetta, un disegno veloce che tende a fissare l’attimo, con l’ironia tipica di chi riesce a vedere gli aspetti comici della realtà ma anche le forme tragiche dell’esistenza. C’è tutta l’urgenza di rappresentare immediatamente la materia elaborata dalla psiche, le storture della razza umana, gli abusi dell’uomo moderno, le strozzature della società contemporanea che costringe a passare nei suoi corridoi bui oppure a essere appesi ai suoi fili. Come nel Disegno n. 7, intitolato “Cono Fil-ante” (“L’impossibilità dell’Azione”): un uomo con il volto da Sfinge, il corpo deforme e gli arti superiori enormi, con una mano grandissima prende un gelato, ma il suo consumo non è libero, è guidato da un’altra mano senza volto che lo spinge a consumare attraverso una intelaiatura di fili. Rocco vuole significare che anche il piacere di un semplice cono gelato, nella società dei consumi, è un bisogno indotto dalla pubblicità, dai disegni occulti delle potenze economiche che ci stanno dietro e dalle sollecitazioni subliminali delle informazioni che incitano a consumare. L’uomo viene quindi trasformato in un essere mezzo animale e mezzo caricatura, che ha gli occhi fissi davanti perché è impedito nei movimenti, quindi vede solo dove la mano che lo muove come un burattino gli consente di guardare perché ‘l’azione’ spontanea è diventata davvero ‘impossibile’.

Disegno a china: “Cono Fil-ante” (“L’impossibilità dell’Azione”) Rocco Caloro

Ma se Rocco prova a raffigurare se stesso in questo mondo pieno di posture irrigidite, maldestre e controllate, che cosa riesce a vedere? Nel Disegno n. 8, “Autodafè” (“Sasha M.”), osserva il proprio volto con occhi tristi che conservano il segno delle lacrime, un naso adunco schiacciato e deforme, una bocca chiusa e serrata che non riesce a comunicare, guance appesantite e distaccate dal resto del viso, un’espressione sconcertante e allarmante, un aspetto abbacchiato. Eppure, su quel volto ci sono capelli folti e ben disegnati, a dimostrazione che la propria forza non è perduta, ma serba ancora un equilibrio e una bellezza da cui tutto si può riarmonizzare.

Disegno con matite colorate: “Autodafè” (“Sasha M.”) – Rocco Caloro

E come si può ricreare l’armonia originaria, come poter ritornare all’uomo antico e centrato su stesso? Forse con la ricerca spasmodica della verità attraverso la lente di ingrandimento della cultura? Ma se le informazioni dei giornali, della televisione, dei film, dei media tutti sono veicolate dalle potenze economiche, dal denaro e dalle banche, come potrà questa ricerca portare i suoi frutti? Nel Disegno n. 9, “Il Ricerc-Attore” (Alla ricerca di una ragione”), difficilmente riuscirà a distinguere l’uomo vero da quello che recita la sua parte o forse solo una parte che gli viene assegnata. Non gli è rimasta forza nei capelli, è completamente pelato, ha gli occhiali spessi di chi non riesce o non vuole vedere e i piedi instabilmente poggiati non a terra, ma su una cassetta vuota. Ma soprattutto la sua ‘ricerca’ spasmodica si chiederà le solite ragioni dell’esistenza senza riuscire a trovare il bandolo, come del resto in tutte le epoche, in particolare quelle di decadenza come la nostra.

Disegno a matita: “Ricerc- Attore” (Alla ricerca di una ragione”) – Rocco Caloro

E se facesse la sua ricerca sui libri? Anche il libro, nella società che ha passato il suo testimone alle immagini e ai filmati, ha perso potere. Non è immediato, è uno strumento lento che la società della fretta ha accantonato; l’uomo ci può solo camminare ai margini, nelle sue pagine chiuse e aperte a caso e distrattamente, nelle frasi copiate da internet e diffuse anche da chi un libro intero non è mai riuscito a leggerlo. Nel Disegno n. 10, “Sul Filo della Cul-tura” (Passeggiando sul sentiero….sì, incontriamoci al bar nell’angolo! ”), un uomo di mezza età cammina senza più stimoli su un libro aperto, ma è chiuso nella sua rassegnazione, le spalle ricurve, le mani in tasca e la testa incassata sulle spalle. Ha ormai anche abbandonato la curiosità di guardare nelle pagine aperte, ci passa sul filo, conserva ancora il libro per non rassegnarsi totalmente, ma ci passa accanto senza vederne la potenzialità. Anzi, il libro è diventato più grande della sua umana capacità di riceverne una giusta informazione, ormai lui è in bilico tra la sua pigrizia e la sua rassegnazione. La Cultura non lo può più salvare, le informazioni che lo raggiungono sono infinite e spesso contraddittorie; non riesce a capire dove si trova la verità, chi ha ragione e chi ha torto, e non riesce nemmeno a capire come è strutturata la realtà, chi decide della sua esistenza e in quale spazio- tempo si trova, in quale Galassia sta andando e se le stelle, i pianeti, la terra, il cielo esistono davvero, così immerso com’è in quella Matrix da cui non riesce a intravvedere nessuna via d’uscita. Non gli resta che andare al ‘bar’ per berci sopra un bicchiere, o un caffè o per vedere sfumare in fumo la sua inutile esistenza.

Disegno a china: “Sul Filo della Cul-tura” (“Passeggiando sul sentiero….sì, incontriamoci al bar nell’angolo!”)- Rocco Caloro

Ma forse una speranza ancora c’è, in quella piccola bicicletta che gli consente uno spostamento lento; un mezzo leggero in un mondo così veloce, difficile da guidare perché deve portarsi dietro il peso di ogni mugugno racchiuso nella cecità di chi si lamenta e dà la colpa all’uno o all’altro, all’extracomunitario di turno, alla politica, alla religione, al collega che è stato premiato, alla famiglia, al padre severo o alla madre castrante e insensibile. Eppure, timidamente, con la faccia spaventata, lo sguardo attento e impaurito, l’uomo può pedalare portandosi dietro tutti i suoi pesi, e pian piano scaricarli da qualche parte, alleggerirsi e imparare a pedalare più velocemente. Lentamente, curando il proprio corpo goffo e trascurato, potrà vederci meglio e muoversi più agevolmente, tramutare la rassegnazione in volontà di cambiamento, anche se con i piccoli passi di un “Ciclista Princi-Piante” (“L’Uomo-Pellicano equivoca le sue prerogative”) , come nel Disegno n. 11, pronto per le sue scalate interiori, per le montagne sociali da attraversare, per le discese improvvise che pone innanzi l’esistenza, per le vie tortuose che ogni individuo ha nelle proprie tappe. Che vinca o che perda non è fondamentale, l’importante è mettersi in viaggio e andare alla scoperta del proprio mistero, spostandosi da un luogo all’altro come un ‘pellicano’ con la sua sacca sotto al becco dove avrà riposto ogni sua speranza!

Disegno a china: “Ciclista Princi-Piante” (“L’Uomo-Pellicano equivoca le sue prerogative” )- Rocco Caloro

E dopo ogni caduta il corpo si ricompone. Giorno dopo giorno, con un po’ di impegno e di fatica, con la certezza che col tempo i pezzi potranno rimettersi a posto, anche l’essere più frantumato potrà riacquistare il suo equilibrio, magari accettando con un sorriso anche qualche piccola deformità. Forse il volto potrà ancora avere qualcosa di mostruoso, un naso storto e un viso ancora contorto, ma la postura del corpo comincia a riprendere il suo aspetto dinamico, la frattura comincia a ricomporsi, l’uomo riprende la sua forma, riemerge la forza e la sua potenzialità di essere centrato, allegro e felice, contento della strada percorsa, delle vittorie, delle sconfitte e delle gare a cui ancora dovrà partecipare. Come nel Disegno n. 12,  “Rin-ascente” (“Autoritratto”), una sorta di autoritratto, nel quale la rassegnazione si è fatta fiducia nel sorriso, accettando le proprie fattezze e il proprio carattere, forse a metà tra uomo e animale, tra mondo interiore e universo esterno, tra ogni spaventosa ombra e le proprie ‘personali’ illuminazioni.

Disegno a china: “Rin-ascente” (“Autoritratto”) – Rocco Caloro


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