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Nerone e le sue ville

Il 15 dicembre del 37 d.C. nasce ad Anzio Lucio Domizio Enobardo, poi Nerone, il più giovane imperatore che Roma aveva avuto fino a quel momento, designato al potere supremo a soli 17 anni.

Nerone discendeva dalla nobile famiglia dei Domizi Enobarbi che durante le guerre civili triunvirali aveva avuto una parte attiva schierandosi prima con Pompeo, poi con Antonio Gneo Domizio Enobarbo ottenne il consolato sotto Tiberio nel 32 d.C., il quale sposò la tredicenne Giulia Agrippina Minore, nipote di Agrippa e di Giulia, quindi pronipote di Augusto.

Da questo matrimonio nacque nel 37 Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone. Nel 39 Gneo Domizio morì ed Agrippina venne esiliata da suo fratello, l’imperatore Caligola, con l’accusa di aver tramato contro il trono e di aver commesso adulterio con suo cognato Emilio Lepido.

Dopo due anni Caligola venne ucciso da una congiura di pretoriani che acclamò imperatore suo zio Tiberio Claudio Druso. Questi richiamò dall’esilio il piccolo Lucio Domizio e sua madre Agrippina che intanto aveva contratto un secondo matrimonio con il ricco e anziano console Gaio Sallustio Passieno Crispo. Nel 47, morto Sallustio, Lucio Domizio aveva appena 9 anni e fece la sua prima comparsa in pubblico prendendo parte alla rappresentazione drammatica dell’assedio di Troia durante i Ludi Saeculares, atti a celebrare l’ottavo centenario della fondazione di Roma.

Dopo l’esecuzione di Messalina, terza moglie di Claudio, il potente liberto Pallante appoggiò la successione, come imperatrice, di Agrippina stessa la quale poteva accampare la sua discendenza da Augusto e dall’amatissimo Germanico. Agrippina convinse Claudio ad adottare ufficialmente suo figlio Lucio Domizio Enobarbo che, dal 25 febbraio del 49 divenne Tiberio Claudio Nerone Cesare: questo nome ufficiale fu mutato quasi subito in Nerone Claudio Cesare Druso Germanico, come fu poi chiamato comunemente.

Nel 51 il Senato decretò che Nerone, non ancora quattordicenne, esercitasse fuori della città il potere proconsolare, divenisse Princeps luventutis e membro aggiunto dei quattro più importanti collegi sacerdotali. In suo nome vennero concesse elargizioni ai soldati e distribuzioni annonarie alla plebe urbana mentre, con il passare del tempo divenne sempre più evidente il suo contrasto con Britannico, figlio dell’imperatore Claudio e di Messalina.

Agrippina provvide a creare intorno a suo figlio un entourage di personaggi fidati che gli garantissero un futuro stabile ed un potere sempre maggiore. Innanzi tutto vennero licenziati i precettori di Britannico e i suoi simpatizzanti, quindi la carica di prefetto del pretorio venne affidata al fedele Sesto Afranio Burro. Nel 53, a soli 16 anni, Nerone sposò Ottavia, figlia di Claudio, e si recò più volte in Senato pronunciando discorsi in favore di numerose comunità provinciali soprattutto orientali. Per sua richiesta, ad esempio, il piccolo centro di Ilium (fu teatro della guerra di Troia) beneficiò di particolari esenzioni tributarie in virtù del suo passato; l’isola di Rodi riottenne la sua parziale indipendenza; Apamea di Siria ottenne un condono fiscale per i danni subiti in seguito ad un forte terremoto.

Nerone acclamato Imperatore

Il 13 ottobre del 54 l’imperatore Claudio morì improvvisamente, forse per un avvelenamento da funghi di cui fu artefice sua moglie Agrippina. Mentre i figli effettivi di Claudio venivano trattenuti all’interno della dimora palatina, Nerone si affacciò sul Foro a fianco del prefetto Burro e fu acclamato imperatore dopo aver promesso 15.000 sesterzi ad ogni soldato. In seguito il giovane principe si recò in Senato, dove ricevette gli onori imperiali rifiutando solo il titolo di Pater Patriae. Quindi si adoperò perché a Claudio venissero tributati onori divini, conferiti in precedenza ai soli Cesare e Augusto. In questo modo egli avrebbe prodotto un sicuro effetto sull’esercito e sulle province, verso cui suo padre adottivo era stato particolarmente benevolo. Nell’elogio funebre di Claudio il giovane Nerone espose i suoi propositi di governo, promettendo di seguire i principi che erano stati di Augusto e rinunciando a quelle ingerenze che precedentemente si erano rivolte contro l’autorità senatoria. Il Senato si abbandonò a manifestazioni di giubilo e decretò che il discorso d’insediamento fosse inciso su di una lastra d’oro e letto ogni anno all’entrata in carica dei nuovi consoli. I buoni propositi del giovane principe suscitarono l’entusiasmo dei letterati contemporanei che salutarono il nuovo saeculum come il ritorno dell’età dell’oro.

Fu così che nel 59, certo per liberarsi definitivamente del suo predominio psicologico, Nerone decise di uccidere sua madre. Esecutore del complotto fu il controverso personaggio, prefetto della flotta di Miseno, Aniceto.

Subito dopo lo scioglimento dai suoi vecchi precettori, l’imperatore divorziò dalla prima moglie Claudia Ottavia unendosi alla pompeiana Poppea Sabina, concubina del suo amico Marco Salvio Otone (imperatore nel 68) dalla quale ebbe una figlia che però morì ancora in fasce.
Per spingere il patriziato verso le attività atletiche, nel 61, edificò in Campo Marzio un vasto ginnasio, non riuscendo tuttavia a smantellare il pregiudizio secondo cui l’educazione fisica greca conducesse all’omosessualità.

Nello stesso anno era morta Poppea, uccisa secondo la tradizione (Svetonio, Nero, 35), da un calcio sferratole da Nerone in un eccesso d’ira. Sentendosi circondato dall’ostilità della maggior parte dei membri del Senato, il Princeps sporse una serie di denunce spesso infondate contro varie personalità di spicco, avviando così nuove proscrizioni, cioè condanna a morte, esilio, confisca di beni.

Nerone “nemico pubblico”

Durante l’assenza dell’Imperatore da Roma, in occasione del suo viaggio in Grecia, crebbe l’ostilità del Senato nei suoi confronti. Nei primi mesi del 68 l’imperatore arrivò a Napoli, dove venne osannato dalla folla in termini quasi divini, quindi fece ritorno a Roma. In marzo scoppiò la rivolta di Gaio Giulio Vindice, governatore della Gallia Lugdunense, alleatosi con quello della Spagna Tarragonense, Servio Sulpicio Galba. Nerone richiamò le legioni dal Danubio e dall’Illirico e, quindi radunò i marinai misenati arruolando soldati tra gli schiavi e il proletariato romano. L’esercito di Vindice venne sconfitto pesantemente in maggio a Vesonzio (Besançon) da quello di Verginio Rufo, il governatore della Germania fedele a Nerone.

La situazione precipitò poco tempo dopo per il tradimento di Ninfidio Sabino, prefetto del pretorio insieme a Tigellino, che abbracciò la causa del Senato e incitò i pretoriani alla rivolta. L’Imperatore decise di fuggire in Egitto, mentre il Senato lo dichiarava “nemico pubblico” proclamando imperatore il ribelle Sulpicio Galba. Rifugiatosi con un esiguo gruppo di liberti fedeli nella casa di uno di loro, Faone, a 4 miglia da Roma tra le vie Nomentana e Salaria, il liberto Epafrodito aiutò Nerone a suicidarsi mentre i soldati si avvicinavano per arrestarlo. Si dice che prima di morire, a soli 30 anni, avesse esclamato Qualis artifex pereo! (Quale artista muore in me!).

Il ruolo dell’imperatore è stato divulgato dagli storici antichi Svetonio e Tacito e da altri successivamente, che hanno delineato Nerone crudele. Questa interpretazione tradizionale si è andata radicalizzando oltre che nella letteratura, anche nelle arti figurative e, più recentemente, nel cinema. Va comunque precisato che inizialmente avviò il suo governo con l’intendimento di onorare le antiche prerogative del Senato romano, per questo a Nerone vengono accreditati i primi cinque anni di buon governo (il “quinquennio felice”).

Ossessionato dalla bellezza e dall’arte,Nerone aveva la passione per le competizioni canore, teatrali e poetiche, lasciando domus splendide ed eccessive,raccolte statuarie, decorazioni parietali e arredamenti con marmi preziosi che incisero profondamente sulla diffusione del bello nella civiltà romana. Possedeva inoltre un’ambiziosa visione non soltanto politica ma anche architettonica e urbanistica. Oltre a svariate architetture, come le Terme di Nerone e il Ninfeo di Nerone a Roma, edificato addossato ad una parete del podio del Divo Claudio, ha realizzato tre sontuose ville, a Subiaco, Roma e Anzio.

La Villa di Subiaco

La Villa di Subiacopresso il fiume Aniene si integra con l’ambiente naturale circostante modificandolo in modo inimmaginabile con tre laghi artificiali, i Simbruina Stagna, appositamente creati per mezzo di altrettanti sbarramenti sul corso d’acqua. L’insediamento che di lì a breve si svilupperà a ridosso di quei laghi, da loro prenderà il nome di Subiaco, Sublaqueum, sotto i laghi.

Negli Annales Tacito ci fa sapere che poco dopo l’inaugurazione della Villa, Nerone ha due orrendi presagi: una grave malattia contratta in seguito a una nuotata nei paraggi e un fulmine caduto sulla mensa. L’imperatore ne deduce che gli dei sono irati e gli avversari politici pronti a un colpo di stato.

Per questo Nerone decide di tornare a Roma, nettamente più sicura, dove era possibile tenere sotto controllo l’ambizione degli oppositori e portare avanti la costruzione della stupefacente Domus Aurea, così chiamata perché vi si utilizzò molto di questo prezioso metallo.

La Domus Aurea

L’incendio del 18 luglio del 64 d.C., che divampò per sei giorni e sette notti, distrusse gran parte del centro di Roma, compresa la Domus Transitoria sul Palatino. Delle quattordici regioni che componevano la città, tre furono totalmente distrutte, mentre in altre sette rimanevano solo pochi ruderi rovinati dal fuoco.

Nerone decise di costruire una nuova reggia degna della sua grandezza. La residenza dell’imperatore giunse a comprendere parte del Palatino, la valle del futuro Anfiteatro Flavio, fino alle pendici dell’Esquilino, per un’estensione di circa 219 ettari. Questa immensa tenuta imperiale aveva l’aspetto di una villa marittima, l’imperatore s’interessò di ogni dettaglio del progetto, supervisionando personalmente gli architetti Celere e Severo che intervennero anche sul paesaggio, plasmato con prati, boschi, bacini d’acqua, campi, vigneti, e con la realizzazione di padiglioni e ninfei.

La Villa di Anzio

Così come sostiene lo storico Clemente Marigliani, nel luglio del 64 d.C. mentre Roma bruciava per cause accidentali, l’imperatore si trovava nel Palazzo Imperiale di Anzio per poi affrettarsi a tornare a Roma per soccorrere i feriti, predisporre in prima persona gli aiuti con i rifugi allestiti nei giardini della sua domus romana, per assistere i senzatetto, e per progettare la ricostruzione di Roma, secondo criteri edilizi e urbanistici più razionali e sicuri, con vasti spazi aperti, ampie strade, estesi porticati a protezione di templi, edifici e pubbliche fontane.

Già nell’età repubblicana, ma più ancora in quella imperiale, Anzio fu adornata con ricche ville, ma soprattutto la stupefacente Villa Imperiale, proprio in esse furono rinvenuti opere artistiche di rinomata importanza, tra le quali la Fanciulla di Anzio e l’Apollo del Belvedere.

Nerone provvide ad ampliare sontuosamente questa Villa presso la quale amava soggiornare, anche realizzando un prospiciente Porto marittimo.

Per gli archeologi la fase Neroniana trasforma la villa repubblicana per cedere il posto ad un nuovo assetto architettonico completamente differente. Chiaramente la monumentalità e la grandiosità delle architetture rivela la trasformazione della vecchia villa gentilizia ormai ritenuta insufficiente e non adeguata per la nuova concezione della dimora, del palazzo-villa, degno solo di un imperatore ormai padrone del mondo conosciuto, adorato come un dio. Poteva essere soltanto lui, Nerone Claudio Druso Germanico Cesare mosso non solo dalla consueta sfrenata brama di gloria e di ostentazione, ma anche da un profondo amore per la città che diede i natali non solo a lui ma anche ad altri suoi congiunti. L’elemento architettonico più rilevante rimane il gigantesco belvedere semicircolare sul mare, arricchito da loggia a colonne come nella altrettanto famosa Villa Iovis a Capri, fatta edificare da Tiberio.

Nell’esteso entroterra la villa si articolava in padiglioni, ninfei, terme, giardini, fontane, terrazzi e belvederi. In questo fastoso palazzo imperiale gli architetti cercarono certamente di soddisfare ogni desiderio e capriccio dell’imperatore per rendere il suo soggiorno ad Anzio il più gradito possibile. Nei vasti ed eleganti nuovi ambienti, potevano svolgersi al coperto anche recitazioni, piccoli spettacoli, danze e musiche destinate all’intrattenimento degli ospiti imperiali e al folto stuolo di cortigiani.

  1. Nerone giovane
  2. Nerone (54-68), Sesterzio, Testa laureata
  3. Nerone adulto
  4. Palazzo Imperiale, ricostruzione grafica
  5. Villa di Nerone a Subiaco
  6. Domus Aurea, Volta
  7. Domus Aurea, Volta (2)
  8. Anzio, resti della Villa Imperiale
  9. Anzio, resti della Villa Imperiale (2)
  10. Anzio, strutture del porto neroniano
  11. Anzio, strutture del porto neroniano (2)
  12. Fanciulla di Anzio
  13. Gladiatore Borghese, copia in gesso
  14. S.M.Fortuna, Villa di Nerone


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5 Comments

  1. Elisabetta Martinez

    Complimenti per l’ interessante articolo del critico di Arte Roberto Luciani sempre attento osservatore e interprete della storia…

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  2. MARINA

    Ho sempre avuto interesse verso l’imperatore Nerone, ma l’articolo Nerone e le sue Ville mi ha particolarmente entusiasmato, complimenti al bravissimo Autore.

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  3. MANUELE

    L’autore dell’articolo, Roberto Luciani, è riuscito magistralmente a descrivere questo discusso imperatore e le sue tre ville che non conoscevo nei dettagli.

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  4. Michele Leone

    Articolo significativo e completo su Nerone, la sua vita e le sue ville, descrizione bellissima, complimenti allo scrittore e al magazine che seleziona con saggezza gli autori

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  5. Laura

    Con entusiasmo e interesse ho letto l’articolo riguardante le tre ville e la storia di Nerone, imperatore analizzato abilmente dall’autore Roberto Luciani al quale porgo tanti complimenti.

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