SOCIAL COGNITION
La cognizione sociale (SOCIAL COGNITION) è una materia di studio all’interno della psicologia sociale sviluppatasi tra gli anni ‘60 e ‘80 del secolo scorso che cerca di comprendere i processi di elaborazione delle informazioni sociali che stanno alla base delle nostre percezioni, dei nostri giudizi e dei nostri comportamenti sociali.
In altri termini la cognizione sociale è quell’approccio cognitivo in base al quale la persona viene considerata come un individuo attivo in grado di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente in modo da orientare il proprio comportamento.
Alla base della social cognition (SC) possiamo considerare l’apporto di due radici filosofiche: da una parte la teoria elementaristica che concepisce la mente ed il suo funzionamento come una giustapposizione di elementi di base, le idee, che sono collegate alle sensazioni ed alle percezioni. Ogni elemento di questa gigantesca rete associativa è connesso con tutti gli altri e i legami che li uniscono realizzano una sorta di “chimica” dell’attività mentale.
La legge fondamentale che governa l’emergere ed il consolidarsi di tali combinazioni è quella della contiguità nello spazio e nel tempo (per esempio nella vita di tutti i giorni se vediamo una forchetta ed un coltello li associamo direttamente alla tavola, al mangiare ecc. oppure se dobbiamo memorizzare un numero di telefono, utilizziamo un particolare modo di associare i numeri). Stiamo parlando in sostanza dei metodi dell’empirismo inglese che hanno visto nel XVII e nel XVIII secolo i più illustri rappresentanti in Locke, Berkley e Hume prima e, nelle correnti di pensiero di metà XIX, in J.S.MILL e A. Bain dopo.
La chimica mentale e le forme di organizzazione delle esperienze di pensiero e di memoria sono i temi su cui lavorarono i primi laboratori di psicologia (1879), l’uso del metodo introspettivo, che si propone di analizzare e ridurre ai loro costituenti di base i pensieri e le idee, di ripercorrere i processi che determinano la connessione tra gli elementi stessi, il loro deposito e il successivo recupero dalla memoria, psicologi, come il filosofo tedesco Hermann Ebbinghaus (1885), segnano il passaggio della psicologia alla condizione di disciplina autonoma, nei metodi e nella formulazione dei problemi, rispetto alla filosofia.
L’altra radice filosofica della SC è il cosiddetto approccio olistico, che trova le sue origini filosofiche in Emmanuel Kant, e nella sua concezione della mente come luogo dove si realizzano esperienze fortemente connotate in termini soggettivi. La mente costruisce in maniera attiva la realtà, le esperienze percettive e le loro rappresentazioni concettuali creano ordine e struttura a partire da un campo di stimolazione privo di significato se analizzato nelle sue più elementari componenti, quindi si tratta non tanto di enumerare e giustapporre gli oggetti, come si faceva con il metodo introspettivo, quanto di cogliere le relazioni che li uniscono e che fanno emergere una nuova unità. Si affermava in sostanze che “il tutto è superiore alla somma delle parti”. Questo approccio olistico è tipico della corrente di pensiero della psicologia della Gestalt (1920) altrimenti detta psicologia della “forma” da dove scaturisce il contributo teorico che maggiore influenza avrà sulla nascente psicologia sociale e successivamente, appunto, sui paradigmi di ricerca nel settore della Social Cognition. Questo approccio si rifà alle geniali idee proposte dal “padre fondatore” della psicologia sociale moderna: Kurt Lewin (1936). Nel considerare i processi percettivi che l’individuo mette in campo quando interagisce con l’ambiente fisico e sociale che lo circonda, Lewin sottolinea l’importanza dell’esperienza che a lui si impone, nei termini di un “campo psicologico”, in cui diverse variabili, rappresentabili come vettori di un campo di forze, interagiscono, istante per istante, congiuntamente nel determinare la risultante ossia il comportamento dell’individuo, proprio così come enunciato nella definizione della Social Cognition.
In estrema sintesi possiamo accennare al fatto che attraverso l’analisi della SC tre questioni essenziali sono al centro dei processi di comprensione degli altri:
1) quanto essi siano (o non siano) accurati;
2) fino a che punto siano influenzati dalle aspettative;
3) quanto siano controllati e quanto, invece, siano processi automatici.
L’accuratezza dei processi (punto 1), poi, dipende dal coinvolgimento di chi emette un giudizio, dall’oggetto del giudizio stesso e dalla situazione ambientale o contesto (ad es: aspettative, grado di conoscenza degli altri, dalle dimensioni della personalità). Per la maggior parte delle volte le persone si accontentano di una comprensione “abbastanza buona”; e spesso, per risparmiare energie e risorse di elaborazione mentale, le persone ricorrono a scorciatoie che, a volte, funzionano bene, ma altre volte comportano degli errori.
Notevole importanza ha inoltre l’influenza delle aspettative (punto 2). Cioè per comprendere il nostro mondo usiamo le nostre aspettative o i nostri schemi (cioè abbiamo nella mente tratti precostituiti di personalità e stereotipi di gruppi sociali che associamo di volta in volta alle persone e nella particolare situazione in cui ci veniamo a trovare ecc…). Sia le aspettative che gli schemi hanno una struttura coerente dentro la nostra mente e operano come concetti coerenti o teorie ingenue per mezzo delle quali possiamo interagire con il mondo (es. immediatamente distinguiamo la caratteristiche di una persona e regoliamo il nostro comportamento in base a quel giudizio che ci siamo automaticamente rappresentato, ma può anche accadere che dobbiamo operare una correzione perché qualche tratto di personalità dell’individuo che abbiamo incontrato per la prima volta non corrisponde esattamente con lo stereotipo che avevamo ed allora siamo in grado di operare un’ulteriore valutazione pur di riuscire ad interagire con chi ci è di fronte).
Tuttavia, utilizzando le proprie aspettative, spesso le persone tendono ad essere conservatrici e difficilmente si convincono a modificare i propri punti di vista perché questo cambiamento potrebbe incidere sulla propria autostima.
Come ultimo “macro argomento” della cognizione sociale accenniamo all’importanza dello studio dei processi cognitivi di elaborazione dell’informazione sociale considerati come processi automatici o controllati. Questi processi consentono di effettuare l’analisi e la classificazione per l’elaborazione delle informazioni che le persone ricevono nella vita di tutti i giorni. Questi processi si distinguono secondo queste caratteristiche:
Processi automatici |
Processi controllati |
Non sono consapevoli |
Consapevoli |
Hanno inizio e sono eseguiti senza controllo intenzionale |
Hanno inizio e sono eseguiti sotto controllo intenzionale |
Non sono interrompibili |
Sono interrompibili |
Hanno un basso consumo di risorse cognitive |
Hanno un alto consumo di risorse cognitive |
Vengono elaborati in parallelo |
Vengono elaborati in serie |
Chiudiamo questo breve intervento sulla SC con un esempio pratico sui processi automatici. Possiamo pensare alla guida dell’automobile che dopo la pratica effettuata in un corso di scuola guida diventa una vera e propria attività “inconsapevole” e, mentre guidiamo, possiamo svolgere altre attività come interloquire con un passeggero, oppure possiamo pensare anche alla capacità di suonare uno strumento musicale, per esempio ad un pianoforte, dove ad un tratto si acquisiscono degli automatismi che ci permettono di suonare con scioltezza anche brani molto difficili. Ma possiamo pensare anche ai processi di elaborazione mentale che ci permettono di interloquire con qualsiasi persona che incontriamo per la prima volta approcciando in un modo tale che riusciamo a farci intendere dagli altri ed ad interagire con il mondo che ci circonda senza dover elaborare ogni volta le informazioni che potrebbero riguardare quella particolare persona o quel contesto socio ambientale.
Concludendo possiamo dire che la Cognizione Sociale analizza l’insieme delle variabili che interconnettono il polo delle componenti attribuibili alla persona/individuo con quello delle componenti della situazione/ambiente in cui viene ad interagire l’individuo stesso, ma, contemporaneamente, la forza di questa connessione è fluttuante in funzione dei pesi/giudizi, in termini di motivazione e di cognizione, con cui vengono valutate le variabili stesse.
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