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Tè e Cacao

Se il caffè è bevanda largamente diffusa presso le popolazioni mediterranee, il tè occupa un posto di preminenza tra quelle anglosassoni.

La pianta del tè è originaria dei paesi dell’Asia Orientale (Cina, India, Ceylon, Giappone, Giava) dove è intensamente coltivata, per ricavarne le foglie appena germogliate, con le quali si prepara il noto infuso. Essa ha l’aspetto di un arbusto che, dove la temperatura si mantiene sufficien­temente elevata e la pioggia è ben distribuita durante il corso dell’anno, fornisce foglie in con­tinuità. I suoi fiori sono bianchi, profumati e dopo fecondazione si trasformano in bacche. Esistono diverse specie di tè appartenenti alla famiglia delle Cameliacee. Il tè cresce in Oriente spontaneo; ma per ottenerne un buon raccolto viene coltivato in terreni ben lavorati, all’ombra di alberi, che hanno lo scopo di proteggerlo anche dai venti. Una nuova piantagione di tè non dà raccolto prima dei tre anni, ma in seguito può es­sere sfruttata per lungo tempo. Le piante ven­gono potate in modo da ottenerne siepi, dalle quali, manualmente, vengono strappate le foglie appena formate e i germogli, che vengono posti in ceste, per essere poi fatti essiccare in luoghi aereati all’ombra. A seconda dei metodi seguiti nell’essiccazione si ottengono essenzialmente tre tipi di tè: quello indiano o nero, quello cinese

  • verde e quello (blu) oolong. Il primo è ottenuto fa­cendo leggermente fermentare per 36 ore le foglie
  • quindi seccandole; il secondo si produce me­diante essiccazione immediata della foglia raccol­ta, che in questo modo mantiene il colore verde; il terzo è un tipo intermedio dei due precedenti. Le foglie del tè contengono un alcaloide caratte­ristico, la temila, con azione eccitante analoga a quella presentata dalla caffeina. Il tè ha anche azione leggermente diuretica ed astringente a causa delle numerose sostanze tanniche in esso contenute.

Presso i popoli orientali si fa largo uso del tè, ottenuto versando sulle foglie secche dell’acqua bollente. L’offerta di una tazza di tè è tradi­zionalmente considerata dagli orientali come un segno di ospitalità.

È abitudine correggere il gusto del tè con l’ag­giunta di latte (particolarmente in Gran Bretagna)

  • con una fettina di limone o con l’addizione di alcune foglioline di menta (consuetudine propria delle popolazioni arabe che usano il tè verde).

CACAO

Il cacao (Theobroma cacao), pianta originaria dell’America Centrale, fu importato in Europa da Cristoforo Colombo come curiosità vegetale, ma il sapore assai gradevole dei suoi semi piac­que agli europei e l’uso di questa pianta si dif­fuse ben presto. Essa venne considerata così pia­cevole al palato da meritarsi da Linneo l’appel­lativo di Cibo degli Dei. Attualmente i massimi produttori di cacao sono i paesi dell’Africa Oc­cidentale: il Ghana, la Costa d’Avorio e la Ni­geria.

La pianta del cacao raggiunge anche i 10 metri di altezza, ama l’ombra ed una discreta umidità. Nei paesi a clima uniformemente caldo e umido fruttifica tutto l’anno; una nuova piantagione di cacao fiorisce solo dopo 3 o 4 anni, ma in seguito dà frutti per almeno vent’anni. La pian­ta emette fiori, bianco-rosei, lungo i rami e lungo il tronco. Essi, dopo la fecondazione, si trasfor­mano in frutti ovoidali, di colore giallo-bruno, lunghi 15-25 cm, di consistenza tenera. Avvolti da una polpa di colore rosato, disposti in 5 file, vi sono numerosi semi. Questi, simili ai semi di una mandorla, sono racchiusi da un guscio; essi contengono il 50% di una sostanza grassa di co­lore bianco-giallino, denominata burro di cacao. In questi semi sono presenti degli alcaloidi, fra i quali uno tipico, la teobromina che ha azione eccitante; in medicina questo alcaloide è usato come cardiotonico e come diuretico.

I frutti, che maturano a scaglioni, vengono am­massati in depositi dove, dopo essere stati spac­cati nel senso della lunghezza, sono lasciati fer­mentare. In questo modo i semi si liberano della polpa e subiscono delle fermentazioni chimiche, che ne migliorano il sapore. In seguito, con un lavaggio, si allontanano i residui di polpa; si es­siccano e si liberano i semi, praticandone poi una cernita per allontanare quelli difettosi.

Il cacao viene posto così in commercio con la denominazione della località di provenienza (Guatemala, Brasile, Ecuador, Venezuela, Giava, Ceylon, Costa d’Oro, Nigeria, ecc.).



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