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La critica letteraria del 700 in Italia. I giornali protagonisti.

La critica letteraria era resa possibile proprio dall’estetica del sensismo, la quale rifiutava canoni universalmente validi per la interpretazione delle opere d’arte e richiedeva il giudizio individuale e soggettivo dello studioso. Di qui le interpretazioni personali, le impressioni immediate e di qui la polemica tra le opposte interpretazioni. Nascono così numerose opere di critica che giudicano e interpretano la poesia degli scrittori passati e li sottopongono al vaglio, alla luce del gusto nuovo. Oltre che in opere autonome, la critica letteraria si accentrò nei giornali Il Caffè, il cui maggiore collaboratore fu Pietro Verri e La Frusta letteraria, fondata da Giuseppe Baretti.

Prima pagine del giornale Il Caffè, pubblicato a Milano tra il 1764 ed il 1766. Il giornale scriveva di problemi letterari

Questi giornali, oltre a contribuire alla precisazione di un gusto, furono un mezzo notevole di diffusione della cultura. Altri giornali che chiarirono aspetti della società del tempo furono quelli di Gaspare Gozzi: La Gazzetta Veneta e l’Osservatore; un chiarimento molto necessario se si pensa che alla poesia si chiedeva di interessarsi della società del tempo. Nella seconda metà del secolo si viene delineando sempre più chiaramente una rivalutazione dell’arte classica che sfocia, sul finire del secolo ed agli inizi del 1800, nel neoclassicismo. L’attenzione per il classico si era dapprima risvegliata nel campo delle arti figurative, specie dopo i ritrovamenti affiorati dagli scavi di Ercolano, e dopo la pubblicazione nel 1764 della Storia dell’arte nell’antichità di Giovanni Gioacchino Winckelmann. Questi fu sopraintendente alle antichità in Roma, ed ebbe come seguace l’archeologo Ennio Quirino Visconti. Si trattava in sostanza del culto per una bellezza ideale, di un ritorno alla imitazione del reale limitata alle parti più belle. Si propugna il senso dell’armonia ed il dominio sulle passioni. Presto però il gusto neoclassico venne portato anche nella poesia, specie per opera del Gravina e del Parini. A completare il quadro culturale del secolo dobbiamo ricordare come, sul finire di esso, si diffuse in Europa, e venne introdotta in Italia, la poesia ossianica e sepolcrale. Si trattava di una poesia a sfondo sentimentale e lugubre. La poesia ossianica è dovuta allo scozzese Giacomo Macpherson che componeva poemetti nei quali accoglieva tutta una materia tenebrosa e lugubre, che egli attribuiva ad Ossian, un eroe leggendario del terzo secolo. Questi poemetti furono tradotti tra il 1763 e il 1772 da Melchiorre Cesarotti. La poesia sepolcrale prende le mosse dalle Visioni di Alfonso Varano, dall’Elegia sopra un cimitero campestre di Tommaso Gray, dalle Meditazioni sopra i sepolcri di Giacomo Hervey, dalle Notti di Edoardo Young. E’ una moda inglese, come si vede dai nomi degli autori, che viene introdotta in Italia da Alessandro Verdi con le Notti Romane. Si tratta di una poesia dal tono malinconico, che ama la solitudine e sente la caducità della vita.

Pubblicazione di Aristarco Scannabue (Giuseppe Baretti)


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