Mantinea fu considerata nell’antichità la più grande battaglia “di greci contro greci”. È il 4 luglio 362 a. C. In campo ci sono 30 mila opliti (fanteria pesante) e 3 mila cavalieri tebani (al comando di Epaminonda) contro 20 mila opliti e 2 mila cavalieri spartani e alleati ( al comando del re spartano Agesilao). Epaminonda scaglia la carica impetuosa della sua cavalleria conto la cavalleria spartana, con l’intento di mascherare l’avanzata degli opliti tebani, che ben presto assaltano il centro dello schieramento spartano e lo fanno cadere. La battaglia è così tatticamente vinta dai tebani, ma Epaminonda era stato raggiunto da un mortale colpo di lancia vibrato da Gryllos, figlio di Xenofono. Nelle file tebane si diffonde subito la notizia e la disperazione è tale che gli opliti rinunciano ad inseguire gli avversari in fuga. La leggenda riporta quelle che sarebbero state le ultime parole di Epaminonda :” Ho vissuto abbastanza perché muoio invitto”.
- Generale tebano
- Nato a Tebe, il 418 a.C.
- Morto, il 4 luglio 362 a.C., a Mantinea (in Arcadia) per le ferite riportate sul campo di battaglia.
Hanno detto di lui
- Fu il primo dei greci che abbia intrapreso lo studio della tattica. Tenne conto di tutti i fattori particolari di ciascuna battaglia (W. Durant, storico).
- Sparta perdette completamente la sua posizione predominante in seguito alla sconfitta subita dal suo esercito a Leutra, ad opera dei tebani condotti con grande slancio dal valoroso Epaminonda (C.M. Bowra, giornalista).
- Alcuni insuccessi indussero i suoi concittadini, stanchi della guerra, a non rieleggerlo Beotarca e a intentargli un processo di alto tradimento. Ma dopo un anno riprese il comando dell’esercito (Enc. Rizzoli-Larousse).
- Volle costruire una flotta con l’intento di strappare ad Atene l’egemonia navale (J. Maurin, storico9.
- Con la sua morte si conclude la breve egemonia tebana (K. Ploetz, storico).
- L’antichità vide in lui uno dei più grandi uomini (Enc. Personaggi Storici, Mondadori).
- Il denaro gli era del tutto indifferente, tanto che rimase povero tutta la vita e non lasciò neppure abbastanza per le spese dei suoi funerali…verso i nemici vinti era di una magnanimità esemplare…( C. Grimberg, storico).
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