Risonanza
Dal lat. resonantĭa(m) ‘eco, rimbombo’, deriv. di resonāre ‘risonare, rimbombare’.[1]
In fisica, la risonanza è una condizione che si verifica quando un sistema oscillante forzato viene sottoposto a sollecitazione periodica di frequenza pari all’oscillazione propria del sistema stesso. E’ un fenomeno comune a tutti gli oscillatori (meccanici, elettronici o quantistici). Molto importante è, in questo ambito, la risonanza elettrica. Anche la Risonanza acustica è un altro caso particolare della risonanza fisica (musica e acustica).
In meccanica celeste, la Risonanza orbitale – è una particolare configurazione dei parametri orbitali di diversi corpi celesti, che stanno fra loro secondo rapporti fra numeri interi.
In chimica, si ha risonanza (o mesomeria) quando più formule, dette formule limite, concorrono a definire la vera struttura di una molecola. Viene simbolizzata con una freccia a due punte.
C’è anche la Risonanza magnetica nucleare[2]. Si tratta della tecnica di indagine della materia che si basa sulla misurazione della precessione dello spin di alcuni nuclei atomici sottoposti ad un campo magnetico[3].
In astronomia, invece, la Risonanza di “evezione” avviene quando la velocità di precessione di un satellite uguaglia quella di rivoluzione. Mentre la Risonanza di “Kozai”[4] è una condizione di interazione tra l’inclinazione e l’eccentricità di un’orbita satellitare.
In psicoanalisi si intende il contatto emotivo fra i vissuti di due o più individui.
In senso figurato la Risonanza indica quanto serve a dare maggiore diffusione o risalto a notizie, situazioni e fatti[5]:
Infine la Risonanza atomica si riferisce al decadimento di un elettrone eccitato dà luogo alla emissione di un fotone. La corrispondente radiazione è denominata radiazione di risonanza atomica.
[2] sigla RMN.
[3] Quando questa tecnica si usa per la generazione di immagini in generale, e di immagini mediche in particolare, essa prende il nome di imaging a risonanza magnetica.
[4] Yoshihide Kozai, astronomo giapponese.
[5] evitare che i telegiornali diventino la cassa di r. dei partiti di governo.
Taxi
Un ibrido di questo lemma è anche la parola “tassametro”, cioè, il contatore applicato alle autovetture in pubblico servizio per determinare il percorso fatto ed, in conseguenza, la somma da pagare. Tassametro è, infatti, formato da un elemento latino medievale “taxa” = “tassa” (termine che non suscita certo sensazioni piacevoli) e da un elemento greco “mètron” = “misura”.
Quando, oltre 100 anni fa, cominciavano a diffondersi le autovetture pubbliche, per indicare il contatore di cui sopra, stava diventando d’uso corrente il termine “tassametro” che, in francese, suonava “taxamètre”. Tuttavia, un filologo francese del tempo non apprezzò affatto questo ibrido e propose di riportare tutto a fattor comune della lingua greca, utilizzando come primo termine il greco “tàxis”, che oltre al significato principale di “ordine, disposizione, fila” aveva anche quello di “determinazione d’imposta” e, quindi, di “tassa”. In tale modo l’ibrido “taxamètre” diventò “taximètre” di derivazione tutta greca e la vettura ad uso pubblico su cui era montato fu detta “voiture à taximètre” che, per desiderio di abbreviazione, diventò dapprima “taximètre” e successivamente “taxi”.
In Italia, mentre fu mantenuto l’originario termine ibrido “tassametro “, fu invece adottato, per indicare l’autovettura in servizio pubblico, il francese “taxi” addolcito in “tassì”. Quest’ultimo ha figliato, in Italia, il “tassista” ovvero “autista di taxi”, mentre la lingua francese ha conservato il termine “chauffeur” per autista e “chauffeur de taxi” per tassista.
Nanoingegneria
E’ un ramo di quelle tecniche che vanno sotto il nome di nanotecnologie. In breve le nanoteconlogie permettono di osservare, misurare e manipolare la materia su scala atomica e molecolare. Le grandezze in gioco sono:1 nanometro (nm), cioè, un miliardesimo di metro che corrisponde all’incirca a 10 volte la grandezza dell’atomo dell’idrogeno, invece una proteina semplice ha una grandezza intorno- a-10 nm. I “nanoprodotti” sono compresi tra 1 e 100 nanometri e sono quei materiali o dispositivi nei quali vi è almeno un componente funzionale con dimensioni inferiori a 100 nm. A questi livelli di dimensioni i comportamenti e caratteristiche della materia cambiano drasticamente e le nanotecnologie rappresentano un modo radicalmente nuovo di produrre. I materiali ottenuti, le strutture e i dispositivi hanno proprietà e funzionalità grandemente migliorate o del tutto nuove. Due sono le strade per operare a livello nanometrico. 1) Approccio cosiddetto “top down”, che significa ridurre con metodi fisici le dimensioni delle strutture verso livelli nano. Le tecniche proprie della microelettronica, come per esempio la litografia a fascio di elettroni o a raggi X, sono riconducibili a questo approccio e, proprio per questo, costituiscono la strada di più immediato utilizzo per entrare nel mondo “nano”. La nanoelettronica e la nanoingegneria, appunto, utilizzano questo approccio ed in effetti la nanoelettronica costituisce l’applicazione più diffusa delle nanotecnologie. 2) Altro approccio è quello cosiddetto “bottom up”. Esso sta ad indicare l’approccio nel quale, partendo da piccoli componenti, normalmente molecole o aggregati di molecole, si cerca di controllarne/indirizzarne l’assemblaggio utilizzandoli come “building blocks”, tipo “Lego” per realizzare nanostrutture, sia di tipo inorganico che organico/biologico.
Liofilizzato
Il termine inglese (freeze-drying) descrive il tipo di processo applicato a sostanze organiche, invece, liofilizzato è un termine che si rifà non tanto alle fasi tecnologiche del procedimento, quanto alle caratteristiche del prodotto finale che risulta effettivamente liofilo (gr. filos = amico della solubilità, gr. lyein = sciogliere), cioè particolarmente predisposto alla solubilizzazione (si pensi al caffè istantaneo, uno dei primi prodotti ottenuti con tale trattamento). La liofilizzazione è un processo tecnologico detto anche crioessiccamento che permette l’eliminazione dell’acqua da una matrice organica con il minimo deterioramento possibile della struttura e dei componenti della matrice stessa. Si usa il più delle volte nell’industria farmaceutica, soprattutto su materiali biologici, ma anche per la conservazione degli alimenti quando non siano utilizzabili tecniche più economiche.
Mastoide
Gr. mastòs= mammella; èidos = forma, somiglianza, quindi che ha forma di mammella come appunto l’apofisi temporale. Per apofisi, in anatomia, si intende qualsiasi parte sporgente di un osso. Nello scheletro le apofisi sono numerose, di forma e dimensione varie: per esempio apofisi articolari, che partecipano ad articolazioni, oppure anche “apofisi mastoidea”, voluminosa eminenza della faccia laterale della porzione mastoidea dell’osso temporale, “temporale”, agg. [sec. XVI; dal latino temporālis, da tempus tempŏris, tempia].
Astronomia
Parola composta: ASTRO – Lat. “A-strum”, dal greco “Aster, astron”, parallelo al sanscrito vedico “Staras”, è un nome generico che si applica alle stelle sia fisse che erranti per il firmamento; e NOMOS, dal greco = legge. Quindi astronomia etimologicamente significa legge delle stelle. La storia dell’astronomia, probabilmente la più antica delle scienze naturali, si perde nell’alba dei tempi, antica quanto l’origine dell’uomo. Talete (640-546 a.C.), noto come uno dei sette saggi dell’antica Grecia (Diogene Laerzio nelle Vite dei filosofi), era chiamato “il padre del ragionamento deduttivo”. Introdusse in Grecia lo studio della Geometria e fu non solo un matematico, ma anche un filosofo ed un astronomo. Predisse esattamente l’eclisse solare del 585 a.C. Eppure Talete non visse sempre con gli occhi rivolti agli astri, con la testa nelle nuvole, se è vero che, prevedendo con largo anticipo un abbondantissimo raccolto di olive, si sarebbe premurato di acquistare quasi tutti i frantoi della zona per affittarli a caro prezzo al momento opportuno.
Biologia
Parola composta formata dalla combinazione del termine greco βίος (bios) che significa vita e il suffisso λόγος (logos) che significa pensiero o discorso o studio o scienza, ovvero scienza della vita o studio della vita. Più specificatamente bíos ‘(maniera di) vivere’. Prefisso o suffisso di parole composte per indicare attività o discipline che riguardano gli esseri viventi. Invece l’essere vivente, inteso come animale è “zoon” sempre dal greco (zoologia, …). Fino alla rivoluzione francese, si usavano vari termini per indicare lo studio degli animali e delle piante. Il termine “Storia naturale” si riferiva ad esempio agli aspetti descrittivi della biologia, includendo la mineralogia e altri campi non prettamente biologici. Infatti, dal Medio Evo e durante tutto il Rinascimento il quadro unificante della storia naturale era ciò a cui ci si riferiva con la metafora della “Grande Catena dell’Essere”. In questo senso la filosofia naturale e la teologia naturale trattavano le basi metafisiche e concettuali della vita delle piante e degli animali, ad esempio, evidenziando questioni fondamentali come: 1) perché esistono gli organismi? 2) perché si comportano nel modo in cui si comportano?
Carbonatazione
La carbonatazione è un processo chimico, naturale o artificiale, per cui una sostanza, in presenza di anidride carbonica, dà luogo alla formazione di carbonati. Quando si parla di inquinamento ambientale il primo pensiero va alla crescente produzione di rifiuti, all’immissione di gas serra in atmosfera, alle piogge acide e così via. Alzino la mano, però, quanti parlando di inquinamento hanno mai pensato all’effetto distruttivo che si ha sulle strutture in cemento armato.
L’ambiente chimicamente aggressivo a cui sono esposti i manufatti in cemento armato influenza la durata nel tempo di tali strutture e l’agente aggressivo più comune e fra i più deleteri è proprio l’anidride carbonica, responsabile della carbonatazione (penetrazioni della carbonatazione pari a 8 mm in 50 anni). E’ evidente che si tratta di un fenomeno imprescindibile in quanto l’anidride carbonica è parte integrante dell’atmosfera che ci circonda, il problema piuttosto consiste nell’incremento della sua presenza motivato dal crescente inquinamento atmosferico prodotto da scarichi gassosi industriali, da riscaldamento autonomo e da autotrazione.
Dermatologia
La dermatologia (dal greco derma, pelle) è la branca della medicina che si occupa della pelle e dei tessuti connessi (peli e capelli, unghie, ghiandole sudorifere ecc.). Un medico specializzato in dermatologia è un dermatologo. I dermatologi sono medici specializzati nella diagnosi e trattamento di malattie e tumori della pelle e dei suoi annessi. Il primo trattato di dermatologia, De morbis cutaneis, è attribuito a Girolamo Mercuriali (Forlì 1530 – Forlì 1606; medico e filosofo italiano). Oggi questa branca della medicina attira spesso la nostra attenzione quasi sempre d’estate quando ci si espone ai raggi del sole per prendere la tintarella. A difesa della pelle aggredita dai raggi ultravioletti, il nostro organismo mette in campo un vero e proprio esercito di geni che ci difendono dai rischi connessi all’esposizione, primo fra tutti il temibile melanoma. Sono oltre 300 i geni coinvolti nella riparazione del Dna, a conferma di quanto questa azione sia complessa e fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Ecchimosi
Dal greco ek=fuori + ximos=sugo, umore, dal verbo xio=versare. Quindi versare fuori sangue. Sostantivo femminile invariabile. In inglese: ecchymosis, bruise. L’ecchimosi, comunemente chiamato livido, è un tipo di contusione causata, quasi sempre da impatto. I capillari sottocutanei sono danneggiati, permettendo al sangue di diffondersi nei tessuti adiacenti. Questo termine indica un versamento sanguigno nello spessore dei tessuti, causato generalmente da un trauma. Se sono presenti delle malattie emorragiche, le ecchimosi possono comparire spontaneamente, o in seguito a traumi molto lievi. Infatti, nel corso di alcune malattie, come lo scorbuto, la porpora o l’eritema nodoso, i vasi sanguigni diventano meno resistenti oppure, in altre, come l’emofilia, insorgono dei problemi per quanto riguarda la coagulazione del sangue.
Entropia
Entropia deriva dalla parola greca entropé che significa “conversione, confusione”. Fu denominata così per la prima volta da Rudolph Clausius. Misura la quantità di disordine di un sistema. In termodinamica, è quella particolare funzione dello stato interno di un corpo, misurata in joule/kelvin o calorie/kelvin. “Nel 1865, Clausius diede nome di “entropia” alla “perdita irreversibile di calore”. Disse: ‘Io propongo di nominare con la quantità S, l’entropia del sistema. Ho volutamente scelto la parola entropia perché è molto simile alla parola energia. Infatti, queste parole sono così strettamente correlate in senso fisico che una certa somiglianza nei loro nomi sembra essere appropriata ‘. Non fu mai specificato da Clausius perché ha scelto il simbolo ‘S’ per rappresentare l’entropia; si pensa che la scelta fu fatta in onore di Sadi Carnot. Infatti, Clausius collaborò con Carnot per oltre 15 anni. E nella prima pagina del suo originale articolo ‘sulla forza motrice del calore, e sulle leggi che possono essere dedotte da essa per la teoria del calore’ scritto nel 1850, Clausius chiamò Carnot il più importante dei ricercatori nella teoria del calore.
Fissione
Il lemma viene dal latino, fissile(m) ‘che si può fendere’, ‘scindere’, der. di fissus ‘scisso’. Il termine ‘fissione’ è un inglesismo il cui corrispondente italiano è ‘scissione’. Sappiamo che la nota fissione nucleare consiste nella rottura del nucleo di un elemento in due nuclei di elementi più leggeri. Questa reazione interessa prevalentemente elementi con numero di massa superiore a 100, ma è molto più facilmente osservabile in quelli aventi una massa intorno al valore di 230. I prodotti di fissione derivanti da questi elementi, infatti, possiedono una massa totale leggermente inferiore a quella del nucleo di partenza; questa differenza di massa è la causa dell’energia prodotta nella reazione perché la massa “persa” si trasforma in energia, secondo l’equazione di Einstein E = mc2. Ma oltre alla fissione nucleare si ha, in veterinaria, la fissione multipla del nucleo del parassita, a cui fa seguito la segmentazione del citoplasma in modo da formare masse separate intorno a ogni nucleo più piccolo.
Gastronomia
Arte di regolare lo stomaco. Dal greco gaster, gastros= stomaco; e nomia, da nomos=legge, dal verbo “nemo”= io regolo. Arte di far buona tavola, di mangiar lautamente. Louis Béchameil de Nointel (90km a nord di Parigi), vissuto in Francia nel XVII secolo, divenne il maître d’hôtel del Re Sole, Luigi XIV. A detta di wikipedia francese, sarebbe noto soprattutto come gourmet e illuminato amante d’arte. In Italia non è così conosciuto, ma dovrebbe esserlo, per la salsa che porta il suo nome: in francese la sauce à la Béchameil, da cui l’italiano besciamella. Trattasi in verità del perfezionamento di una salsa preesistente, realizzato, a dirla tutta, non da Béchameil, ma da un tale F.Pierre de la Varenne, cuoco del Marchese d’Uxelles (un comune francese a confine con la Valle D’Aosta), che però la dedicò al collega Béchameil, perché così voleva l’uso del tempo. E così passò alla storia col nome del dedicatario e non del dedicante-inventore.
BAR (italiano = mescita[1]).
L’etimologia del termine bar deriva dalla contrazione della parola inglese barrier, che significa letteralmente sbarra (l’angolo riservato alla vendita degli alcolici era separato dal resto del locale da una sbarra). Oppure si fa risalire all’aggettivo inglese barred, che significa sbarrato, dal quale, sempre per contrazione, ha avuto origine l’odierno bar, inteso come luogo il cui ingresso era “sbarrato” a causa delle leggi inglesi che vietavano il consumo di bevande alcoliche.
[www.etimoitaliano.it]
Ma “BAR” è anche un prefisso che, nel francese e, talvolta, anche in italiano, equivale a BIS (p.e. bistrattattare) ed ha un senso peggiorativo, di non perfetto, essendo, per alcuni, imitato dal suono della voce di chi tartaglia, come in BAR-bogio, BAR-bottare, BAR-baro, BAR-lume.
Può esprimere anche contrarietà, difficoltà, dubbiezza, in opposizione ad “eu” (bene). Invece per voci che significano visione viene ad esprimere un vedere doppio, come di persona losca, poi un veder torto, imperfetto. In questo secondo caso spesso, specialmente in francese, BIS si modifica in BAR, BES, BER, BA (Bardosso, Barlocchio).
[https://www.etimo.it/?pag=hom]
Infine BAR (fis.) è l’unità di misura della pressione, pari a 0,986 atmosfere. Etimologia: ← deriv. del gr. barýs ‘pesante’.
[www.garzantilinguistica.it/ricerca]
[1] Bottega dove si vende vino a bicchieri, da bersi nel luogo medesimo. E, non che di vino, anche di rosolii, brodi, zuppe, minestre e altre cose da potersi mescere, cioè versare, per esser bevute o mangiate nello stesso luogo. In questo senso Mèscita è diverso da Vendita, che si sostituisce nei cartelli, quando il vino si vende a fiaschi o barili, e le altre volte si danno in maggior quantità, e da portar via (Il vocabolario domestico, Carena, 1859, p. 178).
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