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Un deserto da coltivare

Sabbia che non si bagna per rendere fertili i deserti. Non si tratta della speranza di un visionario, ma di un progetto concreto della società degli Emirati Arabi Dime Hydrophobic Materials. Un progetto che trae la sua origine da una ricetta fai da te che può essere trovata su internet. Digitando infatti magic sand su un motore di ricerca, è possibile visionare dei filmati nei quali si insegna come realizzare da sé la sabbia magica o, più scientificamente, la sabbia idrofobica. Occorre prendere un po’ di comune sabbia del mare, asciugarla per bene cuocendola al forno per un’ora, spruzzarla quindi una volta raffreddata con uno spray impermeabilizzante e ripetere il trattamento più volte. La sabbia idrofobica ha la proprietà di respingere l’acqua, così come avviene sulla superficie di una foglia di loto o di un tessuto impermeabile. Questa sabbia non si bagna e, quando è versata in un contenitore d’acqua, conserva la sua forma; ma soprattutto la sabbia idrofobica non assorbe l’acqua, e può essere utilizzata per realizzare strati impermeabili nel terreno.
Sono questi strati che un giorno potrebbero rendere fertile il deserto. L’acqua che cade sul terreno non verrebbe infatti più dispersa, ma si raccoglierebbe in falde sotterranee, così come avviene nelle regioni fertili dove gli strati impermeabili del terreno trattengono il liquido e alimentano le sorgenti.
La sabbia della Dime Hydrophobic Materials è frutto delle ricerche di Helmut F. Schulze che, nei laboratori di Al Ain, ha cercato di mettere in pratica il suo sogno di «rendere il mondo arabo completamente verde» servendosi delle nanotecnologie. Ogni singolo granello di sabbia è rivestito dall’additivo proprietario Sp-Hfs 1609 per uno spessore nanometrico che lo rende idrorepellente attraverso un processo approvato dall’Agenzia federale tedesca per la protezione dell’ambiente. Secondo Schulze questa sabbia, permette di recuperare fino al 75% dell’acqua che cade nel deserto ed è sufficiente metterne uno strato sotto le radici delle piante per creare le condizioni adatte alla loro crescita.
L’utilizzo di questa soluzione, proposta in collaborazione con la società Flexon Trading Middle East, consente anche di irrigare le coltivazioni una volta al giorno, invece delle cinque-sei richieste abitualmente nelle culture del deserto. La Banca mondiale stima infatti che l’85% dell’acqua consumata in Medioriente e in Africa occidentale sia destinata a irrigare. Un’agricoltura che richiede meno acqua sarebbe davvero una rivoluzione verde, e non è un caso che la sabbia idrofobica abbia riscosso da subito molta attenzione, come conferma il managing partner Marco R. Russ di Flexon Trading Middle East: «Siamo molto occupati con televisioni e delegazione dall’estero che vogliono realizzare servizi sul nostro prodotto».

 



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