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Scienza a servizio della Vita

La vita ha trovato nella scienza un valido aiuto per riprodursi e prosperare. I farmaci sconfiggono malattie fino a poche decine di anni fa mortali; i trapianti di organi ridanno un futuro a persone con i giorni contati; la telemedicina permette, anche a distanza di migliaia di chilometri, di effettuare interventi chirurgici; piante più resistenti ai parassiti permettono di praticare l’agricoltura senza bisogno di usare sostanze chimiche nocive all’uomo. E sempre nuove frontiere si stanno aprendo grazie alle biotecnologie, e la loro applicazione alla medicina e all’agricoltura. Le biotecnologie si fondano sull’ingegneria genetica, che permette di cambiare le caratteristiche genetiche degli organismi. Ogni essere vivente, animale o pianta, nasce con una serie di informazioni che determinano le sue caratteristiche di base. Gli “ingegneri” genetici prendono da alcune cellule, dette donatrici, i geni, cioè le informazioni che vogliono trasferire in un’altra cellula, e li riattaccano nelle cellule di un altro organismo. Questo metodo ha già permesso, per esempio, di ottenere variazioni di piante non esistenti in natura come la soia e il mais transgenici (ottenuti cioè da operazioni di ingegneria genetica) utilizzati in biscotti, creme, merendine e cioccolata. Nei Paesi extraeuropei sono già in vendita fragole resistenti al freddo, patate che friggendo assorbono poco olio, lattuga che non marcisce. E negli Stati Uniti è stato modificato anche il Dna di una razza di mucche per aumentare la loro produzione del latte. Gli scienziati hanno per il momento escluso che questi cosiddetti cibi transgenici siano dannosi alla salute, ma resta il dubbio che con il passare degli anni emergano pericolosi effetti collaterali. Nel campo della medicina esistono già più di 100 tipi di farmaci biotecnologici: il primo è stato l’insulina umana per i diabetici, poi è arrivato l’ormone della crescita per i bambini affetti da nanismo. In che cosa differiscono dagli altri farmaci? L’insulina prima veniva ricavata dal pancreas di maiali e mucche. Quella biotecnologica, che è praticamente uguale a quella dell’uomo, non dà reazioni allergiche. Esistono inoltre alcuni vaccini biotecnologici (contro la pertosse e l’epatite B) e molti altri (contro malaria, meningite, cancro, carie, ulcera…) sono allo studio.

Fermate quei geni!
L’ingegneria genetica pone un interrogativo all’uomo: fino a dove è possibile spingersi in nome della vita? Anche la scienza deve rispettare alcune norme morali e giuridiche. La disciplina che si occupa di riflettere sui limiti morali delle sperimentazioni biotecnologiche si chiama bioetica, ovvero etica della vita.
L’organismo italiano più autorevole in questo campo è il Comitato nazionale di bioetica che, al momento di una nuova scoperta scientifica, dà un suo parere al Parlamento. Da parte sua, il Consiglio d’Europa ha già proibito esplicitamente la creazione di embrioni umani destinati a esperimenti, la creazione di esseri umani identici tramite clonazione, la fusione di cellule sessuali umane (gameti) con quelle di altri animali.

La famosa pecora Dolly doppione della madre
Clonare un animale significa prelevare dal suo corpo una singola cellula somatica ed estrarne tutto il materiale genetico contenuto nel nucleo. Questo materiale viene poi inserito in una cellula uovo (ovulo) privata del suo nucleo e per favorire la fusione delle due componenti viene data una scarica elettrica. L’ovulo cosi modificato viene inserito nell’utero dell’animale femmina. Inizia così una gravidanza. L’animale che nascerà è un clone, cioè un individuo con lo stesso patrimonio genetico della madre. La pecora Dolly fu il primo frutto di questa operazione, e nacque nel febbraio 1997. Gli scienziati hanno da poco scoperto che in realtà Dolly era nata vecchia, cioè al momento della nascita non partiva da zero, ma da sei anni, l’età della madre. Tecnicamente sarebbe possibile clonare anche un uomo: ma per fortuna, almeno per ora, l’operazione è proibita dalla legge in quasi tutto il mondo.

Una cura per le malattie ereditarie
Per mettere la biotecnologia al servizio della vita è stato varato il ”Progetto genoma”, uno studio completo dei geni (si calcola che il patrimonio genetico delle cellule umane sia composto da 100.000 geni) per scoprire le cause delle malattie genetiche, cioè ereditarie, come la distrofia muscolare, la fibrosi cistica, l’emofilia, l’anemia falciforme, la glicogenosi, che per il momento non sono completamente curabili.
La terapia genica, una volta perfezionata, permetterebbe di sostituire un gene difettoso della cellula di un individuo ammalato con un gene sano. Il gene sano verrebbe trasportato da virus disattivati (iniettati nell’organismo del malato), cioè trattati in modo tale che possono ancora aggredire e infettare le cellule, senza però scatenare la malattia. Un esperimento ha permesso di trapiantare un gene sano in bambini affetti da una malattia ereditaria, l’immunodeficienza combinata grave. Si sono riscontrati alcuni miglioramenti, ma la tecnica deve essere ancora perfezionata.
La terapia genica potrebbe essere utile anche per la cura di alcuni tipi dì tumori, per l’Aids, il morbo d’Alzheimer e persino l’infarto.



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