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Il principio antropico

In generale con il principio antropico si intende che tutte le osservazioni scientifiche sono soggette ai vincoli dovuti alla nostra esistenza di osservatori.

In ambito fisico e cosmologico affinché l’universo possa apparirci così come lo osserviamo ovvero con stelle e pianeti, la nostra Terra abitata da milioni di specie è necessario che un numero considerevole di costanti fisiche fondamentali (velocità della luce, forza di gravità, carica dell’elettrone, carica del protone ecc.) siano perfettamente “armonizzate” tra loro. Infatti, basti pensare che scostamenti anche di ordine percentuali minimi (inferiori all’1%) non consentirebbero l’esistenza del nostro universo o quanto meno non si sarebbe generata sulla Terra la vita così come noi la conosciamo. A titolo di esempio variazioni minime della costante di gravità e della carica elettrica dei protoni non darebbero luogo alla formazione di stelle e non avremmo quindi né energia né elementi chimici che le stelle stesse sintetizzano che sono alla base di ogni essere vivente. La probabilità che 19 costanti fisiche fondamentali siano così armonizzate per produrre l’universo è 1 su 10229 ovvero un numero incredibilmente piccolo, ecco perché si dice che l’universo è antropico ovvero a misura dell’uomo.

Certo è che un universo come quello che noi osserviamo, cioè capace di generare creature intelligenti, appare sempre più improbabile, ecco perché innumerevoli studiosi “cominciando da Carter” con l’enunciazione del principio antropico debole ed il principio antropico forte hanno approfondito il tema (John D. Barrow e Frank Tipler).

La formulazione del principio antropico debole dice che i valori osservati di tutte le quantità fisiche e cosmologiche non sono ugualmente probabili, ma assumono valori ristretti dal requisito che esistono luoghi dove si possa evolvere vita basata sul carbonio e dal requisito che l’universo sia abbastanza vecchio per averlo già fatto. La formulazione del principio forte afferma invece che l’universo deve avere delle proprietà che permettono alla vita di svilupparsi in qualche stadio della sua storia, detto in altre parole tutto ciò significa che nel principio antropico debole c’erano poche probabilità che esistesse un universo privo delle proprietà che hanno consentito lo sviluppo della vita, mentre nel principio antropico forte si afferma che l’esistenza di un universo dotato di tali proprietà era l’unico possibile.

In termini epistemologici ovvero dare una “conoscenza certa” a questi due principi è quantomeno arduo, essi non sono né teoremi né assiomi, mettono in evidenza che l’universo è predisposto (accuratamente predisposto) in modo da rendere possibile il passaggio dal mondo fisico a quello biologico “esistenza della vita” ma non come alcuni affermano che la conclusione secondo cui l’universo è come è al fine di permettere la vita con particolare attenzione alla vita intelligente.

La vita umana che potrebbe apparire molto improbabile vista secondo la nostra prospettiva ovvero guardando le “cose” ad eventi compiuti potrebbe non essere così se potessimo metterci da altri punti di vista.

Al principio antropico si riconosce ad ogni modo il merito di avere coniugato il fattore biologico come un dato di cui un cosmologo deve tener conto. Il principio antropico ultimo introdotto da Barrow e Tipler evidenzia che nell’universo deve necessariamente svilupparsi elaborazione intelligente dell’informazione e, una volta apparsa non si estinguerà mai, il che ha come logica conseguenza che l’uomo direttamente o indirettamente può colonizzare l’intero cosmo.

Le affermazioni di Barrow e Tipler riguardano il mondo fisico, pertanto scevre da contenuti etici e morali, le considerazioni espresse non emergono da un ragionamento di natura filosofica ma dall’astrofisica e dalla cosmologia.



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