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19th
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Dal carnevale alla quaresima

L’etimologia della parola Carnevale è tutt’ora un enigma.

Potrebbe significare un invito a non mangiare carne (Carna – aval o da carne-vale), o ancora, da Carnalia (feste romane in onore di Saturno), oppure da carne-levamen o dall’espressione medievale carnem-laxare (cioè fare digiuno, astinenza). L’unica cosa certa è che le origini di questa festa sono religiose.

 

Il termine italianizzato, indicherebbe dunque una festa tipicamente cristiana che segna la rottura dell’ordine normale delle cose con l’ingresso nel periodo del digiuno: una festa dell’abbondanza, della gioia e della prosperità prima dei sacrifici necessari per purificarsi e prepararsi alla Pasqua.

Apprendiamo, dalle testimonianze storiche, che le maschere erano utilizzate dall’uomo fin dal Paleolitico, quando gli stregoni, durante riti magici e propiziatori, indossavano costumi adornati di piume e sonagli e assumevano aspetti terrificanti grazie a maschere dipinte, nell’intento di scacciare gli spiriti maligni. Ma è soprattutto nel mondo romano, dove si svolgevano feste in onore degli dei, che possiamo ritrovare le origini del nostro Carnevale. Nell’antica Roma i festeggiamenti in onore di Bacco, detti Baccanali, si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano già l’uso di maschere, tra fiumi di vino e manifestazioni che spesso degeneravano in orge. Le maschere avevano la funzione di nascondere l’identità delle persone che potevano così abbandonarsi, in tutta tranquillità, ai ritmi sfrenati della festa. Famosa era, anche, la festa di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nel ritmo sfrenato dei festeggiamenti ed in marzo e in dicembre era la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre degli dei, che si svolgevano nell’arco di circa sette giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa. Secondo Livio, queste feste iniziarono all’epoca della costruzione del tempio di Saturno (263 a.C.).

Con l’avvento del Cristianesimo e la conseguente abolizione di tutte le feste pagane, il Carnevale cristiano prese il sopravvento, mantenendo, tuttavia, ben vivo, quel desiderio di sfrenatezza e quell’elemento godereccio, retaggio dell’antica origine pagana.

L’argomentazione più rilevante a favore dell’identificazione Saturnalia-Carnevale è quella della coincidenza dei tempi astronomici delle due feste: sia i Satunalia romani sia il Carnevale cristiano si svolgono nelle immediate vicinanze del solstizio d’inverno. Ma non è una coincidenza perfetta, infatti i Saturnalia si svolgevano, (epoca dominizianea), dal 17 al 23 dicembre, in vista del solstizio d’inverno (convenzionalmente il 25 dicembre: Natalis solis invicti) e del ciclo della seminazione che ne dipende; il Carnevale cristiano inizia invece liturgicamente dal 26 dicembre cioè dopo la Festa del Santo Natale, scelto simbolicamente appunto sulla data pagana, come inizio del Nuovo Anno. Quindi il Carnevale cristiano si sarebbe sovrapposto alle feste pagane delle Calende di gennaio per l’avvento dell’Anno nuovo, pittosto che a quelle in onore di Saturno. Solo nel IV secolo i Saturnalia, vera e propria festa per l’Anno uscente, sono stati assimilati alle feste delle calende di gennaio (cioè dell’anno entrante).

Ma nel 4° secolo quali elementi sono rimasti dei riti e della tradizione dei Saturnalia nel Carnevale Cristiano?

Innanzitutto bisogna ricordare che il Calendario romano è affollato di festività. Addirittura oltre la metà dell’anno solare è considerato festivo fin dal I secolo a.C.

Si tratta di festività ufficiali sponsorizzate dai vari governi con banchetti pubblici offerti gratis alla cittadinanza per un 66 giorni sotto Augusto, 87 sotto Tiberio, 135 sotto Marco Aurelio e ancora oltre nel IV secolo (tutto nell’ottica del “Panem et cistercensem”, cioè di tenere il popolo sotto controllo assicurandogli il cibo ed il divertimento).

Solo durante il Medioevo il Carnevale cristiano ottiene un certo successo dovuto, soprattutto, all’uso del travestimento, con il quale si potevano abbattere le barriere della condizione sociale: il ricco, travestito da povero, poteva concedersi comportamenti non consoni al suo rango, e, viceversa, il povero mascherato da ricco poteva recarsi in luoghi per lui inaccessibili e poteva avvicinarsi a persone appartenenti a classi sociali elevate.

Invece per il regime dell’astinenza, è “verosimile che la Chiesa, durante la cristianizzazione degli usi e costumi pagani all’inizio del medioevo, non abbia avuto difficoltà alcuna nell’istituire la regola della quaresima (40 giorni 6 x 6 = 36 + 4gg dal mercoledì delle ceneri: totale 40 gg, infatti, come noto, le sei domeniche sono escluse dalla quaresima). L’introduzione alla quaresima è stata abbastanza semplice perché, dopo le gozzoviglie carnevalesche, come non si sarebbe potuto mangiare di magro, visto che si mangiava carne solo due o tre volte all’anno?……



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