Lo scultore Francesco Petrone nasce nel 1978 a Foggia, ma da alcuni anni vive a Roma, dove è docente nel prestigioso Liceo Artistico Statale Giulio Carlo Argan.
Nel 2001 si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti della sua città natale, in “Decorazione” con il Prof. Giovanni Albanese, per poi dedicarsi alla realizzazione di scenografie per il cinema e il teatro.
Nel ruolo di artista, lavora con sarcasmo ed ironia sul rapporto tra società e cultura, realizzando un immaginario costituito di controsensi, provocazioni, citazioni e giochi di senso. Una ricerca che lo porta a lavorare con materiali industriali, in particolare cemento, ma anche gesso, ferro, resine, legno. Materiali con i quali descrive una visione della cultura occidentale, attraverso la vita stereotipata degli uomini, anche utilizzando metafore e simbolismi.
L’uso del cemento raccoglie e raccorda l’atteggiamento critico dell’artista e la sua capacità creativa, con la realizzazione di un universo costituito di materiali ibridati in maniera inedita e dagli esiti plastici significati e sorprendenti.
Per lo scultore foggiano il cemento, materiale senza anima e simbolo degli speculatori edili, diventa poesia, fonte di ispirazione e mezzo espressivo.
La predilezione per questo materiale lo spinge a sperimentare complesse procedure, che sembrano quasi scippate ai sistemi architettonici. Ne nasce la sua impronta stilistica, e i suoi cementi armati ne diventano il filo conduttore, rivelando rivoluzionari aspetti tecnici nel trattare la scultura, il colore e la levigatura finale.
Tali ricerche sono confluite recentemente in una serie di esposizioni e progetti installativi, come la straordinaria opera, Monumento ai Decaduti, commissionata dal Comune di Roma Capitale, collocata nella Piazza Bologna di Roma dal 20 luglio 2017; la personale allestita nel gennaio 2016, alla Galleria Curva Pura al quartiere Ostiense della Capitale; mentre tra i grandi progetti va segnalato quello molto significativo denominato “Amen”.
L’ATELIER#4 AL MACRO
L’ultimo importante impegno di Francesco Petrone consiste nell’aver realizzato recentemente il progetto “Nuvole, radiografia di un sogno”, all’atelier#4 del MACRO ASILO, il museo ospitale diretto da Giorgio de Finis.
Si tratta di una installazione composta da 7 sculture rappresentanti un tratto della colonna vertebrale umana, realizzata in cemento armato nero, al cui margine superiore è stata inserita una “nuvola” di filo spinato bianco laccato.
Quest’opera è stata realizzata nei 5 giorni di permanenza presso l’atelier, mediante la realizzazione di due modelli in argilla, successivamente calcati in silicone e gesso, che hanno permesso di ottenere i 7 modelli finali.
L’opera nasce dalla personale volontà dello scultore di raccontare il sogno dal punto di vista anatomico, materiale e materico. Nell’ultimo periodo infatti, l’attenzione dell’artista è caduta sull’aspetto fisico delle cose, derivanti da moventi prettamente spirituali, o comunque non materiali. Una sorta di corrispondenza tra essere interiore e risultante materiale. Una stretta connessione che ha portato all’idea di guardare “dentro” in parallelo, appunto, scrutando l’aspetto spirituale, umano e quello che ne deriva per ciò che concerne la fisicità delle cose.
E’ giunto quindi l’immaginario di un piccolo nugolo di individui “qualunque”, simili tra loro che osservano il cielo, luogo che rappresenta confine tra terreno e spirituale, tra materico e etereo, al fine di perdere lo sguardo tra le nuvole. Il risultato è quindi una radiografia della rappresentazione più essenziale dell’uomo (la colonna vertebrale, simbolo di rettitudine, di verticalità, di corpo) e della nuvola, che anch’essa diventa oggetto di indagine fisica interiore.
Ne deriva una serie di sculture simili ma diverse per dettagli, con il cemento che assume una dimensione e natura indipendente e per forma, con le nuvole plasmate per rendere l’unicità della nuvola.
L’intera installazione viene illuminata principalmente da un faro centrale che proietta ombre maestose, la più alta è di circa 3,5 mt, che sovrastano l’installazione stessa. A raccontare l’impalpabilità materica del sogno, dell’immaginazione, ma l’immensità del pensiero che diviene più grande anche di chi lo concepisce.
Il contesto dell’atelier è risultato molto interessante e stimolante per Francesco, sebbene abbia necessitato di una preparazione molto attenta, considerato il tempo a disposizione. Il continuo fluire di visitatori che durante la settimana ha ospitato l’atelier#4, ha restituito un dialogo raro in studio, rivelando però anche qualche difficoltà di gestione del processo scultoreo, molto complesso e metodico.
Nonostante ciò, restare in vetrina, o come viene definito intimamente tra alcuni artisti nell’ambiente, “nell’acquario”, ha prodotto sensazioni atipiche all’artista, costretto ad una concentrazione più ricercata, talvolta anche rotta da un leggero spavento quando si accorgeva di “ombre” che silenziosamente scrutavano dalla vetrina il suo operato.
IL LAVORO DEGLI ULTIMI TEMPI
“Nuvole, radiografia di un sogno” si inserisce in un periodo di produzione in linea con il progetto “Amen”, concluso lo scorso anno. Il tema e la traccia persistono su un aspetto prettamente intimo, spirituale, dell’artista. Un’indagine sull’interiore personale, che cerca risposte su tematiche sempre meno generiche, che si concentrano, sulla vita, sull’individualità delle emozioni e dei sentimenti, sull’accadere delle cose e sul perché. Il tutto, da sempre, rappresentato mediante l’uso di icone, strumenti e immaginari coerenti con il percorso dell’ultimo decennio. Opere prevalentemente in cemento armato, recentemente anche in legno, ma anche in ottone, stagno, ferro, ed altro, che raccontano la visione estremamente personale di Francesco Petrone che realizza sculture, ma anche installazioni scenografiche, utilizzando spesso luci ed ombre, tipiche del teatro e della pittura fiamminga.
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