Liszt, allievo di Salieri, ha prodotto tanta musica carica di virtuosismo che forse è il pianista che ha guadagnato più di tutti nella storia della musica con concerti richiesti in tutta Europa.
Ma a 36 anni, cambia mestiere da concertista passa a fare il compositore, anche se continua a dare concerti gratuiti e per beneficenza. Da tutto il mondo vengono studenti a prendere lezione da lui, ed anche con loro si prodiga indefessamente e generosamente. Ben pochi ricordano che Liszt tra il 1860 e il 1885 trascorreva alcuni mesi ogni anno a Roma e a Tivoli (Villa D’Este). Cattolicissimo, andava a messa tutti i giorni, amato da Pio IX, propose un nuovo modo di concepire la musica sacra. Ma il musicista ungherese era troppo moderno è non fu capito. Il suo genio usciva dai canoni classici e non solo ecclesiastici. A lui non bastava che la musica fosse musica, ma le note dovevano incarnarsi in una storia. Per non morire di stenti ogni tanto accontentava qualche editore con pubblicazioni richieste dalla gente che si aspettava solo virtuosismi alla Beethoven o alla Bach, ma lui studiava quella nuova filosofia del comporre che poi consegnò nell’ultimo anno della sua vita (1886) al giovane Debussy, traghettando la storia della musica dalla sinfonia romantica all’introspezione impressionistica e quindi alla musica moderna del novecento. Per questi motivi nel bicentenario dalla nascita Michele Campanella, grande pianista ed interprete di riferimento dell’immenso repertorio pianistico lisztiano, ha curato un’iniziativa di straordinaria importanza con la collaborazione dell’Accademia di Santa Cecilia: l’esecuzione integrale del repertorio pianistico di Liszt con 7 maratone affidate a 57 pianisti italiani in carriera e quattro illustri pianisti americani, rappresentanti dell’American Liszt Society. (Programma dettagliato).
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