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WALSER

Walser[1] è l’appellativo con il quale è comunemente indicato il popolo della montagna, o meglio il “Popolo delle Alpi”[2], che è giunto attorno all’VIII secolo nell’alto Vallese[3]; da qui, successivamente, durante il XII-XIII secolo, coloni Walser si stabilirono in diverse località dell’arco alpino in Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Francia[4].

Si tratta di un popolo di pastori, alpigiani, boscaioli e contadini sulla cui origine rimangono ancora aperti molti interrogativi. I rigori delle stagioni e la povertà del terreno lo hanno temprato, nel corso dei secoli, e ha sviluppato strategie che gli permettesse di sopravvivere. Una vita semplice, essenziale, e oggi diremmo sostenibile, perché nulla è concesso al caso o allo spreco.

“Nel corso dell’Ottocento, in mancanza di legami stabili tra le diverse colonie walser, gli studiosi pensarono che i walser fossero i discendenti dei soldati di una legione romana composta da tedeschi costretta da eventi bellici sfavorevoli a stabilirsi sulle Alpi. Solo un’attenta analisi dei dialetti alto-tedeschi da loro utilizzati permise di collegare le comunità walser italiane con le popolazioni che vivevano nell’alto Vallese. La lingua dei Walser è una particolare variante del dialetto tedesco meridionale, chiamata altissimo alemanno, ed è molto simile al dialetto svizzero tedesco nella sua forma più arcaica”.

In Italia comunità Walser sono presenti in Piemonte (in Valsesia e nell’Ossola) e in Val d’Aosta (Monte Rosa – nella valle del Lys e anticamente nell’alta val d’Ayas).

“Danno vita a villaggi laddove esistono solo alpeggi, coltivano la segale dove il clima non permette altre coltivazioni, costruiscono case adatte a far fronte ai rigori degli inverni ad alta quota ed alle valanghe, per riscaldarsi bruciano il letame nei forni di pietra ollare dove manca il legname, cuociono il pane di segale una volta all’anno nei forni comunitari del villaggio e lo consumano con parsimonia”.

I gruppi walser hanno saputo conservare i tratti caratteristici della loro cultura valorizzandola con manifestazioni folcloristiche, convegni, mostre.

Un cura particolare è stata riservata alle raccolte museali – le case museo di Alagna, Borca di Macugnaga e la casa forte di Ponte in Val Formazza ne sono esempi significativi – che hanno il merito di rendere viva e concreta la cultura materiale e le più autentiche tradizioni di questo popolo della montagna.

Le comunità walser disseminate lungo l’intero arco alpino si radunano, ogni tre anni, in una diversa colonia per il loro tradizionale incontro denominato Walsertreffen.

Infine la rete dei sentieri utilizzati dai walser ha dato vita ad un percorso di circa ottocento chilometri suddiviso in 34 tappe con possibilità di 15 varianti. Indicato come “Grande sentiero walser” esso attraversa quattro nazioni: Svizzera, Italia, Liechtenstein ed Austria.

Bibliografia

Walser: il fascino – il mistero” con testi di Teresio Valsesia, Franco Restelli, Macchione editore 1999 [collana Millenium].

Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Walser

https://www.alagna.it/i-walser-oggi/

https://www.valsesia.it/WALSER/



[1] contrazione del tedesco Walliser, cioè vallesano, abitante del canton Vallese.

[2] appartiene al ceppo degli Alemanni.

[3] I Romani chiamavano l’alta valle del Rodano “Vallis Poenina” e, nel 54 a.C., ne conquistarono il territorio fino ad allora abitato da  tribù celtiche. Alla fine del dominio romano sulla Gallia, nel 454, il Vallese venne incorporato nel regno dei Burgundi e poi a quello dei Franchi e, poi, all’impero carolingio. Fra l’VIII ed il IX secolo la Valle subì l’infiltrazione progressiva di popolazioni germaniche di lingua alemanna provenienti dall’Oberland bernese. Esse sembrano essersi inizialmente insediate sugli alpeggi fino ad allora disabitati.

[4] per circa due secoli la storia del Vallese fu una storia delle guerre fra i conti-vescovi di Sion e gli Zähringer, prima, ed Savoia, dopo (1260).



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