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Concilio di Trento

In questo periodo in cui sono sempre più evidenti lotte interne alla “navicella di Pietro” fermiamoci su una tappa fondamentale della Chiesa: Il Concilio di Trento dove i gesuiti ebbero un ruolo molto importante. Le conseguenze di tale Concilio sono arrivate ai nostri giorni….

Particolare importanza ebbero i Gesuiti in quello che può essere considerato come il fatto di maggior rilievo della Riforma cattolica e della Controriforma insieme: il Concilio di Trento che, con fasi alterne, durò dal 1545 al 1563. Era da tempo, infatti, che la Cristianità invocava un concilio ecumenico in cui fossero discusse tutte le vertenze che si erano venute rivelando nella seconda metà del Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento. Lo stesso Lutero, bruciando la bolla di scomunica di Leone X, aveva richiesto la convocazione di un concilio che discutesse la sue tesi. Anche l’ imperatore Carlo V, per le necessità della sua politica, aveva tutto l’ interesse, a una rivoluzione della vertenza tra cattolici e protestanti e quindi era decisamente favorevole al Concilio. Il Papà, dal canto suo, temeva invece che tale Concilio potesse in qualche modo favorire le tesi dei protestanti e minare la sua finora indiscussa autorità. Toccò a Paolo III, convocare il Concilio nel 1542. Per giungere ad una soluzione del contrasto tra il Papa e Carlo V che volevano ambedue avere il Concilio sotto il loro diretto controllo, l’uno a Roma e l’ altro in Germania, si convinse di radunare i padri conciliari nella cittadina di Trento che rappresentava un luogo geografico Intermedio tra Roma e la Germania. I lavori iniziarono nel dicembre del 1545 ma ben presto dovettero essere interrotti e nel periodo tra il ‘47 e il ‘49 il Concilio fu trasferito a Bologna. Ciò rappresentava una vittoria della tesi papale che lo avvicinava a Roma. Ma nel 1551 il Concilio è ripreso a Trento con un inutile tentativo di conciliazione da parte dell’ imperatore. Dopo una sospensione di dieci anni il Concilio è ripreso nel 1562 sotto il pontificato di Pio VI ma volge rapidamente al termine, dominato dalla personalità dei due gesuiti Lainez e Salmeron, compagni di S. Ignazio nel momento della fondazione della Compagnia, e si chiude nel dicembre del 1563. Con alterne vicende si era così concluso questo Concilio che sanciva il definitivo trionfo della Controriforma e delle idee intolleranti nei confronti del protestantesimo e quindi, contemporaneamente, la sconfitta dell’ erasmismo evangelico che pure aveva avuto una qualche importanza all’ inizio della discussione conciliare. Dal Concilio tridentino, esce una sistemazione dottrinale e dogmatica della Chiesa che ridimensiona totalmente la struttura della Chiesa stessa e la consegna ai posteri. Per prima cosa il Concilio stabiliva che l’ interpretazione della Scrittura su cui i protestanti avevano fondato il dialogo tra il fedele e il Dio fosse demandata al clero; che Scrittura considerata autorevole per le dispute religiose fosse la Vulgata di San Gerolamo e che questa venisse letta e predicata in modo rigorosamente attinente alle nuove regole che erano state sancite nei deliberati conciliari. Per ciò che riguarda la riforma morale e disciplinare della Chiesa vennero istituiti i seminari per la formazione dei sacerdoti affidati alla Chiese cattedrali. Contro coloro che avevano sostenuto nel passato l’autorità dei vescovi e del Concilio nei confronti del papa è riaffermata l’assoluta autorità del papa.



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