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Alberto Timossi – ArcheoCombinazioni tra passato e presente

Nel panorama artistico contemporaneo Alberto Timossi rappresenta un innovatore, capace di mettere al centro dei suoi progetti la scultura quale elemento ambientale e urbano. 

Dopo gli esordi a Genova e Carrara, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti, e dopo aver realizzato nel biennio 1992-1993 macchine fuori scala in ferro e corda, l’anno successivo il Centro Di Sarro a Roma gli dedica una personale e, nel 1996, espone alla Mostra Internazionale di Architettura-Biennale di Venezia in collaborazione con l’architetto Mauro Sito.

Successivamente all’esposizione alla Plaza Gallery di Tokio, la scultura di Timossi subisce un’evoluzione con l’introduzione del colore a fermare l’opera alla superficie e, soprattutto, a creare un “canale energetico” nelle sue opere.

Nel 2000 espone al Chiostro del Bramante a Roma e a Tokio, sempre presso Plaza Gallery, in Mixed Media. The transmigration of Ianguages.

Ma è nel 2003 che l’arte di Timossi subisce una svolta, quando nel Largo Gesto a Perugia installa una scultura permanente in acciaio, rossa, che sormonta la piscina dell’Albornoz Palace Hotel, alta sette metri e mezzo, lunga tredici e larga nove. Tramutando il tondino di ferro in un tubo in acciaio e modificando l’andamento curvilineo in linea retta chiude un ciclo e ne inizia un altro: quello dei tubi colorati. Si tratta di tubi industriali modellati a creare strutture dalle reminiscenze antropomorfe, allestiti in vari contesti tra i quali alla prima Biennale di Scultura a Piazzola sul Brenta (Sculture in acqua e in piazza, 2013); nel Museo Manzù di Ardea (2013); nel Palazzo dei Consoli di Gubbio (2014), nel Lago Ex Snia (2017), nella Fontana della Minerva alla Città Universitaria di Roma (2018).

Con queste opere l’artista vuole dare segnali estetici, tuttavia resistenti alla rincorsa tecnologica, alla spettacolarizzazione, con attenzione al dettaglio, al laterale, allo scarto e disarmo dell’alta definizione, in ascolto della natura, del respiro degli esseri, ad altezza d’uomo.

Nel luglio 2015 colloca i suoi lunghissimi tubi rossi nelle Cave Michelangelo di Carrara, e successivamente sulla superficie del lago del Col d’Olen a 2.721 metri di quota, realizzando un intervento di land art, un’opera ambientale intitolata Fata Morgana-Dentro l’Antropocene. In queste due opere Timossi torna a riflettere sul rapporto arte/natura/ambiente antropizzato.

Nel febbraio 2019 lo scultore trasferisce il suo atelier presso il Macro Asilo di Roma, dove in una settimana realizza un’opera sotto gli occhi dei visitatori.

L’idea di proporre, esporre e integrare Artefatti, formalmente “estranei” al contesto archeologico, nasce dalla ricerca e dalla sperimentazione che il Museo Civico Archeologico di Anzio ha avviato da circa un decennio. Tale sinergia, quest’anno, e stata definita “Dialogo tra Arte-Fatto antico e Arte-Fatto contemporaneo in ambiente archeologico”.  Le opere di Alberto Timossi, esposte dal 4 al 16 maggio nel Museo con significativo allestimento sperimentale di Giusi Canzoneri, nella Mostra “ArcheoCombinazioni tra passato e presente”, alludono all’incontro fra materiali che compongono le opere dell’artista (ceramica, pvc, marmo, ecc), ma anche al gioco di relazione con le opere antiche contenute nel Museo, manifestando quindi la combinazione di linguaggi antichi e contemporanei, la capacità metaforica di intuizione e anticipazione, capaci di sviluppare una profonda riflessione che ci parla del passato, del presente e del futuro. 

ILLUSIONE, CAVE MICHELANGELO, CARRARA (ANTEPRIMA FILM DI TOBIA PESCIA), LUGLIO 2015


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