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Lo scienziato e lo sciamano

«Quante persone furono sacrificate sull’altare della geopolitica, una pseudoscienza che la mitologia razziale e le credenze esoteriche di Adolf Hitler avevano trasformato in una micidiale religione del potere?»
Sergio Romano, «Corriere della Sera»

 

Paolo A. Dossena

Edizioni Lindau | Collana «I Leoni» | pp. 560 | 32,00€ | ISBN 978-88-7180-956-4

«Mackinder immagina l’esistenza di un'”isola del mondo” (World Island), occupante i 2/12 del globo terracqueo e costituita da uno spazio continuo comprendente l’Eurasia e l’Africa. Gli altri continenti non sono che grandi isole periferiche fuori mano. All’interno dell’isola del mondo c’è la Heartland (come è chiamata nel 1919), cioè il cuore del mondo: questa area perno (Pivot Area, come è chiamata nel 1904), questa cittadella, è una gigantesca fortezza naturale, possibile futuro centro di un potere mondiale gestito da un grande organizzatore.
La Heartland, coincidente grosso modo con la Siberia, ha (nella versione del 1919) un’appendice occidentale, cioè l’Europa orientale (dalla Germania alla catena degli Urali), dalla quale la Heartland e le sue grandi risorse strategiche ed economiche sono dominabili. E il dominio della Heartland significa il dominio dell’isola del mondo, che a sua volta significa il dominio del mondo.
La posizione della Germania è strategica, Berlino è il fulcro esatto dell’Europa: essa è storicamente impegnata nel moto millenario di espansione verso est, la spinta verso est, fenomeno che potrebbe renderla padrona dell’Europa orientale e dunque della Heartland, e dunque detentrice dell’egemonia mondiale.
Questa è in sintesi la teoria di Mackinder. C’è molto di più, ma l’essenza è questa. Si può fare tuttavia un’altra sintesi: il modo in cui il geografo inserisce la sua teoria all’interno della storia e della geografia mondiali.» 
Nella prima metà del XX secolo ebbe una grande notorietà la geopolitica, una teoria secondo la quale il destino dei popoli è determinato dall’ambiente geografico in cui vivono. Applicata al quadro storico e ideologico di allora, questa teoria rappresentò più di una giustificazione al nazionalismo e all’espansionismo di paesi quali la Germania nazista o l’Unione Sovietica di Stalin, che furono alla base del secondo conflitto mondiale. I suoi fautori – tra gli altri, l’inglese Mackinder e i tedeschi Ratzel e Haushofer, il consigliere spirituale di Rudolf Hess – erano convinti che la conquista di alcune regioni avrebbe garantito il dominio universale. In particolare Mackinder era persuaso che il cuore del mondo, l’Heartland, fosse la vasta regione russa, inattaccabile dal mare e ricca di enormi risorse economiche e naturali: chi l’avesse controllata avrebbe governato l’«isola del mondo», l’enorme distesa di terre e acque dell’Europa e dell’Africa. L’Heartland rappresentò la grande scommessa di Hitler dopo il fallimento del misterioso volo aereo di Hess verso l’Inghilterra, probabilmente alla ricerca di un accordo di spartizione della regione russa.
Assorbendo idee e dogmi positivisti, razzisti e darwinisti, combinandosi, in alcuni dei suoi esiti, con suggestioni esoteriche e magiche, la geopolitica, più di altre teorie novecentesche, ha incarnato le diverse anime del «secolo delle ideologie e del mattatoio», tra i cui risultati vi è la stessa configurazione del mondo in cui viviamo oggi e dei rapporti di forza che in esso sussistono.
Con questo poderoso saggio storico, Paolo A. Dossena traccia, finalmente, un quadro esaustivo del periodo storico – nonché dei personaggi che l’hanno animato – in cui si è maggiormente sviluppata la teoria della geopolitca e del suo “inventore”, Sir Halford John Mackinder.



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