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Natascia, la protagonista di “Guerra e Pace”. Una intervista

«Sono maturata dietro la spinta di dolorosi avvenimenti»

-Quant’è difficile valutare le tue qualità e i tuoi difetti. Più che giudicare, Tolstoj sembra voler solo descrivere. Ma tu come ti giudichi?

«Come una ragazza della mia epoca, che ha faticato a crescere. La distinzione fra cosa è bene e cosa è male, fra ciò che si può fare e ciò che non si deve, l’ho imparata via via che la mia vita cambiava. Non solo la mia, del resto, se si tiene conto dei drammi che la mia patria ha attraversato».

-Per la verità, non sembra che tu ne sia stata troppo coinvolta…

«Non essere ingiusto. E vero che, all’inizio, pensavo solo a divertirmi. Quando per esempio siamo dovuti fuggire dalla mia casa, minacciata dal ’invasione francese, mi sembrava di correre una divertente avventura. Subito dopo, però, mi sono resa conto di quel che realmente accadeva».

-Qui devo darti ragione. Per esempio, è stato un gran bel gesto, il tuo, quando hai voluto far scaricare i preziosi mobili di famiglia per fare posto nei carri a feriti russi.

«Era il mio popolo, io lo amavo. Non mi sarei potuta comportare in un modo diverso».

-Scusami se sto per dire un’eresia. Un personaggio come te non assomiglia per caso alla Rossella O’Hara di Via col vento, romanzo di qualità incomparabilmente inferiore a Guerra e pace ma con situazioni simili?

«Forse non hai torto. Anch’io come Rossella ho mostrato una duplice natura, la frivolezza che dietro la spinta di dolorosi avvenimenti diviene maturità. Non dire però che a cambiare così sono soltanto le donne. Capita pure agli uomini».

-Come no. Ma in tema di uomini cosa dici di Andrej e Pierre?

«Parlavamo di cambiamenti, no? Bene, Andrej era uno che non cambiava. Era nel giusto quando reagì con sdegno al mio abbandono, soprattutto per la mia avventura — spregevole, devo ammetterlo – con quel furfante di Anatole. Invece Pierre nacque incerto e sbandato, subì la personalità di quell’uomo straricco e potente che era suo padre, cercò sfogo nella massoneria, si illuse di modificare gli animi delle persone. Da ultimo, però, raggiunse un suo equilibrio: forse perché ha sposato una come me, che gli dava allegria».

-Hai accennato ad Anatole, per cui non credo di essere indiscreto se ti chiedo qualche particolare.

«Anatole era bellissimo, appena mi ha guardata ho perso la testa. Credevo di amare insieme lui e Andrej, ho perfino sognato un’esistenza a tre. Sciocchezze da fanciulla, tutto qui».

-Non solo sciocchezze, nella società nobile di allora Anatole era d’accordo con te per venirti a rapire a cavallo, uno scandalo che ti avrebbe rovinata.

«E così. Lui era un irresponsabile, tanto che nemmeno si chiedeva con quali soldi avremmo potuto vivere. Ma erano problemi che io per prima non mi ponevo».

-Mi sembra dive ere un’altra parentela letteraria, dovuta stavolta al medesimo autore, Tolstoj. Tu avrai certamente indovinato d chi parlo.

« Facile, Anna Karenina. Anche lei cedette al fascino di quel Vronskij, appena un po’ meno superficiale di Anatole. Io fui più fortunata perché mi salvai. Anna pagò con la vita».

-Fin qui abbiamo lasciato quasi da parte la guerra, che pure nel romanzo è la vera protagonista.

«Se invece di usare la parola guerra usi la parola Russia, è più facile che ti capisca. Ci credevamo perduti quando Napoleone arrivò a Mosca, sia pure con mezzo esercito distrutto. Le nostre terre invase e devastate, le famiglie in fuga, mariti e fratelli che morivano in battaglia, tutto sembrava crollare».

-Poi i francesi furono uniti, come un secolo e mezzo dopo è successo ai tedeschi.

«Quel pazzo di Napoleone, così pieno di sé. Appena giunto a Mosca, e credendosi vincitore, volle mostrare clemenza accettando di invitare nel suo palazzo i nostri capi, amministratori e generali. Restò di sasso quando non si presentò nessuno».

-E dopo la disfatta di Napoleone, fosti tu in definitiva a vincere.

«Io e Pierre. Quando parliamo in famiglia, lui dice una cosa e io gliene rispondo un’altra. Nessuno di noi due ci fa caso. Ci amiamo così come siamo, non credo che accada a tutte le coppie».

I tre personaggi di spicco

Tre sono i protagonisti di Guerra e Pace: il principe Andrej Bolkonskij, fiero e irremovibile nelle sue idee; Pierre Bezuchov, meno sicuro di sé ma ugualmente solido nelle cose essenziali; e infine Natascia, bella e vitale, capricciosa ma capace di sacrificarsi per ii prossimo. Già fidanzata di Andrej, che abbandonerà per una momentanea infatuazione, Natascia trova la serenità con Pierre, reduce da un matrimonio sfortunato. Tre figure di grande spicco, in un’opera che tutti dovrebbero leggere.

Un Napoleone folle e spietato

Romanzo poderoso, fra i più importanti della letteratura mondiale, Guerra e Pace è, nel medesimo tempo, una ricostruzione della sconfitta napoleonica in Russia; un’analisi dell’alta società fra Mosca, San Pietroburgo e gli sterminati possedimenti nella steppa; uno studio psicologico sugli uomini e le loro azioni. L’autore, Lev Tolstoj (1828-1910) -anch’egli di nascita nobile, profondamente vicino al popolo-, giudica Napoleone con una severità prossima al disprezzo: tante vite sprecate per l’ambiziosa follia di un condottiero. All’imperatore francese viene contrapposto il saggio e cauto generale Kutuzov, comandante delle armate russe, le cui ritirate e incursioni dissanguano l’esercito nemico: emblema, questo militare, della Russia contadina e paziente che tuttavia, come tanti anni dopo contro Hitler, sa reagire e vincere.



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