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La gloria di Sant’Eusebio restaurata

Incastonata nella vasta piazza Vittorio Emanuele II, cuore del quartiere multietnico Esquilino di Roma, prospiciente la monumentale struttura laterizia denominata Trofei di Mario (226 d.C.), sorge la chiesa di Sant’Eusebio.

La chiesa

Il presbitero romano Eusebio, tra il III e IV secolo, in alcuni ambienti sottostanti l’attuale chiesa, realizzò un oratorio che successivamente subì delle trasformazioni. In particolare, papa Zaccaria (741-752) lo restaurò, mentre Adriano I (772-795) lo ricostruì e Gregorio IX nel 1238 lo modificò totalmente tanto da trasformare l’oratorio in chiesa. Questa, nel 1471, fu affidata da Sisto IV ai monaci celestini che la restaurarono almeno tre volte facendo perdere le strutture del tempio medievale. Gregorio XIII istituì indulgenze particolari per coloro che visitassero la chiesa nel giorno di Sant’Eusebio e pregassero per la concordia dei principi cristiani, per l’estirpazione delle eresie e la tranquillità della chiesa, come riportato un una targa di marmo affissa nel portico. Nel 1771, infine, il cardinale Enrico Enriquez avviò importanti lavori dando alla chiesa l’attuale aspetto.

Dopo la soppressione dell’ordine dei celestini, la chiesa venne affidata ai Gesuiti che vi rimasero fino al 1883, pochi anni dopo divenne parrocchia e fu affidata al clero secolare.

All’interno della chiesa troviamo alcune interessanti opere d’arte, tra queste, all’altare maggiore, “Madonna col Bambino” di Pompeo Batoni (XVIII sec); l’altare di Celestino V con tela di Andreas Ruthard (1630-1703); il grande affresco sulla volta della navata centrale raffigurante la “Gloria di Sant’Eusebio” di Mengs.

Altare Maggiore

Il restauro

Il pittore Anton Raphael Mengs (1728-1779), si trasferì dalla Boemia a Roma dal 1741 al 1744 dove lavorò sotto la direzione di Marco Benifial. Tornato a Dresda venne nominato pittore di corte ma mel 1746, dopo essere stato a Venezia, Parma e Bologna, fu di nuovo a Roma dove restò fino al 1749, per tornarci due anni dopo. Nel 1757 dipinse la “Gloria di Sant’Eusebio” e la sua opera più nota nell’Urbe “Il Parnaso” (313×580) a Villa Albani nel 1761.

Trofei di Mario

La vasta volta dipinta da Mengs raffigurante la “Gloria di Sant’Eusebio” nella chiesa romana intitolata all’omonimo Santo è stata recentemente restaurata dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, con progetto e direzione di Roberta Porfiri e l’esecuzione del Consorzio R.O.M.A. L’intervento ha restituito piena leggibilità e bellezza ad un affresco che oramai risultava scarsamente comprensibile. Si è trattato di un restauro di grande rilievo, esemplare anche per l’approccio critico che è stato a fondamento del lavoro, con approfondimenti storici, attento studio della storia conservativa, delle tecniche esecutive e dei materiali, la ricerca d’archivio, l’approfondita campagna diagnostica.

La ravvicinata osservazione dell’opera e le indagini citate hanno guidato e accompagnato l’intervento di restauro, consentendo di approfondire la figura di Mengs pittore, cogliendo dettagli inediti finora inesplorati.

Facciata della chiesa di Sant’Eusebio

La diagnostica artistica

Di particolare importanza è stata la cospicua campagna di indagini diagnostiche, realizzate da Stefano Ridolfi e Ilaria Carocci. Le metodiche scelte dai due scienziati sono state: osservazione della Fluorescenza Ultravioletta mediante Luce di Wood (UV); esame attraverso Riflettografia Infrarossa (IR) ed elaborazione in Falso Colore (IR-FC); analisi mediante Spettrometro XRF mobile (EDXRF). A conclusione della citata campagna non invasiva i diagnostici hanno prelevato e analizzato 3 microcampini mediante ESEM-EDS, allo scopo di studiare leganti, pigmenti e stratificazione, delle stesure pittoriche, per completare le informazioni ottenute mediante le indagini non invasive.

Dettaglio Veste Sant’Eusebio

Mengs e l’affresco

Il cantiere di Sant’Eusebio vide per la prima volta impegnato Mengs nella realizzazione di un affresco che, come nella comune pratica del tempo, era completato con finiture a secco, anche per questo si valse dell’aiuto di Anton von Maron, dal 1755 suo collaboratore, assistente, amico e futuro cognato, il quale grazie ad un precedente alunnato presso l’Accademia di Vienna aveva una buona conoscenza di questa tecnica, tuttavia la sostanziale omogeneità stilistica e tecnica dell’opera non consente di definire l’effettivo apporto dei due pittori nell’esecuzione dell’affresco.

Particolari di Angeli dopo il Restauro

Mengs lavorò nella monumentale opera (960×500 cm) nel periodo compreso tra l’estate del 1757e il dicembre dello stesso anno. Come riportato dall’abate Chracas nel suo Diario, il dipinto con la “Gloria di Sant’Eusebio” fu ufficialmente inaugurato il 29 novembre 1760, questo perché a causa di alcuni problemi statici intervenuti sulla volta poco dopo la realizzazione del dipinto, si rese necessario un intervento successivo sia per ovviare alle lesioni nella muratura che all’affresco.

Gloria di Sant’Eusebio

L’artista, allora circa trentenne, accettò la commissione in trattazione soprattutto per la volontà di acquisire una posizione professionale a Roma, così da rendersi indipendente in futuro dai sussidi di un sovrano qualsiasi.

Dalle fonti d’archivio sappiamo che fin dall’epoca della sua realizzazione l’opera era stata apprezzata dal pubblico e dalla critica, soprattutto per le novità del suo codice figurativo capace di prendere le distanze rispetto alla pittura barocca per proiettarsi verso un inedito impianto razionale e ordinato, espressione di un linguaggio nuovo, quello neoclassico.

L’opera si inquadra in un momento spartiacque del percorso artistico, ma anche filosofico e critico di Mengs. Arrivato a Roma qualche anno prima dell’esecuzione, precisamente nella primavera del 1752, l’artista era entrato in contatto con i circoli intellettuali illuministi favorevoli all’elaborazione di nuove teorie estetiche in nome di idee rigoriste. Fondamentale era stato nel 1755 l’incontro nell’Urbe con Johann Joachim Winckelmman che successivamente lo portò ad una frequentazione intensa che consolidò un rinnovamento culturale nell’artista. L’affiatamento con l’archeologo e storico dell’arte tedesco fu tale che questo definì Mengs “il maggiore artista del suo tempo e forse anche dei tempi a venire”. In seguito, però, l’opera venne quasi dimenticata e anche la figura di Mengs ridimensionata, perdendo d’importanza.

Indulgenze Concesse

Il libro

Per documentare il restauro è stato recentemente pubblicato da Gangemi Editore International lo splendido e significativo volume “La gloria di Sant’Eusebio di Anton Raphael Mengs tra storia e restauri”. Curato da Roberta Porfiri annovera due Presentazioni, quella di Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma e quella del Viceprefetto Antonio Tedeschi, Dirigente del FEC.

Copertina del libro a cura di Roberta Porfiri – Gangemi Editore
Roma, 2022; br., pp. 148, ill., cm 28,5×24,5.
Particolare Angelo con Cartiglio

Gli approfonditi testi critici sono della curatrice Roberta Porfiri, Steffi Roettgen, Cristiana Beltrami, Stefano Ridolfi e Ilaria Carocci. Estremamente interessanti gli Apparati con Tavole grafiche, Tavola UV (indagine in fluorescenza ultravioletta), Indagini di laboratorio; l’Appendice documentaria e la Bibliografia.



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