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19th
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Non si può non comunicare

Non si può non comunicare[1]! Addirittura anche il silenzio può essere interpretato con un chiaro significato di ciò che si vuole dire ad un’altra persona.

Facciamo qualche esempio di comunicazione[2]:

1° Esempio[3]:

  • Domanda di Francesco: Che ore sono?
  • Risposta di Maria: Sono le 9 e 30.

Lo stimolo che Francesco ha effettuato con la sua domanda ha ricevuto una risposta appropriata ed attesa. Se anche i gesti, i toni di voce, i movimenti del viso e del capo confermano la relazione verbale, allora Francesco e Maria si sentono in sintonia e tutto avviene come se ricevessero conferma l’uno dall’altra. In questo caso la comunicazione resta aperta e può continuare[4].

2° Esempio[5]:

  • Domanda di Francesco: Che ore sono?
  • Risposta di Maria: Ma quando ti deciderai a comprarti un orologio?

La risposta in questo caso è inattesa e inappropriata, si tende a spostare la comunicazione su altri livelli o argomenti e la comunicazione si interrompe.

3° Esempio[6]:

  • Domanda di Francesco: (verbale) Che ore sono? (mentre il non verbale dice con sguardo e tono di voce) Arrivi sempre in ritardo!
  • Risposta di Maria: E’ un po’ tardi, in effetti …

In questo caso vengono coinvolti più stati dell’Io (vedi nota 3). Nello stimolo verbale lo stato dell’Io Adulto di Francesco si rivolge allo stato dell’Io Adulto di Maria, ma quello non verbale è lo stato dell’io Genitore di Francesco che si rivolge allo stato dell’Io bambino di Maria. Pertanto, il tono di voce, i gesti e la postura sono in contrasto col messaggio verbale; ne risulta un doppio messaggio, ma viene colto solo il messaggio sottinteso ed è a questo che Maria risponde.

Sintesi

In altre parole, nel primo esempio, la comunicazione avviene tra i due stati dell’Io Adulto, quello di Francesco e quello di Maria; e la conversazione potrebbe durare all’infinito. Invece, nel 2° esempio avviene una frattura (che, in realtà, potrebbe anche essere breve e transitoria) e non si può dire a priori cosa seguirà. Nell’ultimo caso, l’esito della comunicazione, piuttosto che a livello sociale, è determinato a livello psicologico, e la comunicazione potrà continuare se l’interlocutore lo accetterà.

Piccole strategie per migliorare la comunicazione

Pertanto, a valle di questi semplici esempi, possiamo suggerire che per mantenere una comunicazione più efficace e chiara possibile e non incorrere in equivoci o fraintendimenti, si possono adottare piccole strategie, come per esempio quella di porre domande franche e specifiche, o chiedere spiegazioni più chiare, o, se si sbaglia, ammetterlo francamente, o concedersi il beneficio del dubbio, o verificare i fatti, usare più frequentemente lo stato dell’Io del Genitore affettivo, ma anche apprezzare e comprendere i sentimenti degli altri e, non ultimo, saper ascoltare attentamente, perché … come diceva George Bernard Shaw[7]: “Col tono giusto si può dire tutto, col tono sbagliato nulla: l’unica difficoltà consiste nel trovare il tono.”

Bibliografia

Berne E., A che gioco giochiamo, Bompiani, Milano 2001.

Harris T. A., Io sono ok, tu sei ok, Bureau Biblioteca Univ. Rizzoli, Milano 2013.

Moiso C., Novellino M., Stati dell’Io, Astrolabio, Roma 1982.

Watzlawick P., Beavin J. H.,  Jackson D. D. (Autori),  Ferretti M. (Traduttore), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi,  Astrolabio, Roma 1978.

Sitografia

https://www.ismsrl.it

https://www.humantrainer.com/

https://www.forumlive.net/prove/altri%20materiali/comunicazione/bibliografia_sitografia.htm

https://www.outdoorsetting.net/

 

[1] È impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, anche il semplice guardarsi negli occhi, si sta comunicando sempre qualche cosa all’altro soggetto. E’ il 1° degli assiomi della comunicazione che furono elaborati dalla scuola di Palo Alto (California). [per approfondimenti P. Watzlawick (Autore), J. H. Beavin (Autore), D. D. Jackson (Autore), M. Ferretti (Traduttore), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi,  Astrolabio, Roma 1978.]

[2] La parola comunicazione (sostantivo femminile) = atto del comunicare, trasmettere ad altri, ha radice nella parola comune (aggettivo) = che appartiene a più persone. La voce dotta in latino è commūne, (neutro), propriamente “che compie il suo incarico (mūnus) insieme con (cŭm) altri” [M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1992.]

[3] E. L. Bernstein, conosciuto come Eric Berne (Montréal, 10 maggio 1910 – 15 luglio 1970), è stato uno psicologo canadese, padre della teoria dell’Analisi Transazionale (AT). Secondo tale teoria, nella comunicazione, avviene sempre una transazione (uno scambio) tra due persone, che consiste in uno stimolo e una risposta fra specifici stati dell’Io (vedi nota 2). Nel caso di questo esempio si parla di transazione complementare.

[4] Il modello dell’AT si fonda sugli stadi di sviluppo della persona e sul concetto di Stato dell’Io, cioè un sistema coerente di sentimenti riferiti a un determinato soggetto. Gli stati dell’Io sono: Genitore, Adulto e Bambino. Secondo Berne ciascuno di noi comunica dai propri stati dell’io a quelli dell’altro [per approfondimenti vedi: C. Moiso, M. Novellino, Stati dell’Io, Astrolabio, Roma 1982].

[5] Transazione incrociata.

[6] Transazione ulteriore.

[7] Scrittore, drammaturgo, aforista, linguista e critico musicale [Dublino 1856, a Ayot St Lawrence (Regno Unito) 1950]



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1 Comment

  1. Anna

    Interessante spunto, in un mondo in cui la comunicazione di persona é sempre più limitata. Sempre più spesso, anche tra i giovani, si é persa la capacità di far capire il proprio stato d’ animo e le proprie emozioni!!! Forse anche la comunicazione con il proprio io tende a mancare provocando confusione interiore.

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