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L’Arcadia

Nella seconda metà del 1600 la poesia marinista raggiunse le estreme conseguenze, generando sazietà e stanchezza. Quella maniera di « adornar l’intelletto nostro di immagini o d’apparenze sontuose, nuove, mirabili, splendide » entra in crisi poiché viene a contrastare con aspirazioni diverse e che si fanno sempre più potenti durante il corso del secolo.

Gli antimarinisti prendono maggior vigore, e così si giunge alla reazione.

LA REAZIONE AL SEICENTISMO


La reazione nasce da due esigenze: da una parte il nuovo gusto che scaturiva dal razionalismo filosofico[1], dall’ altra il moralismo. Il razionalismo filosofico che ha il suo iniziatore in Renato Cartesio, caratterizza tutta la filosofia del secolo: l’arte del barocco scomposta ed abnorme, dominata dall’ anarchia[2], è in netto contrasto con la compostezza e la consequenzialità del razionalismo[3] Era inevitabile che gli spiriti che si aprivano alla nuova filosofia finissero per rigettare la poesia del Seicento. L’esigenza moralista viene da un gruppo di poeti che si forma in Roma e si raccoglie nella casa della regina Cristina di Svezia, che aveva abdicato al trono di Svezia e abiurato[4] alla religione luterana, convertendosi al cattolicesimo (stabilendo la sua dimora nella «Città Eterna»:

mossa da un bel disio di dar tributo di fede a Cristo e di servaggio a Pietro[5],Ia pellegrina real. con sciolta chioma[6],venne ad empir di se stessa Italia e Roma,

come cantava uno dei poeti del suo circolo.

Cristina fondò, nel 1656. un’accademia di camera con l’intento di affinare lo studio delle scienze morali. Ma ella amava le lettere, perciò in breve nella sua casa convennero poeti da tutta l’ltalia.

Costoro, vivendo nell’ ambiente di fervore religioso di una convertita, si adeguarono ad un certo conformismo religioso, con il quale credettero di poter sostituire la spiritualità rinascimentale che ormai aveva cessato da tempo di informare l’arte. Ma la loro religiosità è tutta esteriore, frutto appunto dell’adattamento ai modi della regina mecenate e al clima controriformistico ancora imperante. Tale religiosità però fu sufficiente a generare aspirazioni moralistiche nell’ arte e quindi il proposito di reagire al sensualismo insito nella poesia marinista. Morta Cristina nel 1689, i poeti Che vivevano sotto la sua protezione non ebbero più una sede per i loro incontri, e furono costretti a ritrovarsi ora in un luogo ora in un altro, finché i Padri Riformati di S. Pietro in Montorio a Roma non offrirono loro ospitalità. Ebbero così un ambiente sereno e disteso nel quale potevano leggere, scambiarsi idee, comporre versi e commentare le loro poesie. Un giorno che erano raccolti tutti insieme nel giardino del convento dei frati, in un’atmosfera di piena tranquillità, uno di loro esclamò: «Mi sembra che noi oggi abbiamo rinnovato l’Arcadia[7]». Il paragone piacque e quel gruppo di poeti si chiamò Arcadia, assumendo la fisionomia di una accademia con un programma e una finalità.

L’accademia fu posta sotto la protezione di Gesù Bambino, in ricordo che i primi che onorarono il Messia nato a Betlemme furono proprio pastori. Ciascun membro dell’accademia assunse un nome convenzionale d’intonazione bucolica. Il luogo di riunione fu detto Bosco parrasio e il capo dell’accademia custode. La carica di custode per la prima volta fu affidata a Gian Maria Crescimbeni e la defunta regina Cristina fu proclamata Basilissa (Regina) dell’accademia.

Nell’Arcadia si precisò e delineò con maggiore consapevolezza il programma poetico che si era già proposto nell’ accademia di camera fondata da Cristina in Roma.
Il programma degli arcadi di combattere il cattivo gusto che era nato nel ’600, fu ufficialmente proclamato dal custode G. M. Crescimbeni. Proposito indubbiamente nobile ed ambizioso che supponeva un’esatta individuazione dei mali del seicentismo.
Gli arcadi pensarono che tutte le degenerazioni di quest’arte dipendessero dal fatto che gli sviluppi artistici del secolo erano anticlassici ed edonistici, intesi solo a dilettare.
Che tale arte fosse anticlassica è dimostrato dal rifiuto delle regole e dei codici di imitazione e dalle ripetute aspirazioni a qualcosa di nuovo che erano comuni a molti seicentisti.
Inoltre molti critici seicentisti trovarono i contemporanei migliori dello stesso Omero. Disprezzavano il Petrarca, Virgilio, Orazio. Il Tassoni che pur era abbastanza apprezzabile, trovava maggior ricchezza nella poesia dei suoi contemporanei che in quella dei classici, e Traiano Boccalini esprimeva la sua stima per Virgilio e Tacito avanzando delle riserve.


[1] Razionalismo : corrente filosoflca nella quale tutto lo scibile deve essere spiegato dalla ragione e non ci possono essere interventi superiori.

[2] Anarchia : mancanza di governo, di ordine.

[3] Tutte le cose erano viste sotto la luce della ragione, quindi nessuno accettava che si dicessero cose che non erano state provate per mezzo della ragione.

[4] Abiurare : rifiutare una convinzione che si aveva prima perché se ne scopre la falsità.

[5] Sintesi della storia della conversione della regina

[6] Sciogliersi le chiome era segno esteriore di penitenza in voga a quei tempi.

[7] Arcadia: regione montuosa della Grecia, nota per la sua pace e per la fascinosità dei suoi paesaggi.



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