Ricchezza culturale e solide basi stilistiche si percepiscono nell’intera opera di Antonio Venditti, dove convivono due anime, di scrittore e poeta. Questi due generi sembrano essersi fusi in lui, tanto da poterlo iscrivere nella schiera dei “poeti scrittori saggisti”, che annovera in Italia nomi come Paolo Febbraro e Franco Fortini, o Hans Magnus Enzensberger e Durs Grunbein all’estero. Anzi, oltre alla vocazione epica, narrativa e poetica, troviamo anche quella drammaturgica (si veda Opere Teatrali, Aracne 2017). In tutte le manifestazioni l’autore, tuttavia, scruta fino al paradosso, con lenti d’ingrandimento, ogni piega, ogni risvolto dell’umana esistenza.
Un costante senso di riflessione, un’irrequietezza nativa probabilmente accentuatasi nel corso degli anni, lo ha spinto a estendere i confini della propria ricerca, con una poesia carica di una tensione cognitiva perenne, in cui trovano spazio sentimenti d’amore ma anche il disincanto derivante dalla distanza avvertita tra una natura “illuminista” e le umane storture. Ed è proprio in questa oscillazione dialettica tra tremore e vigile discernimento che attecchisce e si alimenta la più autentica vena poetica di Venditti.
La raccolta di poesie Rete di seta, appena pubblicata dalla prestigiosa casa editrice Aracne, pur trovando anticipazioni in quelle precedenti, presenta un panorama esauriente di tutta una tematica sviluppata in tanti decenni e documentata soprattutto nelle trilogie “Vita in Poesia”, “Fax di Poesia”, ”Poemetto della vita recente” (Terzo Millennio, 2002 -2010).
L’amore, ovviamente prevalente nell’adolescenza e nella giovinezza, non viene meno nelle età successive e sorprendentemente continua fino al presente, segno, da un lato, della sua “perennità” e dall’altro, del persistere nell’autore di una sensibilità, che è la continuazione dello spirito giovanile, rappresentata nel titolo della raccolta “E’ primavera ancora” (Dei Merangoli, 2016), corredata di un CD di venti poesie lette dall’attore Luca Martella, tra cui alcune in argomento. Inevitabilmente altre compaiono nella pubblicazione successiva “L’anima del tempo” (Aracne, 2017).
Per la comprensione della poetica di Antonio Venditti, è necessario il riferimento a “Itinerario poetico”, apparso in appendice alla raccolta del 2017, e alle Prefazioni delle precedenti pubblicazioni. L’autore, infatti, ha sempre scritto delle “Note”, con l’intento di chiarire le circostanze e gli intenti della produzione poetica, per offrire ai lettori, ferma restando la più ampia libertà d’interpretazione e valutazione, un contributo alla sua conoscenza.
Chi è quest’uomo che, in una sorta di atemporalità, mantiene intatta la giovinezza sentimentale, continuando a scrivere poesie d’amore? E’ come il “Giullare”: “girovago nel mondo/ che chiedeva elemosina/ d’amore/ e per un po’ d’ambrosia/ era disposto a servire/ con la delizia dell’arte”.
Il titolo della presente raccolta è tratto dalla poesia “Cos’è l’amore”? Domanda a cui l’autore risponde: “Amore/ è tenue rete di seta/ che confonde i suoi fili/ con l’aria immune/ alle perturbazioni/ che cavalca”. L’amore è “beatitudine di terra”, è “luce abbagliante”. E’, quindi, troppo grande per entrare nelle piccole vite umane: ecco perché spesso “più che gioia, è dolore”, che in “Veicolo” affligge “chi è privato/ o si priva d’amore”, con la conseguente privazione di “estatiche visioni di felicità”.
Figura complessa è la donna, e tante sono le “evanescenti figure” apparse nella vita del poeta, che ne è restato incantato o deluso e le ha descritte nella poliedricità dei loro atteggiamenti, per trarne la sua concezione sofferta e anche utopistica, nell’aspirazione all’assoluta “purezza” e unicità della relazione amorosa. La donna, perciò, è idealizzata, nella donazione che fa di se stessa all’uomo, il quale deve essere in grado di corrispondervi, con sincero e intenso sentimento, per realizzare insieme un progetto di felicità. Si tratta di un rapporto libero e paritario, che mai può subire alterazioni, con abusi o addirittura violenze, costituenti la negazione stessa dell’amore.
Pregevolissimi sono gli immancabili dipinti di Agostino De Romanis, scelti nella recente produzione, in cui la “parola” entra fantasticamente nella trama compositiva, per esaltare la significatività del colore.
La critica retroagisce sulla poesia, costringendo Venditti ad una consapevolezza incessante del proprio canto, che pure vuole mantenere candido. Sul piano intellettuale questa è una precisa scelta dell’autore, come si evince dalle numerose opere precedenti. Sul piano poetico siamo di fronte a quella “discesa al fondo dell’io per trovare il noi” delineato da Giorgio Caproni.
Velletri, uno dei nove Castelli romani, è il polo geografico e sentimentale della vita di Venditti, che tuttavia resta poeta intensamente italiano, inebriato della figura femminile che rispetta e custodisce come preziosa reliquia, e di ciò si ha riscontro sfogliando la galleria delle figure poetiche che popolano la raccolta Rete di Seta, come Linda, Marzia, Silvana, Angelica, Clara, Letizia.
In realtà si tratta di figure ordinarie divenute mitiche agli occhi di Antonio Venditti, figure di donne che vivono la realtà quotidiana, accumunate dal dolore e dalla sensibilità che il poeta incarna, un inquieto irrinunciabile cercare la veridicità della donna, mantenendo fede a quella tenerezza suscitata dall’esplorazione della nostra condizione umana.
ISBN: 978882551644-9
Ed. Aracne – pp.280 – 12×20 cm
© 2la.it - Riproduzione riservata.