La parola comunicazione è composta da due parole latine: “cum” = con e “munire” = legare, costruire. Pertanto comunicare è un’attività che vien costruita insieme ed è un’attività sociale e cognitiva nello stesso tempo, strettamente associata all’azione ed all’intenzione delle parti che partecipano alla comunicazione ed intendono condividere i significati.
Le parti possono essere individui (animali e persone).
Nel secolo scorso sono stati costruiti dei modelli descrittivi relativi all’interazione comunicativa. Tra queste teorie possiamo citare la Teoria matematica della comunicazione e il modello pragmatico inferenziale aperto.
La Teoria matematica della comunicazione si rifà al modello di C.E.Shannon[1] e W. Weaver[2] nel quale, in estrema sintesi, sono previsti i seguenti componenti della comunicazione:
– la sorgente dell’informazione che può essere un individuo o una macchina;
– il trasmettitore responsabile della codifica del messaggio in un segnale;
– il canale, cioè il mezzo di trasmissione del messaggio
– il ricevitore che decodifica il segnale nel messaggio
– il destinatario (individuo o macchina) che elabora il messaggio.
In questo modello, infine, viene introdotto il concetto di sorgente di disturbi (rumore) che intervenendo lungo il canale provoca un’interferenza, impedendo di fatto una buona comunicazione.
Invece nel modello pragmatico inferenziale aperto il significato del messaggio, che deve essere trasmesso, si costruisce insieme attraverso le conoscenze condivise, l’intenzionalità reciproca ed un certo livello di consapevolezza. Pertanto molto rilevante in questo modello è il fatto che la comunicazione è fondamentalmente distinta dall’informazione.
In ogni caso risulta però che la comunicazione è disturbata, oltre che dal rumore, eventualmente presente sul canale impiegato, anche quando il messaggio è mal codificato o c’è una difficoltà nel codificarlo, oppure se risulta difficoltoso recepirlo e decodificarlo a causa di limiti o difetti del ricevente. Ovviamente nel caso della comunicazione tra persone, oltre alla comunicazione verbale non linguistica ed alla comunicazione non verbale, viene utilizzato il linguaggio[3]. Possiamo dire che, nella comunicazione linguistica, il primo disturbo può verificarsi nella sua espressione che può essere ostacolata da cause periferiche per esempio le lesioni alla lingua, alla laringe o alla faringe (si parla allora di dislalie, caratterizzate da errate pronunce di fonemi), od anche i disturbi della voce, quali le disfonie.
Tuttavia possono essere presenti anche le cosiddette disartrie cioè disturbi del linguaggio causati da alterazioni delle strutture motorie della fonazione. In questo caso è bene precisare che si tratta comunque di disturbi non afasici, che non presentano cioè alterazioni dei livelli sintattici e semantici (di cui abbiamo parlato in precedenti articoli).
Infine, a fronte di un messaggio ben codificato e trasmesso in modo corretto ed escludendo sempre i disturbi afasici, la comunicazione può essere disturbata anche in ricezione. In questo caso le cause del disturbo possono essere le varie forme di sordità (superficiale e profonda) che possono limitare od impedire la ricezione del messaggio vocale.
[1] Matematico ed ingegnere statunitense (1916-2001)
[2] Scienziato e matematico statunitense (1894-1978)
[3] Ci sono quattro tipi di disturbi della comunicazione linguistica: espressione, espressione e ricezione, fonazione e balbuzie. Quando i sintomi non rientrano in uno di questi casi si parla di disturbo non altrimenti specificato.
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