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Psicologia: è scienza?

La psicologia è stata riconosciuta come una scienza da quando nello studio della mente si è cominciato ad usare il metodo sperimentale (1879), ma ciò non vuol dire che le conclusioni o i risultati ottenuti fossero assolute o universali.

Infatti, a differenza delle scienze naturali[1], le variabili sperimentali coinvolte negli esperimenti anziché essere grandezze fisiche sono “costrutti psicologici”: mentre le grandezze fisiche, per esempio, fanno riferimento a teorie largamente condivise dalla comunità dei fisici (fino a quando non vengono smentite sperimentalmente[2]), i costrutti psicologici, invece, fanno riferimento a teorie (modelli, paradigmi) che non sono condivise dalla comunità degli psicologi.

Ad esempio, nella disputa tra L.Festinger[3] e D.Bem[4] negli anni ’50 che nacque sull’interpretazione dello stesso paradigma sperimentale, il primo formulò la teoria della dissonanza cognitiva (1957), il secondo interpretò gli stessi esperimenti formulando la teoria dell’autopercezione (1972).

Questo accade perché la psicologia cerca di costruire un modello di interpretazione della psiche, che per definizione è imperfetto (difficilmente si riesce a riprodurre un fenomeno ottenendo sempre lo steso risultato).

Ciò non deve sorprendere più di tanto, perché non è molto diverso, ad esempio, da quanto accade nella scienza economica: gli economisti si dividono tra scuole di pensiero diverse (si pensi alla nota distinzione tra neoclassici e keynesiani) e le teorie, pur costruendo un modello per interpretare il sistema economico, non sono in grado di prevedere con esattezza quello che accadrà.
Ma la psicologia ha un’altra peculiarità fondamentale: non è una disciplina omogenea né nei metodi e né negli scopi. Infatti, nell’ambito della psicologia si è sempre assistito a grandi divisioni teoriche che hanno riguardato sia la formulazione dei modelli di interpretazione (basti pensare alla divisione tra comportamentisti per quali la psicologia era pura scienza dei fenomeni osservabili, cioè solo dal comportamento deduco i caratteri della psiche, e psicoanalisti per i quali era, invece, irrinunciabile l’introspezione e, quindi, lo studio della coscienza) sia la definizione stessa degli ambiti della disciplina.

E così mentre la psicologia generale è sempre stata centrale in ambito accademico (si pensi agli studi sulla percezione), la psicoanalisi è nata fuori dal metodo sperimentale ed è stata quindi osteggiata dagli ambienti accademici, la psicologia del lavoro (“industriale”) è stata tenuta fuori per anni dal contesto accademico e tanti altri rami disciplinari si sono sviluppati in modo indipendente.
Queste divisioni metodologiche nascono storicamente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Oggi le divisioni sono ancora più esasperate: nonostante l’avvento del cognitivismo[5] abbia eliminato le dispute sulle “impostazioni teoriche di principio”, nessuno si sogna di costruire una disciplina unitaria che sappia indagare scientificamente la psiche, come hanno preteso nel corso del ‘900 i comportamentisti, i gestaltisti, gli psicometristi e così via.

Infatti il prof. Mecacci[6], nel suo manuale di storia della psicologia del novecento, sostiene (con una certa rassegnazione) che forse sarebbe il caso di abbandonare l’idea della psicologia come scienza quantitativa unitaria e considerarla invece un “racconto sulla psiche”.

Non dimentichiamo poi che la psicologia è una scienza “giovane”, se si pensa che quando Wundt[7] apriva il laboratorio di psicologia (1879), la fisica moderna esisteva da almeno 200 anni (nel 1666 la mela cadde in testa a Newton)…

 


 

[1] Per esempio: la fisica, la chimica, …

[2] La teoria della “relatività ristretta” fece “crollare” in un certo senso la meccanica di Newton.

[3] Leon Festinger (New York, 1919 – 1989) è stato uno psicologo e sociologo statunitense. Secondo la teoria della dissonanza cognitiva, come è stato proposta originariamente da Festinger, si ha dissonanza, cioè, incompatibilità, quando la constatazione: “Ho effettuato l’azione A” entra in conflitto con la credenza personale e cioè “L’azione A era incompatibile con il mio atteggiamento”. La dissonanza è uno stato di tensione spiacevole che motiva un cambiamento cognitivo mirante a ridurre tale incompatibilità.

[4] La teoria dell’autopercezione di Bem afferma che le persone riescono a conoscere i propri stati interni osservando i propri comportamenti.

[5] Orientamento sperimentale che analizza i processi cognitivi attraverso i quali l’individuo acquisisce e trasforma i dati provenienti dall’ambiente, traducendoli in conoscenze (1967).

[6] Luciano Mecacci (Livorno, 1946) è uno psicologo italiano, già professore ordinario di psicologia generale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze.

 

[7] Wilhelm Maximilian Wundt (Mannheim, 1832 – Lipsia, 1920) è stato uno psicologo e fisiologo tedesco. È divenuto per la storia della psicologia “il padre fondatore” della disciplina (Blumenthal, 1979), grazie al suo contributo teorico e sperimentale.



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