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Biomassa? Energia alternativa

Prima definizione

Il concetto di Biomassa (1931) è stato formulato grazie allo zoologo tedesco Reinhard Demoll[1] e si intende quella massa, che tutti gli organismi viventi di una particolare area possiedono insieme. Tuttavia tale definizione del concetto di biomassa ecologica è ancora in uso.

 

Invece, quando, nel 1934, il biologo acquatico russo V.G. Bogorov [2] pubblicò il suo studio Seasonal Changes in Biomass of Calanus finmarchicus in the Plymouth Area in 1930, si occupò della biomassa del Copepoda nelle acque di Plymouth. Dopo aver individuato la biomassa di una data popolazione, vale a dire gli individui di una specie all’interno di una determinata area, che insieme formano una comunità riproduttiva, ne misurò il peso secco solo dopo che gli organismi catturati furono asciugati con cloruro di calcio.

Seconda definizione

In tal modo Bogorov nel 1934 sviluppò una seconda definizione del concetto ecologico di biomassa e cioè per biomassa si intende la massa a secco di tutti gli individui in una popolazione.

Energia e biomassa

Del resto, dal punto di vista energetico si può definire “biomassa” l’insieme di quei prodotti di origine forestale o agricola (includendo i loro residui ed escludendo i rifiuti urbani o zootecnici), provenienti cioè da colture, energetiche o tradizionali.

In altri termini con “energia da biomassa” si intende l’energia ricavabile da sostanze biologiche, ovvero organismi di origine animale e vegetale, non fossili. L’energia da biomassa rappresenta una categoria di energia alternativa, in quanto viene ottenuta tramite lo sfruttamento di sostanze che, a differenza dei combustibili fossili, sono rinnovabili e quindi il loro sfruttamento non implica una riduzione della loro entità.

Inoltre, poiché non determina un aumento del tasso di anidride carbonica nell’atmosfera, la combustione di queste fonti causa un inquinamento ambientale molto ridotto rispetto a quella degli idrocarburi.

I prodotti di biomassa comprendono sostanze molteplici e variegate. Si tratta per lo più di materiali e residui di origine forestale, agricola o zootecnica, rifiuti di origine urbana, prodotti di scarto di industrie agro-alimentari, alghe o altre specie vegetali. Le sostanze utilizzabili per la produzione di biomasse devono possedere un elevato tasso di crescita e presentare una certa tollerabilità e capacità di adattamento alle situazioni climatiche e biologiche[3]. L’energia che esse contengono non è altro che energia solare raccolta dai vegetali tramite i processi di fotosintesi, grazie ai quali anidride carbonica ed acqua vengono trasformate, appunto, in materiale organico sfruttabile.

Biomassa ed Unione Europea

Le biomasse rappresentano il 15% dell’offerta energetica mondiale, che però viene consumata in maniera episodica, al di fuori dei circuiti commerciali dell’energia. E’ utile sapere che l’Unione Europea ha avviato un aggressivo programma di dimostrazione che prevede la diffusione di colture energetiche, l’utilizzo di residui agro-industriali e zootecnici e di biomasse acquatiche, con l’obiettivo di raddoppiare in pochi anni il contributo di questa fonte di energia.

 


[1] (Germania: 1882–1960)

[2] (Russia: 1904–1971)

[3] Per esempio: Le piante possono essere coltivate appositamente per la produzione di energia o possono essere raccolte nell’ambiente naturale. Le piantagioni di solito usano tipi di piante capaci di produrre una gran quantità di biomassa in tempi brevi e in modo sostenibile. Si può trattare di alberi (come pini ed eucalipti) o altre piante a crescita veloce (canna da zucchero, mais, soia).



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