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Janusz Korczak

“Nell’impotenza cresce il culto della forza”

Janusz Korczak[1], è il nome di un illustre sconosciuto nato a Varsavia nel 1878  e morto nel campo di sterminio di Treblinka[2], nel 1942, è stato un  pedagogo,  scrittore  e  medico polacco.

Medico militare nel corso della Guerra Russo-Giapponese nel 1905–1906 e ufficiale medico nella prima guerra mondiale fu pediatra e direttore di un orfanotrofio, condusse una vita esemplare dedicata all’educazione e alla cura dei bambini.

Egli lavorò inoltre alla radio conducendo la trasmissione “Le piccole conversazioni del vecchio dottore”, durante le quali rispondeva alle domande di genitori e educatori. Nel 1914 pubblicò “Come amare il bambino”[3], testo fondamentale della moderna pedagogia, perché vi si afferma che il bambino, appena nato, è un unico universo creato dalla madre e poi, mentre cresce, il mondo sottrae una parte del bambino alla madre affinché egli si crei il suo microcosmo. Molto importante è che i genitori lo educhino in “pura perdita”, senza pretendere nulla dal bambino. Addirittura al paragrafo 37, Korczak propone l’emanazione di una “Magna Charta Libertatis” dei diritti del bambino, anticipando di Carta Internazionale dei Diritti del Bambino (1924).

Invece, edito postumo[4], fu più toccante il libro di Korczak: “Il diario del ghetto”[5].

Si tratta di un documento devastante per la lucidità con la quale il pediatra tratta gli argomenti e per come egli ricorda il corso dei suoi pensieri di ragazzo miscelandoli con le riflessioni e la realtà del suo “oggi”. Tra l’altro, in questo testo egli si riferisce alla sua infanzia ingenua e alla sua missione di prendersi cura dell’uomo. Racconta le storie dei bambini dell’orfanotrofio e di come quelli fuori l’orfanotrofio muoiano di fame e di malattie e nessuno si occupi di loro. Siccome nel ghetto si era ormai compreso che la morte di uno poteva rappresentare la salvezza di un altro, la “Casa degli Orfani” andava avanti e continuava ad accogliere bambini di famiglie che chiedevano per loro asilo.

Nel 1990 fu realizzato il film “Dottor Korczak” di Andrzej Wajda proprio su questi racconti del periodo durante l’occupazione nazista.

Nel romanzo storico Kindling [6] si parla della sua vita attraverso la descrizione degli eventi da parte di uno degli orfani del ghetto di Varsavia.

Invece,  Dario Arkel  pubblicò nel 2009 “Ascoltare la luce, Vita e pedagogia di Janusz Korczak”. Lo scrittore e poeta italiano gli dedica una serie di racconti che partono dalla vita e dai libri di Korczak e ne declinano le linee di pensiero fondamentali.

E’ importante anche segnalare che in Piemonte, nella primavera del 1987, è stata istituita un’associazione di volontariato dedicata a Janusz Korczak[7].

Infine ricordiamo che il musicista italiano Nicola Gelo gli ha dedicato la sua composizione Janusz.[8]

 

[1] Il vero nome era Henryk Goldzmit

[2] La mattina del 5 agosto 1942, i 200 bambini dell’Orfanotrofio del Ghetto di Varsavia furono prelevati dalle SS per essere mandati allo sterminio al campo di Treblinka. Korczak li accompagnava dopo averli fatti ben vestire con gli abiti migliori e camminare ordinati mano nella mano come se andassero a fare una gita. Gli ufficiali nazisti si opposero che una personalità come Janusz Korczak fosse deportata, ma lui rifiutò la salvezza per seguire i suoi bambini fino alla fine. Sembra che sia morto di dolore sul treno verso Treblinka.

[3] Come amare il bambino, Milano, Luni Editrice

[4] Igor Newerly (suo allievo e segretario) ne aveva conservato il testo. Nel 1958 ne fece la traduzione e lo pubblicò

[5] Diario del Ghetto, Milano, Luni Editrice oppure Roma, Castelvecchi 2012

[6] Autore Alberto Valis ed. Felici Editori, 2011

[7] https://www.asskorczakvc.altervista.org/index.htm

[8] https://www.youtube.com/watch?v=3jin2-fawXc



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