L’assistente sociale è un professionista dell’aiuto. E quando parlo di “professionista” intendo dire che mentre in passato l’assistenza sociale era maggiormente a carico delle società di muto soccorso, della Chiesa Cattolica o del volontariato; ad oggi è nelle mani di vere e proprie figure professionali. Professioni che purtroppo sono vittime della generalizzazione, dei rimasugli del passato, della discriminazione e della crudeltà di molte persone.
Con questo breve testo, vorrei spiegare e cercare di far comprendere ai cittadini italiani la funzione dell’assistente sociale nella società odierna. Vi chiederò di non fermarvi alle dicerie e all’apparenza ma di lasciarvi prendere dalla curiosità, dall’informazione e dalla voglia di conoscenza. Dunque, cercherò di rispondere ad alcune delle domande quotidiane che mi vengono spesso rivolte:
Davvero per aiutare le persone ci vuole una laurea?
Si, per aiutare le persone bisogna acquisire un determinato bagaglio di conoscenze teorico e tecnico-professionali che sono previste da uno specifico corso di laurea triennale (classe L-39) e magistrale (classe LM-87). Entrambi questi percorsi porteranno rispettivamente all’iscrizione nell’albo B degli assistenti sociali e dell’albo A degli assistenti sociali specialisti, previo superamento di un Esame di Stato. Ovviamente sono necessarie altre caratteristiche personali quali la capacità d’ascolto, l’empatia, la sensibilità verso le problematiche umane ma anche una determinata forza per farvi fronte. Non preoccupatevi, tutto si può imparare. Non c’è la presunzione di affermare che bisogna necessariamente essere portati ad una determinata professione.
Cosa fanno davvero gli assistenti sociali?
Il principale compito dell’assistente sociale consiste nel riattivare le potenzialità della persona. Tale individuo, nel momento in cui chiede aiuto, si trova in una situazione di estrema difficoltà. Una problematica che non è riuscito a sanare attraverso i propri mezzi, la propria rete e i propri strumenti. Una problematica che l’ha portato in ultima istanza a rivolgersi ad un professionista. L’assistente sociale è tenuto ad attivare un percorso di intervento in accordo con la persona, ovviamente previa verifica del bisogno. Questo permetterà all’utente motivato e che soprattutto VUOLE uscire dalla sua situazione di disagio, di rientrare in contatto con le proprie risorse e superare a testa alta le difficoltà.
Come lavora l’assistente sociale?
L’assistente sociale utilizza degli strumenti che sono principalmente il colloquio e la visita domiciliare ma anche delle risorse come ad esempio il contatto con altre associazioni (Caritas, Salva mamma, Telefono Azzurro, case-famiglia ecc.) o anche il lavoro di rete insieme ad altre figure professionali quali psicologi, educatori, avvocati, curatori speciali, tutori ecc. L’integrazione socio-sanitaria è essenziale per mettere a punto un progetto specifico e soddisfacente ma anche per confrontarsi, collaborare e arrivare ad avere una visione totale dei casi da affrontare.
L’assistente sociale ruba i bambini?
Questa è una delle domande che più mi addolorano e alla quale, purtroppo, mi ritrovo a rispondere costantemente. Gli assistenti sociali non rubano i bambini. Per comprendere pienamente quest’affermazione, è importante ricorrere ad una spiegazione precisa:
- Gli assistenti sociali intervengono sui nuclei famigliari comprendenti minori previa indicazione/segnalazione da parte della Procura della Repubblica o del Tribunale dei Minorenni.
- Se ad esempio ricevono una richiesta di indagine socio-ambientale, sono autorizzati e obbligati a verificare l’idoneità genitoriale dei coniugi, la salubrità dell’ambiente e la serenità del clima familiare.
- Nel caso LIMITE e nel caso RARISSIMO in cui dovessero negare l’idoneità genitoriale e decidere di collocare il minore in una struttura alternativa idonea; la decisione verrà presa in base ai fattori di rischio che limitano o danneggiano il benessere psico-fisico del minore. Ad esempio situazioni gravissime di violenza fisica o psicologica ecc.
- Durante il periodo di permanenza del minore in casa-famiglia, l’assistente sociale, contemporaneamente, attuerà un percorso di intervento sulla famiglia biologica al fine di recuperare l’idoneità genitoriale e procedere, nel tempo, alla ricongiunzione familiare.
Spero di aver chiarito la bellezza, l’utilità e la complessità della professione che mi accingo a svolgere in futuro. Cerchiamo di evitare le generalizzazioni e di comprendere che in tutte le professioni esistono persone che effettuano al meglio o al peggio il loro lavoro. Gli assistenti sociali non sono dei mostri di cui aver paura ma dei promotori del benessere della società.
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