Il termine modus è composto dalla radice med- che si trova anche in alcuni vocaboli greci, come “mètron”, misura. Dal suo significato di base, misura, derivano variegate accezioni: il modus è ciò che determina la “ melodia” della poetica e, quindi, il verso; il “limite”, inteso come misura massima o minima; la “mediocritas”, la giusta misura, ossia la temperanza; la “norma” delle azioni, ossia la “ maniera”. A modus si collegano ulteriormente una serie di termini appartenenti al campo semantico della misura ( ad esempio “modius, “moggio”), dell’ etica come “modestus” (moderato). Il poeta latino per eccellenza che ha utilizzato il sostantivo modus spesso e nelle sue varie sfaccettature, è Orazio. Il significato del termine è spiegato dallo stesso poeta nella prima satira: è il giusto mezzo tra gli estremi, che rappresentano il male morale. Alla base di questa convinzione, vi è una una lunga tradizione, che inizia con la lirica greca fino alle filosofie ellenistiche. Il “modus”lo troviamo negli albori della lirica greca arcaica con Archiloco, in contrapposizione al codice comportamentale omerico e poi nella tragedia, dove assume un preciso significato religioso: “hubris”, eccesso che espone gli uomini alla vendetta degli dei. Infatti dicendo “est modus in rebus” Orazio si riferisce a questa lunga tradizione. Oggi, il sostantivo ha avuto esiti in tutte le lingue neolatine e germaniche, conservando un’ ampia gamma di significati, con una netta prevalenza per quello generico di “modalità”.
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