Pastore battista statunitense, nato ad Atlanta nel 1929 e morto a Memphis nel 1968.
-King, come ti definiresti?
«Un pastore battista che si è dedicato alla causa dell’emancipazione dei negri, applicando metodi pacifici di lotta».
-Qual era Io scenario nel 1955, quando ti nominarono pastore a Montgomery?
«A quel tempo erano segregati anche i locali pubblici, i ristoranti, gli alberghi, i mezzi di trasporto. La comunità nera appariva passiva e divisa».
-Quale fu la scintilla del riscatto?
«Il 1° dicembre del ’55, una giovane sartina di colore, la signora Rosa Park, salì su un autobus dopo una giornata di lavoro. I posti riservati ai negri erano tutti occupati, lei si sedette in mezzo ai bianchi. Fu arrestata. Allora decidemmo il boicottaggio dei mezzi di trasporto».
-E come?
«Per sei mesi 50 mila lavoratori dalle lontane periferie andarono a piedi. A una vecchia che si trascinava stancamente, fu implorato di smettere. Rispose: “Prima i miei piedi erano riposati ma la mia anima era stanca; adesso i miei piedi sono stanchi ma la mia anima é riposata”. La Corte Suprema decretò che la segregazione degli autobus era illegale».
-Nel ’64 hai ottenuto il Nobel per Ia pace e hai destinato i fondi alla lotta per l’uguaglianza.
«Era l’inizio della campagna per i poveri: un’azione che doveva unire nella lotta non violenta non soltanto i lavoratori neri ma anche i bianchi più poveri. Siamo tutti figli di Dio».
-Ti hanno assassinato a Memphis. Perché?
«Perché il male talvolta vince le battaglie, ma perde sempre le guerre».
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