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La cannuccia

Un sigillo rinvenuto presso la città di Ur, risalente a più di 5 mila anni fa, mostra come i primi a utilizzare le cannucce per bere furono i Sumeri, gli inventori della birra. La birra era torbida e non filtrata, perciò la si gustava con la cannuccia, per evitare che i suoi residui molto amari finissero sulle labbra. A quel tempo le cannucce erano in oro e lapislazzuli, come quella trovata nella tomba di Pu-Abi, nobildonna di Ur vissuta nel terzo millennio a. C.
Marvin Stone, un produttore di bocchini da sigarette di Washington che dopo l’orario lavorativo amava sorseggiare acqua e menta, pensò di produrre una cannuccia “artificiale” che non alterasse il sapore della sua bibita preferita.
Fu lo stesso Stone a brevettare nel 1888 il processo per produrre le prime cannucce di carta: ottenne il prototipo avvolgendo strisce di carta attorno a una matita e incollandole insieme. In seguito sperimentò la carta rivestita di paraffina (la cosiddetta “carta Manila”) in modo che le cannucce non si rammollissero durante la consumazione della bevanda. Stone progettò anche una cannuccia a uso dei consumatori di limonata: il suo diametro era tale da evitare che i semi di limone passassero nel tubo. Nel 1906 la Stone Straw Corporation brevettò la prima macchina per la produzione in serie di cannucce, che sino a quel momento erano arrotolate a mano una alla volta. Ma si attese fino al 1937 perché il brevetto della prima cannuccia flessibile fosse concesso all’inventore americano Joseph Friedman.



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