Apr
19th
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In ricordo di Francesco

Perché a te, perché a te, perchè a te?. Ebbene sì: perché “Dico, perché a tutto il mondo viene dirieto, ogni persona pare desideri di vederti e d’udirti, e d’ubbidirti? Tu non se bello uomo del corpo, tu non sé di grande scienza, tu non sé nobile: onde dunque a te che tutto il mondo venga dietro?

–         Frate Masseo da Marignano

Era il tramonto del 3 Ottobe 1226, un Sabato. L’Ordine dei Francescani era già sparso su tutta l’Europa e l’Oltremare, con migliaia di Frati raggruppati in provincie guidate ciascuna da un ministro e ognuna delle quali suddivisa in custodie. Nel 1224 i Minori erano arrivati anche in Inghilterra. Nel 1225 Isabella, sorella di Luigi IX di Francia, aveva fatto fondare il convento francescano di Longchamps ove religiose di nobile stirpe facevano nel nome di Francesco voto di clausura.

Ma non era perfetta letizia.

Dicono che nell’istante in cui chiuse gli occhi siano accaduti prodigi e che la sua anima sia stata vista volare in cielo.

Ma nemmeno in ciò era perfetta letizia.

Era il 3, Sabato, al tramonto. Secondo le ore liturgiche cominciava la Domenica, il giorno del Signore. Le allodole, che amano la luce, si alzarono allora in volo. A stormo presero a volare a bassa quota sopra il tetto dell’edificio nel quale egli giaceva: e, girando in cerchi, cantavano.

E Francesco, chiudendo gli occhi a questa vita, li riapriva all’alba di quella celeste.

Morte di San Francesco (Legenda maior XIV,6)

1243 Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina e l’uomo beato s’addormentò nel Signore.
Uno dei suoi frati e discepoli vide quell’anima beata, in forma di stella fulgentissima, sollevarsi su una candida nuvoletta al di sopra di molte acque e penetrare diritta in cielo: nitidissima, per il candore della santità eccelsa e ricolma di celeste sapienza e di grazia, per le quali il Santo meritò di entrare nel luogo della luce e della pace, dove con Cristo riposa senza fine.
Era, allora, ministro dei frati della Terra di Lavoro frate Agostino, uomo davvero di grande santità. Costui, che si trovava ormai in fin di vita e aveva perso ormai da tempo la parola, improvvisamente fu sentito dagli astanti esclamare: “Aspettami, Padre, aspettami. Ecco sto già venendo con te!”.
I frati gli chiesero, stupiti, con chi stesse parlando con tanta vivacità. Egli rispose: “Non vedete il nostro padre Francesco, che sta andando in cielo?”; e immediatamente la sua anima santa, migrando dal corpo, seguì il padre santissimo.

1244 Il vescovo d’Assisi, in quella circostanza, si trovava in pellegrinaggio al santuario di San Michele sul Monte Gargano. Il beato Francesco gli apparve la notte stessa del suo transito e gli disse: “Ecco, io lascio il mondo e vado in cielo”.
Al mattino, il vescovo, alzatosi, narrò ai compagni quanto aveva visto e, ritornato ad Assisi, indagò accuratamente e poté costatare con sicurezza che il beato padre era migrato da questo mondo nel momento stesso in cui egli lo aveva saputo per visione.

1245 Le allodole, che sono amiche della luce e han paura del buio della sera, al momento del transito del Santo, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto della casa e roteando a lungo con non so qual insolito giubilo, rendevano testimonianza gioiosa e palese alla gloria del Santo, che tante volte le aveva invitate a lodare Dio.



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