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Quando la cucina è un’opera d’arte

Dall’antichità ad oggi le opere d’arte raffiguranti cibo e momenti conviviali attraversano tutta la storia dell’uomo ed artisti sconosciuti e celebri hanno sperimentato questo soggetto.

Già l’uomo primitivo dipinge immagini di prodotti alimentari e scene di caccia sulle pareti delle caverne, così come offerte di cibo sono incise sulle piramidi egiziane, perché nell’Antico Egitto il cibo possedeva funzioni simboliche e allegoriche.

Anche nei secoli successivi il cibo e l’arte restano un connubio imprescindibile per l’uomo e non c’è da stupirsi se artisti di tutti i tempi si sono cimentati nel riprodurre cibo, banchetti con commensali e tavole imbandite. Selvaggina, pesce, verdura e frutta nel corso del tempo hanno stimolato creativi, soprattutto pittori ma anche scultori, che hanno realizzato opere capaci di rilevare l’abbondanza della terra e la sua immagine metaforica.

I grandi maestri e il cibo

Tra gli artisti più noti abbiamo il milanese Arcimboldo (1527-1593), inventore delle originalissime “teste composte”: busti e ritratti allegorici in cui vengono raffigurate figure umane attraverso composizioni di verdura, frutta e fiori.

Anche Caravaggio (1571-1610) nei suoi quadri, congiungendo simbolismo e realismo in un solo linguaggio fornisce notevole risalto alla natura morta. Questo si rileva nel Bacco degli Uffizi, nel Giovane con canestro di frutta della Borghese, nella Canestra di frutta o Fiscella dell’Ambrosiana, nella Cena in Emmaus della National Gallery, dove intorno ad un tavolo dove siede Cristo risorto e due discepoli, oltre al pane e al vino è presente una canestra con diversi frutti raffigurati realisticamente con le loro imperfezioni e in particolare con una mela affetta da ticchiolatura, malattia di origine fungina.

Il dipinto di genere più noto eseguito dal maestro bolognese Annibale Carracci (1560-1609) è il Mangiafagioli (olio su tela, cm 57×68, Galleria Colonna) realizzato tra il 1584 e l’anno successivo. Si tratta di una straordinaria scena di vita quotidiana dove un contadino intendo a mangiare fagioli è palesemente sorpreso, come dimostrano lo sguardo attonito e la sospensione del gesto di portarsi il cucchiaio alla bocca che rimane aperta mentre gocce della zuppa ricadono nella scodella, dalla presenza di osservatori.

La natura morta è un soggetto molto utilizzato anche da Giorgio de Chirico (1888-1978), maggiore esponente della pittura metafisica. Diverse volte sull’ampio davanzale di una finestra ha raffigurato frutta di vario genere, in grande abbondanza e stramatura, molto vicino al deterioramento, allo scopo di simboleggiare un senso di inquietudine e precarietà. Si vedano le opere I pesci sacri, Natura morta con salame, Composizione di frutta con statua classica, Vita silente di frutta. 

Anche Vincent Van Gogh (1853-1890) realizzò opere inerenti il cibo, come   La vigne rouge del 1988 dove sono raffigurati contadini intenti nei lavori dei campi e raccolti e I mangiatori di patate del 1885. 

L’intento di semplificare la forma portò Paul Cézanne (1839-1906) a progettare i volumi degli oggetti con semplici piani di colore, come nella Natura morta con piatto di ciliegie del 1885-1887.

Gli allievi e il cibo

Una straordinaria sinergia culturale è recentemente nata tra il Liceo Artistico statale “Giulio Carlo Argan” di Roma e l’Istituto professionale di Stato per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera (IPSEOA) di Tor Carbone, sempre nella Capitale.

Questa ha consentito agli studenti del primo istituto di creare opere d’arte raffiguranti cibo, mentre gli allievi del secondo istituto hanno realizzato elaborati e succulenti “piatti”. Si è trattato di un viaggio poco convenzionale tra arte e cibo, capace di cogliere le connessioni tra due settori fondamentali per l’Italia: quello culturale e quello enogastronomico.

Il cibo come arte, la cucina come museo, questi i concetti alla base del percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento che ha coinvolto in particolare alunne ed alunni della 5P del Liceo “Argan” e della classe 2C dell’IPSEOA.

Questo è stato concepito all’interno del percorso finanziato dai Fondi Strutturali Europei nell’ambito del progetto PON “Musei in comune” per il Potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. La realizzazione è stata possibile utilizzando una didattica mista, che prevedeva incontri con esperti su tematiche trasversali e incontri di carattere laboratoriale nelle strutture ospitanti dell’IPSEOA Tor Carbone, in cui, studentesse e studenti di entrambi gli istituti hanno collaborato integrando le proprie competenze e sensibilità artistiche.

In particolare si è tratta di utilizzare 40 ore complessive in cui gli studenti sono stati guidati dai tutor Giuseppe Varone (per l’IPSEOA), Tommaso Del Lungo e Rosaria Acierno (per il Liceo Argan).

Prima di iniziare i lavori gli allievi si sono documentati e studiando le opere d’arte storicizzate come il grande dipinto (300×300 cm) Vucciria di Renato Guttuso (1974), il Giardino dell’artista svizzero Daniel Spoerri a sud di Siena, L’origine della spezia – Laboratorio gastronomico sensoriale, fino alle Ekphrasis sui piatti dello chef Alessandro Narducci, il Pollok della cucina italiana, scomparso nel 2018 vittima di un incidente di moto nella Capitale.

Particolare interesse ha suscitato nei giovani il Manifesto della cucina futurista, il cui fondatore del movimento, Filippo Tommaso Marinetti, nel 1932 così si esprime:

 “Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia” (F.T. Marinetti e Filia, La Cucina Futurista, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1932, p. 26).

Sono stati inoltre analizzati temi collaterali come la cucina etnica, la fotografia, la psicologia del colore, l’ecologia e rispetto dell’ambiente, argomenti che gli studenti hanno affrontato con un’indagine critica e personale che è sfociata in un libero lavoro finale.

Ogni studentessa ed ogni studente ha infatti scelto di fornire una propria rappresentazione del percorso utilizzando la tecnica più adatta a quel che aveva da proporre. Il risultato sono diverse opere artistiche variegate ed originali, che unite alle ricette studiate e preparate nel corso dei laboratori offrono una lettura trasversale del percorso.

Visto il valore dei lavori conclusivi il progetto si concluderà con una mostra vernissage nel mese maggio 2021 in cui si potranno ammirare e “degustare” le opere frutto dell’impegno delle studentesse e degli studenti di entrambi gli istituti.

La mostra sarà ospitata in ambedue le sedi, a cominciare da quella dell’IPSEOA Tor Carbone che per l’occasione vedrà allestita parte di Villa Rossa, già residenza del noto regista e produttore Roberto Rossellini (1906-1977).



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