La città di Anzio, posta sul litorale laziale a sud di Roma, possiede una storia antichissima che affonda nel mito le sue radici. Abitata prima dai Latini, poi dai Volsci, divenne colonia romana nel 338 a.C. dopo la “battaglia latina”. Con l’età imperiale raggiunge il suo massimo splendore, del quale, tra l’altro, sono testimonianza i resti del Palazzo Imperiale, c.d. “Villa di Nerone”, dal nome dell’imperatore nato il 15 dicembre del 37 d.C. proprio ad Anzio.
Con la caduta dell’Impero romano la città decade progressivamente, fino al XVII secolo, quando alti prelati della corte papale scelgono questo luogo per cacciare e villeggiare. Tra queste sontuose residenze troviamo Villa Adele, realizzata nel 1615 su progetto del noto architetto Giacomo Barozzi, detto “Il Vignola”. Si tratta della prima villa cardinalizia della città, che nel tempo venne ampliata dai successivi proprietari: dai Cesi ai Pamphilj, dai Borghese alla Banca d’Italia, dall’Opera Pontificia al Comune di Anzio (dal 1964) che tutt’ora la detiene.
L’interno vanta ambienti lussuosi, come la Sala delle Conchiglie, e dal 2002 ospita il pregevole Museo Civico Archeologico di Anzio che raccoglie straordinari reperti volti ad illustrare la nascita e lo sviluppo dell’antica Antium, sia di origine latina, che volsca che romana. Si tratta di statue, affreschi, mosaici, anfore, are, monete, sarcofagi, frammenti architettonici e molto altro.
Il Museo approfondisce inoltre peculiari aspetti della città in età antica, quali le ville, la marineria, il porto. I materiali esposti provengono sia da recenti scavi archeologici che da recuperi effettuati prevalentemente dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri; il percorso è ritmato da totem informativi, dove sono stampati passi di antichi autori, arricchiti da commenti che illustrano i più significativi eventi della storia della città.
Si possono apprezzare reperti provenienti dalle necropoli protostoriche e dai depositi votivi d’età repubblicana, inoltre testimonianze inerenti le necropoli d’età imperiale e i complessi edilizi, privati e pubblici, di età repubblicana e imperiale. Di grande interesse sono le pitture e i mosaici provenienti dal Palazzo Imperiale e i numerosi reperti architettonici e statuari testimonianti l’esistenza di una raffinata e facoltosa committenza.
Nella sala d’ingresso è esposto il grande mosaico pavimentale in bianco e nero Putto alato su pantera proveniente dal Palazzo Imperiale; in altra sala è allestito il mosaico parietale di età Neroniana del Ninfeo di Ercole; un’altra sala è dedicata interamente alle testimonianze numismatiche; un’altra ai resti ritrovati nelle acque territoriali, anche con una straordinaria collezione di ancore; un’altra ancora, da poco inaugurata, alle testimonianze epigrafiche; vi si trova inoltre la zona funeraria, il plastico del Porto di Nerone, la zona didattica e quella musicale.
Tra le opere esposte sono da segnalare la Fanciulla d’Anzio (copia in gesso di dimensioni reali) raffigurante una giovane sacerdotessa vestita con un chitone nell’atto di reggere una tavoletta con oggetti votivi, fu rinvenuta nel 1878 in una nicchia della Villa Imperiale; il Gladiatore Borghese (copia in gesso di dimensioni reali) raffigurante un gladiatore romano nell’atto di proteggersi con uno scudo, forse in bronzo, rinvenuta nei primi anni del Seicento ad Anzio.
Tra i materiali più singolari troviamo un Guttus (biberon per allattare neonati) a forma di elefante montato dal Cornac, colui cioè che in India conduce un elefante e la Cassetta in marmo (seconda metà del I sec.) di forma quadrangolare che raccoglieva gli avanzi combusti del defunto Peregrinus, nato a Milano e morto a soli 28 anni dopo aver prestato nove anni di servizio militare nel corpo speciale degli equites speculatores.
Straordinaria è la collezione di Anfore adibite al trasporto di vino, olio e salse di pesce; è inoltre musealizzato un grande Dolium di forma sferica dalla capacità di circa 1500 litri atto a trasportare prevalentemente vino.
Fin dalla sua istituzione, il Museo Civico Archeologico ha continuamente avviato progetti ed attività culturali e didattiche volte alla conoscenza e diffusione della realtà storica territoriale, e sede di numerose e rilevanti mostre nazionali ed internazionali. Tra queste anche quelle di Arte Contemporanea, che grazie ad un allestimento sperimentale ideato e portato avanti da circa dieci anni da Giuseppina Canzoneri, fondono armoniosamente opere contemporanee con gli antichi reperti. Più precisamente si tratta di una Relazione di Aiuto Oggettuale (abbreviata nell’acronimo R. di A.O.) che sviluppa all’interno di contesti museali, una autentica comunicazione tra le opere di artisti contemporanei e i materiali antichi esposti in un’ottica di autentica sperimentazione ed innovazione. Tra le più recenti mostre di arte contemporanee allestite nel Museo citiamo Agostino De Romanis per Anzio Imperiale (14-27 Aprile 2019) che ha ricevuto una significativa affermazione dal pubblico e dalla critica.
Il Museo Archeologico, giustamente definito Museo con il cuore, anche per straordinaria “accoglienza affettiva” rivolta a tutti i visitatori, elabora continuamente laboratori tematici progettati e curati della Responsabile del Museo, Area Pedagogico/Didattica-Area mostre, Giuseppina Canzoneri.
Nell’ambito degli eventi svolge intensi cicli di attività didattiche, anche a carattere sperimentale: dalla formazione permanente, finalizzata a mantenere un rapporto costante con i più assidui frequentatori mediante cicli di conferenze, conversazioni colte, presentazioni di libri, escursioni, attività pratiche; alla sperimentazione di percorsi sensoriali, basati sull’interazione tattile, visiva e musicale. Per i partecipanti queste esperienze valorizzano le proprie competenze rendendo applicabili e con indirizzo all’approfondimento esperienziale le conoscenze in ambito archeologico, artistico e culturale, maturando quindi una crescita della persona e della propria consapevolezza per il ruolo significativo e d’importanza collettiva ad incentivare la cultura affinchè possa rendersi fruibile a tutti e ad ogni età il patrimonio dei beni culturali.
Nel campo delle attività del Museo, e allo scopo di integrare la conoscenza delle antichità cittadine, vengono organizzate con cadenza mostre dedicate al patrimonio archeologico anziate “disperso” nei principali musei italiani ed europei (Musei Vaticani, Museo Nazionale Romano, Museo del Louvre, ecc).
Tra queste va citata quella attualmente in corso Il Vecchio Pescatore e il mare di Anzio. Il grande protagonista dell’evento è l’eccezionale statua del Pescatore, prestata per l’occasione dai Musei Vaticani, scultura in marmo di sicura provenienza anziate, rinvenuta poco dopo il 1648, forse proprio nell’area di Villa Adele, e quindi del Museo, durante i lavori della famiglia Pamphilj nel Casino Cesi.
Contestualmente all’esposizione del Vecchio Pescatore è allestita anche la Mostra fotografica Anzio: il suo mare. I pescatori. Le sue barche, allo scopo di far conoscere il lavoro dei pescatori, nell’attività passata e presente, che ancora oggi costituisce elemento importante dell’economia e della vita di Anzio. Le fotografie presentate in mostra sono di Flavio Fabiani, Silvano Urbani, Lina Giannino; i documenti fotografici d’Archivio sono di Francesco De Rubeis e Patrizio Colantuono.
Va sottolineato che il 19 Maggio 2018 è stato inaugurato al centro di Largo Bragaglia, nei pressi del Porto Innocenziano, il Monumento al Pescatore creato dall’artista Leonardo Carrano e realizzato nei laboratori artistici di Dino Villitri a Carrara, allo scopo di rievocare la tradizione marinara di Anzio, che deve molto ai suoi pescatori.
Sempre nella grande sala d’ingresso del Museo Civico Archeologico sono esposte opere della pittrice contemporanea Ilaria Brignone: raffigurano in modo personale e sorprendente il mare di Anzio, mettendo all’interno dei lavori frammenti di esperienze e memorie.
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Grande Architetto…Roberto Luciani grazie per questa sintesi colta
Il museo resta bellissimo anche se ha dovuto lasciare spazio al museo dello sbarco.
Manca di vivacità e di vita, non distribuisce più cultura, un vero peccato.