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Il vecchio Pescatore ed il Mare di Anzio

Molto probabilmente la raffinata statua in marmo del Vecchio Pescatore faceva parte della decorazione di un ninfeo che animava il giardino di una fastosa villa romana della metà del II sec. d.C. prospiciente il mare di Antium (Anzio), città posta ad una sessantina di chilometri sulla costa a sud di Roma.

Rivenuta intorno al 1646, il principe Andrea IV Doria la donava nel 1773 a papa Clemente XIV, confluendo così nelle collezioni del nascente Museo Clementino nel Belvedere Vaticano, dove è musealizzata tutt’ora.

L’opera venne restaurata nel 1658 da Adamo Claudio Brefort che per l’operazione ottenne 125 scudi; giunta in Vaticano nel 1773 alla scultura venne restaurato da Gaspare Sibilla il piedistallo; nel 1806 vennero inoltre effettuate alcune limitate integrazioni in stucco e colofonia.

Per tutta l’estate 2019 la statua è tornata ad Anzio per essere esposta nel prestigioso Museo Civico Archeologico, all’interno della Mostra Il Vecchio Pescatore e il mare di Anzio, curata da Tiziana Ceccarini, Carmine Mastroianni e Giandomenico Spinola (Catalogo Edizioni Efesto).

In occasione della Mostra in oggetto è stato effettuato un intervento di pulitura, progettato nel rispetto della patina nobile e delle patinature di restauro, realizzato essenzialmente con compresse di polpa di cellulosa e sepiolite, da Anna Lea Mattozzi e Guy Devreux del Laboratorio di Restauro Materiali Lapidei dei Musei Vaticani.

La scultura realizzata in marmo greco insulare nel 130-150 d.C. raffigura un pescatore anziano in dimensioni reali (altezza cm 167,5). L’uomo manifesta un fisico usurato dalla dura quotidiana fatica ed è colto in un’espressione di affaticamento, con la bocca aperta e il corpo curvo in avanti. La testa è stempiata e il volto barbato è  inciso da rughe profonde. Il braccio destra è piegato in avanti e originariamente sosteneva una canna da pesca, il braccio sinistro, segnato da sporgenti vene, è disteso lungo il fianco per sostenere con la mano il manico di un piccolo secchio ricolmo di pesci. La statua riflette quindi l’immagine di un pescatore dal volto rugoso e dalla pelle avvizzita, consunto dall’età, dalle difficoltà della vita e dai malanni.

Il pescatore indossa un perizoma (subligaculum) capace di fasciargli i fianchi, annodato sotto l’ombelico, da cui pendono sui glutei due lembi con nappe. In origine il pube era lasciato scoperto, atteggiamento certo poco dignitoso, a conferma dello stato servile della persona raffigurata.

“Sono trascorsi molti secoli da quando gli imperatori e i loro ricchi cortigiani sceglievano le coste del Lazio meridionale per trascorrere le loro vacanze in un luogo piacevole e fresco e fuggire così la calda e già caotica metropoli di Roma” (Laura Nolfi, Assessore alla Cultura, dalla prefazione al Catalogo). Ancora oggi, Anzio, grazie alle enormi ricchezze ereditate dal passato e alla posizione favorevole sul mare, si connota come località dalla grande vocazione turistica. In particolare, vi sono conservati e ben valorizzati importanti resti archeologici, come la Villa Imperiale, che uniti alle attività culturali e didattiche volte alla diffusione della conoscenza della realtà storica territoriale e alle mostre di livello internazionale, come quella dedicata alla Fanciulla di Anzio del 2002, curate dal Museo Civico Archeologico e dall’infaticabile Giuseppina Canzoneri (Responsabile del Museo, Area Pedagogico/Didattica-Area Mostre), rendono Antium un polo storico culturale di rilevante interesse.



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