Apr
18th
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Il perché della forza di gravità

La fisica cosiddetta classica, e tuttora la fisica moderna più in generale, ci spiegano il come dell’attrazione gravitazionale, ma non il perché dello stesso fenomeno.  Pertanto dal tempo della scoperta del “come” dovuta al genio di Isaac Newton, non abbiamo progredito di un solo passo nel capire e dimostrare in modo inoppugnabile e coerente “il perchè”, cioè il preciso meccanismo secondo il quale le masse, o i corpi celesti per esempio, il che è lo stesso, si attraggano reciprocamente.

 

Come ormai usa spesso fare la fisica moderna da circa un secolo a questa parte, ci contentiamo quindi del solo “come” della forza di gravità, il quale si esprime mediante l’arcinota legge di gravitazione universale , in forma scalare:

 

 

ove: G è la costante di gravitazione universale;  “m con 1” e “m con 2” sono le rispettive masse di due corpi i cui baricentri sono posti ad una data distanza reciproca r; infine F è la forza esercitata dal primo corpo sul secondo, o viceversa, il che è lo stesso, dal secondo corpo sul primo.

 

In linguaggio non matematico questa formula cosa ci dice?  Essa afferma che due corpi, due determinate quantità di materia, si attraggono reciprocamente in proporzione diretta al prodotto delle loro masse, nonché nel contempo in proporzione inversa al quadrato della loro distanza reciproca.

Per altro, se così stanno le cose, la prima cosa che ci viene in mente è che, ponendo due pesanti masse sferiche sospese a due cavi di uguale lunghezza, l’una vicina all’altra, ovverosia due grossi pendoli, si dovrebbe poter apprezzare tale effetto attrattivo anche nella direzione ortogonale a quella di azione della forza di attrazione gravitazionale terrestre;  vale a dire che i due pendoli, essendo vincolati ad un estremo, dovrebbero cominciare ad oscillare l’uno in direzione dell’altro per via della componente orizziontale attrattiva reciproca, benché l’effetto centrifugo della rotazione siderale terrestre possa complicare le cose (nin realtà di poco, se si applica il principio di sovrapposizione degli effetti). Oppure, posti due satelliti artificiali sulla stessa orbita geostazionaria l’uno a pochi metri di distanza dall’altro, dovrebbero ben presto attrarsi fino a collidere tra di loro.  Da una considerazione simile alla prima ipotesi delle due appena prospettate, potrebbe aver preso le mosse il Cavendish con il suo ben noto esperimento (di Cavendish) per misurare la forza di gravità tra masse in laboratorio  (ma in questo esperimento, la torsione minimale del filo in fibra di quarzo, perché non può essere dovuta all’effetto della forza di Coriolis, cioè l’effetto centrifugo della rotazione della Terra sul proprio asse sui corpi immersi nel suo campo gravitazionale, piuttosto che all’attrazione gravitazionale tra i due corpi?).

Ma ritornando alla nostra legittima domanda sul “perché” della forza di gravità, un altro genio di tutti i tempi, Albert Einstein, a tal proposito asseriva che la gravità altro non sarebbe che la manifestazione della curvatura del campo dello spazio-tempo, la cui alterazione è dovuta appunto alla presenza su di esso delle singole masse. Tale teorizzazione fisico-matematica si può restituire visivamente immaginando il campo dello spazio-tempo come una sorta di materasso sul quale si appoggino delle masse, le quali a loro volta ne derminano la curvatura, ovvero delle concavità, e quindi si avrebbe la formazione di un campo gravitazionale rispettivo locale per ciascuna di esse.  Così avverrà, ad esempio, che la massa più grande farà scivolare quella più piccola verso di essa in virtù di tale concavità  (in realtà le cose sono meno semplici, poiché anche la massa enormemente più grande è costretta a spostarsi verso l’altra più piccola, ossia verso il baricentro del sistema complessivo delle due masse;  vale a dire, per fare mente locale, che anche un gigante come la Terra rispetto alle relativamente piccole comete di passaggio, viene costretto da queste a spostarsi in misura impercettibile verso di esse, così come, ci dicono gli astronomi, la Terra e la Luna si stanno avvicinando l’una all’altra in modo inesorabile sebbene per noi non apprezzabile dati i nostri limitati sensi).

Quindi sta di fatto che la spiegazione plausibile migliore del fenomeno gravidico non sia altro che da ricercarsi nelle teorie fisico-matematiche dell’Einstein, fondate su di costrutti matematici piuttosto sofisticati, come appunto una realtà di una superficie non euclidea a quattro dimensioni, 3 per lo spazio e 1 per il tempo, che se si deforma dovrà esplicarsi per forza in una quinta dimensione: ma ci fidiamo della matematica e delle sue astrazioni, però osserviamo che se tutta la materia dell’universo fosse immobile, la dimensione tempo non esisterebbe più, ed anche quella dello spazio trimensionale scomparirebbe, poiché diverrebbe solo latente, cioè potenziale.  Ma che ci vuoi fare, al giorno d’oggi ti devi fidare di quello che ti dicono i cervelloni, perché per comprendere le meraviglie delle ultime acquisizioni della fisica moderna come minimo di base devi avere all’attivo una laurea specifica settoriale.

Almeno questo è quello che ci dice e che ci impone la scienza blasonata ed accademica ufficiale. Con parole di uno dei suoi benemeriti paladini, l’illustre esponente, premio Nobel per la fisica Richard Feynman, che così si esprimeva a riguardo sul “perché” della forza di gravità  (citazione da “La legge fisica”, di Richard Feynman, Torino 1971-1990, Cap. I, “La legge di gravitazione, esempio di legge fisica”, pg. 36):

“Voi mi direte: “D’accordo, lei ci ha detto quello che succede, ma che cos’è la gravità? da dove viene, e come fa? Ci vuol dire che un pianeta guarda il sole, vede quanto è distante, calcola l’inverso del quadrato della distanza e poi decide di muoversi secondo quella legge?” In altre parole, sebbene io abbia enunciato la legge matematica, non ho fatto alcun cenno al suo meccanismo.”

E poco prima lo stesso Feynman dice al suo uditorio:  “Infine, in connessione con le leggi della fisica su piccola scala, abbiamo trovato che il comportamento della materia a questa scala obbedisce a leggi molto diverse da quelle che si hanno su grande scala”.

 

Ma fermiamoci un attimo a ragionare su quest’ultima affermazione totalmente illogica e paradossale del nostro celebre premio Nobel della fisica, il quale essendo stato pure un eccezionale docente può averlo fatto apposta per mettere tale assurda incongruente pulce all’orecchio ai suoi giovani studenti, e domandiamoci subito: qual’è la soglia, il valore limite che suddividerebbe queste due scale?

Cosa fa mai allora la “diabolica”, ineffabile materia? Ha sempre con sè un libretto di istruzioni per cui – quella stessa materia – si comporta CONTEMPORANEAMENTE in due o più modi diversi rispetto al fenomeno di attrazione gravitazionale?

E già, perche quella stessa materia, nello stesso istante si comporterebbe alla scala astrofisica in un altro modo ancora, secondo altre mirabolanti leggi fisiche basate su matematiche vogliose di essere utili subito per qualcosa di pratico, cosa che possiamo notare di continuo leggendo un qualsiasi articolo di cosmologia contemporanea per bocca del fior fiore dei ricercatori scientifici.

Ma tutto ciò risulta palesemente falso a chiunque sia normodotato di terrena esperienza.

Nemmeno nel mondo spirituale immateriale accade che – nello stesso istante!!! – si possa “odiare, amare, ed essere indifferenti” nei confronti di un’altra persona con cui ci stiamo relazionando. Figuriamoci nel mondo fisico, nella realtà! Come fa mai la materia ad “obbedire” a più leggi, a comportarsi fenomenologicamente in 3 o più modi diversi contempo-raneamente ? ? ! ! !

Ma chi se la beve questa robaccia spacciata per scienza.  Questa non è scienza, ma è piuttosto magia, fantascienza, illusionismo!

 

Prosegue così il nostro caro Feynman (non si sta criticando negativamente né l’uomo, né lo scienziato, ci mancherebbe, peraltro è uno dei miei autori e pensatori preferiti, perché come appunto si è accennato dalle sue argomentazioni traspare un’aspra e meditata critica a tutte le false conquiste della fisica moderna, poiché egli non nasconde le incongruenze, bensì le evidenzia, ed è stato ed è tuttora uno dei pochi che abbia fatto questo, anche se in modo indiretto) : “Sorge quindi il problema seguente: come si comporta la gravità su piccola scala? Questa si chiama teoria quantistica della gravità, che però ancora oggi non è stata formulata in maniera soddisfacente. Non si è ancora riusciti a fare una teoria che sia in accordo con i principi di indeterminazione e con quelli della meccanica quantistica.”  Ed ecco quindi che con questa “gravità su piccola scala”, abbiamo tutta una collezione diversa di vari tipi di gravità, da poter finalmente esporre in qualche museo dei mostri della natura.  Se si potesse fare un paragone tra queste moderne conquiste della fisica con quello della psicologia, propenderemmo senz’altro per una personalità multipla schizoide di una disciplina umanizzata chiamata “fisica moderna”.

 

Ma le cose stanno veramente così?  E’ vero che nessuno, finora, ha mai svelato il perché unitamente al come, della misteriosa forza di gravità?

E che dire del perché di tanti altri fenomeni della realtà fisica e proprietà della materia, di cui ne sappiamo descrivere il come, ma non il perché?  Vale a dire: a livello atomico della forza di Coulomb, oppure del legame chimico, ed anche del fenomeno dell’elettromagnetismo, della teoria quantistica della gravità (cioè “la gravità su piccola scala”, parole di Richard Feynman), o della tavola periodica degli elementi di Mendelejeff?

Sempre con parole del premio Nobel Feynman, è vero che almeno per il momento la fisica moderna deve rinunciare a spiegare ai profani il meccanismo di tali misteriosi fenomeni, perché solo una mente matematica può afferrare tali medesimi arcani fenomeni?

Ci dobbiamo contentare, ad esempio, del principio di indeterminazione di Heisenberg, oppure c’è qualcosa che non va, un errore di fondo, che sfugge alla blasonata scienza accademica, la quale da un secolo a questa parte è diventata dogmatica quanto le religioni, cioè tutto l’opposto di quello che dovrebbe essere il metodo scientifico sperimentale galileiano?

 

Non starò qui a ridurre una questione così cruciale a poche battute stile chiacchere da osteria o da salotto bene.

Chi volesse veramente saperne di più, per cominciare non deve fare altro che portarsi alla pagina 287 del qui di seguito menzionato libro di Marco Pizzuti, “Scoperte scientifiche non autorizzate”, e leggersi il quindicesimo e il sedicesimo capitolo (meglio ancora, tutto il suo eccellente libro).

Devo ammettere che anche io, come chiunque altro, non sono immune dal conformismo e dai pregiudizi, per cui non appena ho visualizzato su quel libro la parola “etere”, automaticamente mi sono mentalmente premunito di una buona dose di scetticismo.

Tale parola per me era sinonimo di pensiero aristotelico e di vecchiume scientifico ottocentesco.  Ciononostante, approfondendo la questione grazie al Pizzuti, mi sono dovuto ricredere.  E man mano che approfondivo, ovvero sui testi di Marco Todeschini e pure su molti altri scritti di altri autori, trovavo via via conferma della giustezza della cristallina, geniale Teoria delle Apparenze dello stesso Ingegner Todeschini, in tutti i suoi dettagli qualitativi e quantitativi, il “perché” e pure il “come” espressi in rigorosi termini fisico-matematici illustrati da colui che era stato evidentemente anche un docente di discipline specialistiche della fisica (di meccanica razionale, di elettrotecnica, ecc.), di estrema bravura e capacità, e che tuttora rimane un eccezionale comunicatore anche solo attraverso uno qualsiasi dei suoi scritti a noi pervenuti.

 

Il buon scettico penserà istantaneamente: ma se la Teoria delle Apparenze di Marco Todeschini è così valida ed inoppugnabile, perchè dal 1949 in poi – anno della sua formulazione ufficiale da parte del suo autore, non ha avuto il successo e la diffusione che si meritava?

Secondo il Pizzuti esistono precise motivazioni che hanno portato all’oblio della Teoria delle Apparenze, nonché a sminuire altrettante valide ipotesi da sondare, e teorie sconosciute ai più.

Secondo me invece quelle addotte dal Pizzuti sono solo concause, mentre il motivo principale portante è sempre lo stesso: è il conformismo, è il pregiudizio, di qualsiasi segno, colore, provenienza; cui qui non si vuole contrapporre  l’anticonformismo – cioè un conformismo di segno contrario, bensì unicamente un non conformismo, chiamiamolo quindi un aconformismo.

E’ per quesa ragione che qualsiasi conformista sbrigativamente classificherà qualsiasi teoria od ipotesi scientifica come obsoleta o addirittura metafisica, già dopo pochi anni dalla sua uscita, e non perderà nemmeno un minuto di tempo a vagliarne il contenuto.

Ma provate a leggere un libro come “Teorie del tutto: la ricerca della spiegazione ultima”, di John D. Barrow.  Vedrete come lì si parla di tutto meno delle cosiddette teorie del tutto, e come l’errore fondamentale di Barrow sia quello di considerare le teorie del tutto come la ricerca della spiegazione ultima di tutte le cose, mentre invece una “teoria del tutto” si occupa di “unificare”. Unificare le varie scoperte parziali settoriali non vuol dire affatto volere spiegare tutto. Una teoria unificante e riformante di tutte le varie discipline scientifiche dello scibile umano infatti porterebbe senz’altro a spiegare e capire un gran numero di fenomeni, sia in termni qualitativi che quantitativi, purtuttavia la conseguenza non sarebbe affatto quella di raggiungere una verità ultima, ma semplicemente, come l’esperienza e la storia umana ci insegnano, quella di poter porci nuove domande e di poter vedere aperti nuovi scenari e nuovi traguardi da raggiungere, sia nel campo scientifico e tecnologico, che in quello spirituale.

Più che nel dare risposte a vecchi problemi, una teoria unificante sarebbe di importanza capitale per le successive domande che ci potremmo porre.  Vale a dire che qualsiasi teoria scientifica è uno strumento, mai definitivo e non dogmatico, per conoscere la realtà che ci circonda e per conoscere noi stessi, piuttosto che qualcosa di fine a se stesso, utile per rispondere a dei barbosissimi quiz a premi, o per compiacere con risposte consone ai dogmi nozionistici in voga in una determina epoca una commissione d’esame, o per ottenere nuovi finanziamenti in ricerche estreme alle alte energie “sul sesso” delle particelle subatomiche o “sulle loro abitudini sessuali” .

Perché questo ultimo ironico appellativo caustico sulla fisica sperimentale delle alte energie e i costosissimi acceleratori e rivelatori di particelle subatomiche?

Perché, per fare un paragone grossolano calzante, ma non tanto approssimativo, immaginiamo di prendere una serie di sfere di marmo tutte uguali e di spararle con un cannone contro una spessa piastra di acciaio raffreddata ad acqua. Finiranno sempre in mille frantumi, e se così facendo, ad ogni nuovo diverso frammento di tali palle di marmo polverizzate, gli dessimo un nuovo nome esotico, cosa ne ricaveremmo in termini di conoscenza acquisita? Né più, né meno quello che si continua a fare con le costosissime ricerche alle alte energie, ovvero con gli acceleratori di particelle:  un’infinità di particelle esotiche, dai ridicoli nomi altisonanti da bestiario di scherzi della natura che gli vengono vieppiù dati, come quelli di bellezza, bosone di Dio, e bla bla bla.

Ma quando mai la natura opera in questo modo? E perché si dovrebbe mai scoprire qualcosa di nuovo necessariamente in questo modo?

Perché forse ciò potrebbe avere una qualche remota applicazione militare?  Tempo perso, giacché le migliori applicazioni militari da sempre provengono dall’uso diverso, straordinario, emergenziale, o forse in ultima analisi solo perverso, di “pacifiche” tecnologie e conoscenze.

Un esempio? La polvere da sparo, scoperta e usata in Cina per i fuochi d’artificio, successivamente nella bellicosa guerrafondaia Europa venne poi utilizzata anziché per divertire i reali e il loro volgo, per ammazzarsi meglio a vicenda.

Di più: avete mai visto da qualche parte un’esplosione atomica spontanea prodotta dalla natura?  Qualcuno potrebbe dire: sì, nel sole, nelle stelle, la fusione nucleare.  Tutte belle teorie fondate solo su ipotesi, non c’è a tuttoggi alcuna prova definitiva di ciò, chiedetelo ad un astrofisico onesto.

Oppure: capita tutti i giorni l’esplosione di una supernova, oppure un del tutto ipotetico fantascientifico Big Bang cosmico?  No, e allora: … se questa della fisica sperimentale delle alte energie è ricerca scientifica, traetene voi un giudizio sulla sua utilità.

 

Bibliografia essenziale:

Richard Fynman: “La legge fisica – Gravitazione, energia, simmetria, quanti”, Bollati Boringhieri Editore, Torino 1971 ed edizioni successive.

John D. Barrow: “Teorie del tutto – La ricerca della spiegazione ultima”, Adelphi, Milano 1992.

Hawking Stephen: “La teoria del tutto. Origine e destino dell’universo”, Rizzoli, Milano 2004.

Marco Pizzuti: “Scoperte scientifiche non autorizzate – Oltre la verità ufficiale”, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza 2011.

Fiorenzo Zampieri: “Marco Todeschini – Tra fisica e metafisica: l’uomo che dedicò la vita alla Scienza Universale”, Centro Studi Valle Imagna, Bergamo 2007, reperibile presso il sito www.circolotodeschini.com.

Marco Todeschini: “Psicobiofisica – Scienza unitaria del creato”, Edito dal Centro Internazionale di Psicobiofisica, Bergamo 1977, reperibile presso il sito www.circolotodeschini.com. Quest’opera costituisce in parte una introduzione alla “Teoria delle Apparenze” dello stesso Prof. Ing. Todeschini, ed in parte una postfazione, illustrante, con linguaggio accessible anche a chi non abbia nozioni basilari di fisica, i motivi per cui non si può prescindere dall’unificare le isolate discipline dellla fisica, della biologia e della psicologia, dal momento in cui la cosiddetta realtà oggettiva include necessariamente anche un osservatore, o meglio il corpo biologico dell’osservatore immerso nella realtà fisica, nonché le sensazioni della stessa persona, cioè sempre l’osservatore.  Todeschini chiarisce una volta per tutte che cosa è realtà fisica, che cosa realtà biologica e cosa è realtà psichica.  Senza questa netta distinzione, continueremo a rimanere in balia delle apparenze.

Marco Todeschini: “La Teoria delle Apparenze – Spazio-Dinamica e Psico-Bio-Fisica”, Edito dal Centro Internazionale di Psicobiofisica, Bergamo 1949 – 1984, reperibile presso il sito www.circolotodeschini.com, in cui la teoria unitaria del Todeschini è esposta oltre che in modo chiaro ed intellegibile, anche con le rispettive dimostrazioni e formule fisico-matematiche, in termini scalari sezione per sezione della realtà dinamica (se il Todeschini si fosse espresso in termini  più generici vettoriali, il volume da 1000 pagine ca. sarebbe diventato di 3000  pagine, nonché inaccessibile pure agli addetti ai lavori, dato il tempo richiesto per “decifrarne” il contenuto), nonché dimostrazioni di esperimenti scientifici riproducibili.

Marco Todeschini: “Einstein o Todeschini? – Qual’è la chiave dell’Universo?”, Edito dal Centro Internazionale di Psicobiofisica, Bergamo 1957. Molto riduttivamente la domanda è: spazio-“vuoto” einsteiniano (il vuoto assoluto, uno “sfondo” in cui sussite o meno la materia) o spazio-“pieno” todeschiniano (spazio fluido-dinamico ponderale incompressibile)?

Emmanuele Borgognone, “La realtà fisica dei fenomeni elettrici, magnetici, luminosi”, a cura dell’Accademia Teatina delle Scienze, Roma, 1967, reperibile informatizzato presso il sito www.circolotodeschini.com, rigorosa trattazione scientifico-matematica esemplare di una delle tante possibili ramificazioni e sviluppi della generosissima Teoria delle Apparenze. Si riporta a fondo pagina un prezioso errata-corrige allegato alla edizione del 1967.

Roberto A. Monti: “Il grande Bluff di Albert Einstein”, Edizioni Moderna, Ravenna 2011; citazione tratta dalla copertina di questo stesso testo di sole 46 pagine, immensamente più utili di tanti altri diversi tomi attualmente in circolazione ripieni di ridondanti chiacchere: il fisico e ricercatore Roberto Monti “spiega in modo semplice quali sono i due errori fondamentali che tolgono qualsiasi validità alla Teoria della Relatività di Einstein. 1) L’esperimento di  Michelson-Morley non ha mai dato risultato nullo. 2) I tempi di andata e ritorno di un segnale ottico non sono uguali per definizione. La loro differnza è dimostrata dall’esistenza dei Giroscopi Ottici.” (Notare però che il Monti postula un etere “statico”; Todeschini al contrario ne dimostra lo stato permanente dinamico: lo spazio fluido ponderale incompressibile del Todeschini è sempre in condizioni di movimento, con effetti sovrapposti traslatori, rotatori, oscillatori.

 

Il lettore dìa per assunto che criticare le teorie di Albert Einstein non è un criticare la sua persona, né uno sminuirne il genio, specialmente in termini ben più subdoli di abominevole razzismo, culturale o etnico che sia (il  razzismo ci fa comunque schifo), il che è assolutamente al di fuori di ogni  nostra discussione e dialettica polemica.

Difatti il bello della scienza sperimentale è che ogni teoria “va collaudata sui  banchi di prova dell’universo”, come diceva l’Ing. Todeschini.  Ed è per questo motivo che vi raccomandiamo anche la lettura di “Esperimenti decisivi per la fisica moderna”, sempre dell’Ing. Marco Todeschini, edito anche in lingua francese, nonché in inglese (reperibile presso il seguente sito internet), nonché almeno del suo “Revisioni sperimentali e teoretiche della fisica moderna” (reperibile presso il seguente sito internet), specialmente per chi non vogli sincerarsi del metodo d’indagine todeschiniano prima di imemrgersi nell’impegnativo studio della sua Teoria delle Apparenze, o meglio ancora, in una revisione scientifica teoretica e sperimentale di tutto il corpus todeschi-niano, che nessuno ha mai finora avuto l’ardire di compiere, nemmeno limitatamente alla sola Spaziodinamica (fisica classica riformata, di poco alla fine, riformata dall’Ing. Todeschini, più che sufficiente a spiegare qualsiasi fenomeno fisico insieme alla relatività galileiana, senza scomodare dimensioni aliene e paradossi matematici e logici insanabili relativistici).

 

Ritornando al dunque, si ricorda il link al sito:   Amici di Marco Todeschini. Circolo di Psicobiofisica (www.circolotodeschini.com), vivamente consigliato insieme ai  suddetti testi, per capire sino in fondo il perchè di molte affermazioni di queste pagine.  Si tratta di  destinare un poco del proprio tempo libero alla lettura, piuttosto che all’intrattenimento televisivo di bassa levatura.

 

Tra questa bibliografia, per chi voglia approfondire la questione prima di parlare a vanvera esternando giudizi affrettati pro o contro la T.d.A., cioè critiche entusiasticamente positive, oppure dogmaticamente negative che siano, si ritiene che i seguenti quattro libri siano indispensabili per comprendere di che cosa stiamo parlando, e per valutare la portata di quella che non è una semplice ipotesi vagamente abbozzata, bensì una vera e propria teoria scientifica unificante e riformante, suffragata da prove sperimentali riproducibili in laboratorio:

1) Fiorenzo Zampieri: “Marco Todeschini”,

2) Marco Pizzuti: “Scoperte scientifiche non autorizzate”,

3) Marco Todeschini: “Psicobiofisica”,

4) Marco Todeschini: “La Teoria delle Apparenze”.

Chi si troverà ad aver valutato personalmente ed estesamente la questione, constaterà come il conformismo e la superficialità siano una delle più gravi malattie spirituali che affliggono l’umanità, ieri come purtroppo ancor oggi. Il mondo è da sempre in mano ai cretini, e ai furbi, i quali manipolano i poveri cretini per i loro ignobili egoistici fini  (gloria, vanità, denaro, potere, e pure per superbia), spesso del tutto gratuiti: la banalità del male è da sempre sottovalutata. Ogni tanto, quasi per miracolo, la Ragione riesce a prevalere sul pregiudizio, e questo lo chiamiamo: progresso.  Lento, anzi, lentissimo progresso!

Per illustrare cosa si intenda per “dogmatismo pseudoscientifico”, esemplare è il caso della scoperta dell’Helicobacter pylori all’interno delle pareti dello stomaco umano, nonché quello della concomitante scoperta della cura dell’ulcera gastrointestinale, i cui artefici, Robin Warren e Barry J. Marshall, derisi per anni, alla fine sono stati insigniti del premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2005.

 

(colonia di Helicobacter pylori)

I soliti cretini e conformisti, del tipo io-sono-normale, hanno per lungo tempo duramente criticato ed irriso Warren e Marshall solamente perché in base a qualche non meglio identificato dogma – questo sì pseudoscientifico! -, nell’ambiente acido dello stomaco non potevano assolutamente sopravvivere microorganismi di alcun genere.

E che dire del fatto che siano da tempo conosciuti batteri estremofili presenti persino nelle acque di raffreddamento dei reattori nuclari a fissione, notoriamente radioattive e letali anche a basse dosi per la maggior parte degli esseri viventi a noi noti?  Basti pensare al Deinococcus radiodurans (https://science1.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/1999/ast14dec99_1/) , scoperto già nel lontano 1956 da Arthur W. Anderson, niente di meno che nella vasca di raffreddamento delle barre di uranio arricchito di un reattore a fissione nucleare!

Deinococcus radiodurans

Che conclusioni ne traiamo allora?

Il mondo è dei cretini, e dei furbi che strumentalizzano i primi a proprio piacimento per i loro biechi scopi opportunistici:  intiepidire sedie, cattedre e scrivanie, consumare ossigeno in prestigiosi uffici, produrre una montagna di carta, apparire come pura, statica e moribonda forma, fare carriera, fare soldi infischiandosene della ricerca della verità.

D’altra parte operare per il bene dell’umanità quasi sempre non conviene, perché si fa una brutta fine, vedi Gesù di Nazareth, Abramo Lincoln, Mohandas Karamchand Gandhi, John Fitzgerald Kennedy, e molti altri ancora, solo tra quelli più noti, tralasciando i milioni di sconosciuti che hanno fatto altrettanto, ma che hanno comunque segnato la storia nel loro grandissimo piccolo.

Ciononostante, anche gli inconsapevoli cretini, e i furbi che strumentalizzano a loro vantaggio le cose, hanno tutti insieme dei limiti:  essi non possono prendere a lungo per i fondelli l’Universo. Prima in poi la menzogna in cui essi si pasciono li porta sempre a sbattere il loro grugno duro contro l’ancor più dura e spietata realtà fisica. Non c’è scampo, presto o tardi per loro arriverà il redde rationem.

Detto volgarmente, le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte, cioè sono palesemente sproporzionate e non durano a lungo nel tempo.  Se fingiamo di ignorare un determinato problema, perché siamo furbetti, cioè perseguiamo degli interessi di comodo, presto o tardi la Natura naturans ci presenterà il solito conto salato, e ci dirà molto francamente: “dove pensi di andare, umanità? Qui non ci sono scorciatoie, perché la legge fisica è veramente uguale per tutti.”

 

In altre parole è ben facile figurarsi che la Legge fisica deve essere necessariamente “uguale per tutti e per tutto”, ossia a tutte le scale (subatomica, atomica, molecolare, corporale dei nostri limitati sensi, astronomica), e sembra pure plausibile che se tale legge esiste, non può che essere una sola, come affermava l’Ing. Marco Todeschini in altro modo e con altre argomentazioni sia qualitative che quantitative, ovvero che da una sola legge fisica, l’equazione fondamentale dell’idrodinamica, meglio nota come l’equazione di Bernouilli, si possano derivare tutte le altre leggi ed equazioni dinamiche della fisica, poiché, sempre secondo la Teoria della Apparenze di Marco Todeschini, la realtà è unifenomenica, altro non è che un’unica esilissima sostanza – l’etere fluidodinamico ponderale incompressibile -, in continuo ed incessante movimento, urti e vibrazioni.  La realtà fisica non ha sapore, non ha colore, non sa nemmeno cos’è il calore.  Ed essendo sostanzata da un fluido eterico dinamico, seppure infinitesimale, l’equazione unica dell’universo fisico è prorpio quella di Bernouilli. Luce, calore, elettricità, magnetismo, colore, sono tutte apparenze della meccanica dell’etere fluidodinamico incompressibile, il quale urta di continuo gli organi di senso del nostro corpo, che a loro volta trasmettono mediante il nostro sistema nervoso dei segnali elettrici alla centralina elettronica di comando del nostro stesso corpo, cioè il cervello, e di qui alla nostra mente, spirito, anima, intelletto, io, psiche, essere che dir si voglia.

 

Se non si ammette che la natura, la realtà fisica ignora concetti come “forza, materia, energia, luce, colore, sapore, pressione, dolore, colore, odore, energia, ecc.”, se non si ammette che noi per indagare la realtà fisica usiamo tutti quanti un corpo, parte di quella realtà fisica, e che noi abbiamo esperienza diretta di ciò che chiamiamo “psiche”, non ne usciremo mai fuori da questo pasticcio confusionario tra realtà fisica, realtà biologica e realtà spirituale. Come ha scoperto e chiarito una volta per tutte Marco Todeschini, non si possono attribuire le nostre sensazioni in quanto osservatori, all’ente osservato, ossia alla realtà fisica fatta unicamente di movimenti, urti, e vibrazioni di una sostanza unica che obbedisce ad un’unica meccanica, quella della fluidodinamica.

 

Se prendiamo ad esempio la seconda legge di Newton: F = m a, notiamo come afferma il Todeschini che al primo membro abbiamo posto un mero concetto astratto di ordine matematico, il quale non appartiene alla realtà fisica, bensì a quella nostra mentale, spirituale, una mera sensazione spirituale.

Difatti se chiediamo ad un fisico:  che cos’è “la forza”, che cos’è “l’energia”, prima o poi sarà costretto a dirci che si tratta di concetti primitivi, oppure ci dirà che tutta la ricerca scientifica verte proprio sul cercare di scoprire che cosa siano in ultima istanza la materia e tutti i suoi comportamenti.

Così, riducendo in modo brutale le scoperte di Todeschini, possiamo finalmente capire che al primo membro della suddetta equazione, la forza F è qualcosa che appartiene alle nostre sensazioni, di ordine spirituale, psicologico, mentre al secondo membro abbiamo ciò che appartiene ed è proprio della realtà unifenomenica, ovvero nient’altro che urti: la massa materiale m si muove perché altra materia la urta.  In natura non esiste nulla che si possa chiamare “forza”, se non esclusivamente nella nostra mente.

 

Da ultimo il lettore non creda che le innumerevoli scoperte di Marco Todeschini si riducano a questi pochi concetti qui esposti in modo molto approssimativo e non rigoroso.  Dalla Teoria delle Apparenze di Marco Todeschini tutta la Fisica ne esce non rivoluzionata, bensì riformata.

Se tra i lettori di queste mio brano vi fosse qualche giovane che non ha ancora la mente oscurata dai pregiudizi e dalle convenzioni, a costui, o costei, rivolgo queste mie vane parole.

 

Studiati almeno la Psicobiofisica e poi la Teoria delle Apparenze dell’Ing. Marco Todeschini. Se ti interessa soprattutto la fisica, ti puoi anche limitare per quanto riguarda il primo libro, alle prime 300 pagine ca.  Dopodiché potrai già passare alla Teoria delle Apparenze.  Per una visione completa e una migliore comprensione di tutto il corpus todeschiniano sarebbe bene però che tu consultassi tutta la bibliografia sopra menzionata.

Già dalle primissime pagine comincerai a capire che non si tratta della solita metafisica propria delle molte teorie unificanti – le teorie del tutto -, che non hanno però alcuna base quantitativa, e che non entrano mai nei dettagli, mai arrivano al dunque  (e che per tale motivo sarebbe corretto definirle niente più che “ipotesi”), mai sono corredate da alcuna dimostrazione su base fisico-matematica, né da alcun esperimento riproducibile.

La Psico-Bio-Fisica di Todeschini non è campata per aria come ad esempio la teoria orgonica di Wilhelm Reich e tante altre teorie ed ipotesi basate su un non meglio identificato etere, le quali hanno tutte il pregio di contenere alcune giuste intuizioni ed ipotesi, ma il grandissimo difetto dello scarso approfondimento dei meccanismi qualitativi e quantitativi dei vari fenomeni fisici, biologici, e psicologici.

Certo, almeno a me, e almeno per il momento, le rivoluzionarie scoperte di quel genialissimo ed infaticabile lavoratore che è stato l’Ing. Marco Todeschini, non mi hanno cambiato la vita.  Ma forse a te, che sei giovane di fatto o giovane di spirito, potrebbe cambiarla, in meglio.

Dott. Arch. Michele Leonardi – copyleft

www.systemichabitats.it – la teoria delle apparenze



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