Il nostro quotidiano è pieno di materia, e le relazioni con gli altri essere umani intorno a noi sono spesso tesi a causa di caratteri diversi ed attitudini diverse. Fermiamoci un attimo e rileggiamo cosa intendiamo, brevemente, per carattere e quali sono le principali caratteristiche.
Da quando l’uomo ha iniziato a meditare sulla sua
natura, e su tutto quanto concerne il suo essere e la sua esistenza, cioè sin
dai tempi antichissimi, ha sempre intuito che la sua Vita, intesa in senso
lato, è determinata e regolata dalla stretta cooperazione e dall’armonia tra
quelle che sono le funzioni biologiche e le esigenze, le attitudini, gli
aspetti molteplici dello spirito. È sempre stato evidente, in sostanza, che
spirito e corpo sono le due facce di un’unica realtà, di un’unità inscindibile,
e sono reciprocamente necessarie ed integrative. Così ogni studio che ha per
oggetto l’uomo non può prescindere da questa unicità, ma in essa sola deve
cercare la risposta ad ogni interrogativo, e ad essa si deve appellare per
chiarire gli aspetti più sconcertanti dell’esistenza umana. Mens sana in corpore sano (mente sana in
un corpo sano) dice un antico motto latino. Con ugual ragione si potrebbe dire
che lo spirito risente se il corpo è malato e viceversa che tutto il corpo risente
di uno spirito malato. Vi è cioè un legame di stretta interdipendenza biologica
tra lo spirito e il corpo e questa interdipendenza si rivela in tutta la sua
complessità quando si affronta un’analisi del carattere o del temperamento di
un uomo: la diversità di carattere riscontrabile tra gli uomini è dovuta,
infatti, anche alla diversità del contesto fisiologico ed ambientale.
IL CARATTERE
Ma che cos’è il carattere? Il termine carattere
deriva dal greco karassein, che
tradotto significa incidere, imprimere un
segno, significare, distinguere e indica, in senso lato, quella nota
particolare per cui un individuo si distingue, si caratterizza rispetto ad un
altro individuo. Dal punto di vista strettamente psicologico, il carattere si
può defluire: « il complesso unitario e totale di forme di vita psichica, che
si rivelano in modo persistente nel singolo individuo e danno ad esso una
speciale impronta» (M. Cesa-Bianchi). È compito della caratterologia svolgere
uno studio sintetico, analizzare cioè l’uomo nella sua complessa individualità,
considerarlo in una visione globale, tenendo perciò presente come la legge
dell’integrazione regga tutto il complesso delle sue funzioni: ogni modifica o
alterazione di una parte distinta dell’essere vivente interessa tutte le sue
parti. Tre psicologi, Le Senne, Heymans e Wiersma, riconoscono nel carattere
tre proprietà fondamentali: l’emotività,
l’attività, la risonanza.
L’emotività
indica il grado di impressionabilità con cui una persona partecipa ai fatti o
agli eventi della vita ordinaria, con intensità superiore alla media. Ciascuno
di noi vive le circostanze con maggiore o minore partecipazione interiore:
diciamo che si turba più o meno intensamente, che si entusiasma o si abbatte
con maggiore o minore facilità; in funzione del grado di emotività un uomo può
essere volubile o costante, intollerabile o paziente, espansivo o chiuso,
cordiale o scontroso, irascibile o padrone di sé. Il pallore o il rossore, che
compaiono spontaneamente sul volto di una persona a seconda che provi paura o
vergogna, sono manifestazioni esteriori della sua impressionabilità e sono
tanto più accentuati quanto maggiore è il grado di emotività. Non emotivo è
detto un soggetto con una impressionabilità agli stimoli esterni inferiore alla
media.
L’attività
è la tendenza innata all’azione, che porta l’individuo a perseverare nel
superamento degli ostacoli e ad agire continuamente, più per l’amore
dell’azione in sé che non per i benefici che da essa possono derivare.
Favorisce un’applicazione assidua al lavoro, rende intraprendenti, abili,
vivaci, ricchi di presenza di spirito, sinceri, puntuali, ottimisti. Il suo
contrario è la non attività che
spinge a tramandare o a trascurare i propri doveri, favorisce la malinconia, il
timore di fronte alle responsabilità assunte, la mancanza di sincerità, di
obiettività, di puntualità, rende distratti, caparbi, inutilmente ostinati.
La risonanza
si può spiegare come il persistere nell’animo di emozioni provate. In base alla
risonanza distinguiamo l’uomo primario e l’uomo secondario; il primario non
riesce a conservare a lungo una determinata sensazione, vive il presente e
perciò è volubile, impulsivo, mutevole nei suoi affetti, nelle sue opinioni,
incoerente, superficiale. Il secondario invece è fortemente impressionabile,
costante negli affetti, fedele alle proprie idee ed opinioni, introverso,
obiettivo, regolato: sa essere puntuale e risparmiatore.
Emotività,
attività, risonanza sono dunque come
lo scheletro di ogni carattere. Esse ci permettono di tracciare una classificazione
di otto tipi di carattere che, pur avendo un valore esclusivamente indicativo,
e abbastanza precisa e fondata scientificamente per aiutarci a studiare e
comprendere l’animo umano.
© 2la.it - Riproduzione riservata.