Nato in Polonia, si stabilì nel 1831 a Parigi. È autore di composizioni soprattutto pianistiche: mazurche, valzer, notturni, polacche, ballate, sonate, studi, scherzi, preludi, concerti.
-Come si diventa musicisti?
«Se intendi artigiani della musica, bastano un po’ d’orecchio e tanta volontà. Se invece ti riferisci ai grandi musicisti, allora occorre anche il talento naturale, la genialità. E queste sono doti che non s’imparano: qualcuno le possiede per dono divino».
-Tu hai avuto questo dono?
«Si, io credo di aver posseduto un’eccezionale sensibilità musicale. A otto anni componevo, a nove davo concerti di pianoforte».
-Un bambino prodigio?
«Di’ pure un genio».
-E quindi un uomo felice?
«La felicità si paga sempre. Più è intensa e più costa. A vent’anni ho lasciato la Polonia in preda alla rivoluzione e non ho più rivisto la mia patria. Ho avuto amori sfortunati, sono morto di tisi a 39 anni».
-Hai avuto amici famosi, come Bellini, Balzac, Delacroix. Hai vissuto accanto a George Sand. Schumann diceva di te: «È un genio!». Eppure la tua fama si è ingigantita dopo la tua morte. Perché?
«Perché ho creato forme musicali destinate a durare tutto il secolo. Per esempio: sono stato il primo autore di ballate strumentali».
-Sei stato un romantico?
«Così dicono, anche se ho sempre rifiutato l’intrusione di elementi letterari nella musica».
-I tuoi autori preferiti?
«Ho amato Mozart. Il più grande, però, è stato Bach».
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