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02nd
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Le zone fitoclimatiche

Leccio (Quercus ilex)

Alberi di montagna in Italia

Le zone climatiche sono aree del territorio italiano che hanno teoricamente lo stesso clima, per le quali è quindi possibile immaginare condizioni uguali o simili tra loro.

 

In generale le zone climatiche sono classificate secondo diversi metodi:

 

–         Metodo U.S.D.A. (United States Department of Agriculture)

–         Metodo Köppen è la classificazione climatica di Köppen, chiamata anche di Köppen-Geiger; fu creata nel 1900 dallo scienziato russo di origine tedesca Wladimir Peter Köppen e successivamente modificata nel 1918 e nel 1936. Consiste in una classificazione climatica mondiale che identifica ogni tipo di clima con una serie di lettere che indicano l’andamento delle temperature e delle precipitazioni di ogni specifico tipo di clima.

–         Metodo Pavari. Questo metodo, che è quello più usato per l’Italia, è il modello elaborato dall’ecologo forestale Aldo Pavari nel 1916. Questo modello è un adattamento al contesto italiano dello schema proposto da Heinrich Mayr (botanico tedesco 1906) e successivamente fu integrato dal già presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, Alessandro De Philippis nel 1937.

 

Secondo il metodo americano le “zone climatiche” sono stabilite sulla base della media delle temperature minime annuali assolute della zona, misurate nell’arco di un congruo numero di anni.

 

Invece il metodo Köppen (semplificato) fa riferimento alla media annua della temperatura, a quella del mese più freddo ed all’escursione annua.

 

A noi interessa però il “Metodo Pavari” la cui classificazione compara il clima al tipo di alberi che allignano spontaneamente. Si parla in questo caso di “Zone fitoclimatiche” associate a “zone geografiche” come si evince dalla tabella 1. Per zona fitoclimatica s’intende la distribuzione geografica, associata a parametri climatici, di un’associazione vegetale rappresentativa composta da specie omogenee per quanto riguarda le esigenze climatiche. In altri termini il presupposto su cui si basa la suddivisione del territorio in zone fitoclimatiche è l’analogia fra associazioni vegetali simili dislocate in aree geografiche differenti per altitudine e latitudine, ma simili nel regime termico e pluviometrico.

 

I principali campi di applicazione del concetto di zona fitoclimatica sono la selvicoltura, l’ecologia forestale e la botanica, allo scopo di definire gli areali di vegetazione delle specie vegetali in modo indipendente dal rapporto tra altitudine e latitudine.

TAB. 1 – Suddivisione delle zone climatiche italiane secondo il Metodo Pavari.

Zona
fitoclimatica
 

Zona
geografica
 

Limite inferiore
(m s.l.m.)

Limite superiore
(m s.l.m.)

LAURETUM CALDO

Italia centromeridionale Zone costiere

0

600-800

LAURETUM FREDDO

Italia centromeridionale Zone interne

0

600-800

CASTANETUM

Italia settentrionale

0

800-900

CASTANETUM

It. centromeridionale

600-800

1.000-1.300

FAGETUM

Italia settentrionale

800-900

1.000-1.300

FAGETUM

Italia centromeridionale

1.000-1.300

2.000

PINETUM

Italia settentrionale

1.000-1.300

2.000

ALPINETUM

Italia settentrionale

2.000

Limite della vegetazione

 

 

Infine, nella tabella 2, abbiamo riportato per ogni zona fitoclimatica anche una fotografia di una specie rappresentativa che si trova in quelle specifica zona scegliendo una pianta a caso tra quelle elencate nella seconda colonna.

 

TAB. 2 – Specie di piante più rappresentative nelle zone geografiche classificate con il metodo Pavari.

 

Zona fitoclimatica  

Specie più rappresentative

Foto

LAURETUM CALDO

Alloro, olivo, leccio, pino domestico, pino marittimo, cipresso

 

Leccio (Quercus ilex)

Figura 1 – Leccio (Quercus ilex)

LAURETUM FREDDO

Alloro, olivo, leccio, pino domestico, pino marittimo, cipresso

Figura 2 – Cipressi ( Cupressus)

CASTANETUM

Castagno, rovere, roverella, farnia, cerro, pioppo

Figura 3 – Rovere (Quaercus petraea)

CASTANETUM

Castagno, rovere, roverella, farnia, cerro, pioppo

 

Figura 4 – Pioppo (Populus Nigra)

FAGETUM

Faggio, pioppo tremulo, abete bianco, pino nero

Figura 5 – Faggio (Fagus Sylvatica)

FAGETUM

Faggio, pioppo tremulo, abete bianco, pino nero

Figura 6 – Abete bianco (Abies alba)

PINETUM

Abete rosso, larice, pino cembro, pino silvestre

Figura 7 – Pino cembro (Pinus cembra)

ALPINETUM

Larice, pino cembro, pino mugo, rododendro

Figura 8 – Pino mugo (Pinus mugo)



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