Mar
19th
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Il Gabbiano un abilissimo pescatore

– Avvicinati, bel gabbiano tridattilo. Ti ho portato un po’ di pane da mangiare, lo vuoi?

«Solo pane? Potevi portare anche un po’ di companatico, lo sai che sono onnivoro. Ma fa’ presto, dammelo, non vorrei che se lo prendesse qualcun altro con un passaggio radente e un colpo di becco. Qui sull’isola di Terranova ci sono milioni di uccelli di tutti i tipi. Guarda quante sule stanno appollaiate sopra le rupi, una attaccata all’altra…».

– Sono così bianche e compatte che sembrano coltri di neve…

«Lo sai perché noi uccelli marini siamo bianchi, o perlomeno abbiamo sempre la pancia bianca?».

– No, perché?

«Per non farci vedere dai pesci che dobbiamo pescare. Gli uccelli scuri sono come un’ombra cupa sulla superficie, loro la vedono e scappano».

– Tu vai a pescare anche sott’acqua?

«Se posso evitarlo, no. Scendo a capofitto con le ali semi piegate, ma non mi piace immergermi tutto. Volo sulle zone dell’oceano più ricche di plancton, che sono anche le più abitate, e prendo tutto quello che viene a galla».

– Ma, scusa, che uccello marino sei, allora…

«Ti sbagli, so fare benissimo il sub e quando è proprio indispensa­bile lo faccio, ma non mi piace. Sarà perché i miei antenati venivano dal settentrione, dove l’acqua anche d’estate è un minestrone di ghiaccioli, e il bagno si fa di rado».

– Tutti i gabbiani hanno avuto origine al Nord?

«Penso proprio di sì».

– Tu a volte stai sul mare e a volte sulla terraferma. Sei uno che non sa cosa vuole, o sbaglio?

«Oh, io so con precisione cosa voglio. Solo che spessissimo cambio idea. È normale, no? Da scapoli non c’è nulla di meglio dell’oceano, ma al tempo degli amori uno preferisce la terra. In mare non puoi certo fare il nido».

– Giusto. Però che cosa mangi, sul­le tue rupi? Uova di uccello, lucertole? Ho saputo che tra vicini vi rubate il cibo a vicenda. I nostri biologi lo chiamano “cleptoparassitismo”. Non sta bene rubare, lo sai?

«Non sta bene neppure dire parolacce, e quella che hai detto è proprio orrenda: cleptoparassitismo. I biologi ne inventano una al giorno».

– Anche più di una. Ma a proposito di cibo, penso che dovreste decidervi a mangiare un po’ di insetti. Dopotutto il gabbiano di Ross mangia parecchie larve di zanzara, così ce le leva di tomo. Nelle pozze d’acqua delle scogliere ce ne sono tantissime…

«Se ti è più simpatico il gabbiano di Ross perché ha il piumaggio rosato o perché mangia zanzare, potevi intervistare lui invece di me».

-È difficilissimo incontrarlo. Dicono che vive solo nell’Oceano Artico. A quanto sembra fa le migrazioni all’incontrario: d’inverno va a riprodursi nelle regioni più gelide. Strambo tipo, eh? Ma anche tu mi sei simpatico, però se non ti offendi vorrei dirti una cosuccia…

«Parla, non sono permaloso».

– La cosa che voglio dire ti riguarda fino a un certo punto, riguarda soprattutto i gabbiani comuni e quelli reali. Tu sei un po’ diverso, non ti comporti come la maggior parte dei tuoi parenti che si lasciano attirare dalle cose nauseabonde, per esempio le carogne e i rifiuti più disgustosi. Tu mangi pesci vivi, puliti, che sanno di mare e di sole. Magari sei capace di strapparli dalla bocca di una foca, però non ti degradi fino a ingollare rifiuti.

«Ti confesso che anche noi ci adattiamo a beccare gli scarti. Quando passano i pescherecci gli andiamo dietro e prendiamo quello che buttano fuori bordo… E qualche volta facciamo piccole spedizioni a terra per mangiare qualcosa di diverso, per esempio un toporagno, o quello che capita».

– Sono peccatucci veniali, da poco. Mentre i tuoi fratelli, o fratellastri che siano, i gabbiani comuni soprattutto, che si sono insediati nelle città e li vedi sempre là a saltellare sulle discariche… Beh, loro, secondo me, sono imperdonabili. Si lasciano andare, non hanno più rispetto di sé stessi, e sono sicura che non amano neppure la vita. Non so come se la cavano con sé stessi quando si guardano nello specchio…

«In uno specchio d’acqua, diciamo».

– Ma sì, non fare il pignolo. Mi domando come appaia la vita a uno che sta sempre nel sudiciume. Si illude di scansare la lotta per resistenza e poi scopre di dover combattere lo stesso, ma in mezzo a gente degradata come lui e peggio di lui, per ricavarne alla fine solo immondizia. Rinuncia agli spazi aperti, ai cieli puliti, al vento nelle ali, alle onde scintillanti. Secondo me, come minimo, si ammala di depressione. Tu che ne pensi?

«Sono d’accordo con te. Il brutto di quei poveracci è che tirano su in quel modo anche i figli, li fanno crescere nel putridume, e i giovani non se ne accorgono nemmeno. Ci sono nati, capisci, e non hanno visto nient’altro; che squallore. Ah, la nostra vita è diversa. Sarà più dura, ma a momenti è fantastica, meravigliosa. Ce ne stiamo Sull’Oceano, dove tutto è pulito. Beh, pulito, si fa per dire. Con tutto quel catrame che sputano le vostre dannatissime barche…».

Gabbiano di Ross

La loro casa è sulle rocce

I gabbiani sono uccelli marini, ma è sempre più raro incontrarli sui mari. Hanno preso la pessima abitudine di mangiare i nostri rifiuti, quindi è più facile vederli vicino alle discariche, nelle città. È una storia triste perché questi uccelli dal volo largo e possente sono abili e coraggiosi pescatori, capaci di affrontare il mare aperto e tempestoso. Abbiamo intervistato un gabbiano tridattilo. Ce ne sono a migliaia nell’isola di Terranova, nel Canada orientale. Loro hanno mantenuto abitudini “marinare”. Il gabbiano appartiene all’ordine dei Caradriformi, famiglia dei Laridi. È lungo circa 40 centimetri, mentre i suoi parenti – a parte il gabbiano di Ross, piccolo e di color rosa – superano i 50. Ha un piumaggio grigio perla sul dorso, ma la testa e la parte inferiore del corpo sono candide. Nidifica sulle rocce, a volte accanto a colonie di uccelli diversi, deponendo due uova che poi vengono covate da ambedue i genitori. Fabbrica un nido speciale a coppa, in modo che le uova, e in seguito i piccoli, non cadano dalle rupi. Lo impasta con fango, erba e alghe marine. La raccolta del materiale è collettiva: un centinaio di gabbiani va a cercarlo nelle campagne vicine, poi lo depone in un luogo prestabilito, chiamando gli altri con alte grida. In quel nido così arroccato i pulcini, durante le prime settimane di vita, sono come prigionieri. I genitori li assistono nutrendoli con molluschi, invertebrati, uccelli, piccoli mammiferi, e a volte bacche.



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