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Tabacco

Del tabacco si utilizza la foglia.
È originario dell’America Centrale, dove l’abitudine di fumare è antichissima. L’uso di questo vegetale si diffuse nelle regioni dell’America Settentrionale; presso le popolazioni indigene il fumare costituiva un vero e proprio rito, assumendo un significato sociale e religioso. Il tabacco fu importato in Europa da colonizzatori spagnoli, ma ben presto questa coltura si estese ad altri paesi dell’America Meridionale, dell’Asia (Indocina, India, Giappone, ecc.), dell’Africa, ecc. La denominazione tabacco deriva dal fatto che i primi semi portati in Francia provenivano dall’Isola di Tobago (Piccole Antille). Attualmente il tabacco è largamente diffuso in tutto il mondo e, grazie alle numerose varietà ottenute, si può coltivare nei climi più svariati. Tutte queste forme derivano essenzialmente dalle due specie Nicotiana rustica e Nicotiana tabacum.
La pianta del tabacco ha un fusto erbaceo, peloso, eretto. Essa, pur essendo pianta perenne, viene coltivata come annua e raggiunge i due metri di altezza. Ha foglie ovato-lanceolate, picciolate o sessili, generalmente grandi. I fiori sono riuniti in infiorescenze imbutiformi di colore biancoroseo o rosso. Il frutto è una capsula con molti semi.
Ama il terreno profondo, ben lavorato, fresco. Nelle regioni poste a Nord-Ovest di Cuba la pianta del tabacco trova le migliori condizioni per vegetare.
La semina viene fatta in semenzaio, quindi la pianta viene messa a dimora, disposta in file. Si suole condurre la coltivazione al coperto di garze o tele leggere, mantenute tese da paletti: ciò presenta il vantaggio di proteggere dagli sbalzi di temperatura, dal vento, dalla pioggia, di eliminare la maggior parte degli insetti, di mantenere una discreta umidità, di produrre foglie più chiare. Le operazioni colturali consistono in zappature, rincalzature, cimature (per eliminare la parte superiore del fusto), scacchiature (per allontanare i nuovi getti formatisi dopo la cimatura), sfogliatura (per togliere le foglie più vicine al terreno) che sono poco sfruttabili.
Il raccolto viene fatto a 2-4 mesi dalla messa a dimora delle piante, cioè quando le foglie cominciano ad ingiallire o sono già completamente gialle. Esse vengono lasciate appassire sul terreno, quindi riunite a filze ed inviate in depositi, dove le operazioni di essiccamento e cura hanno molta importanza ed a seconda di come sono state condotte, daranno tabacchi di qualità diverse. Tali operazioni consistono nell’essiccazione della foglia all’ombra in locale chiuso o all’aperto, intercalata ad una lenta fermentazione, ottenuta ammassando le foglie inumidite. In alcuni casi, come ad esempio nel tabacco pesante del Kentucky, la fermentazione è ottenuta al chiuso col riscaldamento diretto. Con le foglie così conciate si preparano vari tipi di tabacco: per sigarette, per sigari, per pipa, per fiuto, per masticare.
Le foglie del tabacco contengono un alcaloide, la nicotina, con effetto leggermente ipnotico, che agisce sul sistema circolatorio e respiratorio. In opportune dosi questo composto organico è usato in medicina a scopo curativo, ma in grandi quantità ha reazione tossica e può condurre alla morte per paralisi cardiorespiratoria. Il tabagismo è una malattia dovuta ad un fenomeno tossico prodotto essenzialmente dalla nicotina. Quantunque esperti e studiosi di tutto il mondo abbiano accertato una relazione tra l’uso del tabacco ed il cancro delle vie respiratorie (cancro dei fumatori), il commercio di questo prodotto è uno dei più importanti e dei più redditizi del mondo. Tale commercio in diversi Paesi è soggetto al monopolio di Stato. Nei Paesi in cui il commercio è libero, spesso vi è l’obbligo di mettere in evidenza sui prodotti (pacchetti di sigarette, ad es.) la pericolosità del fumo con frasi come questa: «È veleno. Chi fuma mette in pericolo il suo cuore».



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