Jul
27th
left
right

Il Global Compact e l’Oro Azzurro

“Scegliamo di unire il potere dei mercati all’autorevolezza degli ideali universalmente riconosciuti. Scegliamo di riconciliare la forza creativa dell’iniziativa privata con i bisogni dei più svantaggiati e le esigenze delle generazioni future”. Così, nel 1999, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, lanciò il Global Compact, l’iniziativa dell’ONU sulla responsabilità sociale delle imprese.

Ora, l’acqua come l’aria sono un bene comune dell’umanità, un dono della creazione e, da come gestiamo queste risorse, dipende proprio il benessere dell’uomo e del suo futuro.

Vogliamo, oggi, concentrarci sul bene “acqua” che, ormai, su quasi tutti i giornali di economia viene denominato “oro azzurro[1]”.

Come noto, l’acqua è la sostanza più abbondante presente sulla superficie terrestre, occupandone oltre il 70%; inoltre l’acqua è indispensabile al mantenimento della vita ed è il componente principale degli organismi viventi (dal 60% – p.e. l’uomo; al 95% – p.e. la medusa).

Tuttavia gran parte di questo enorme volume è costituito dagli oceani, e, quindi si tratta di acqua salata, che, non solo, non è commestibile, ma addirittura è inutilizzabile per le applicazioni antropiche.

Infatti, il sale (concentrazione maggiore a 20 g per litro di acqua di mare), oltre a rendere imbevibile l’acqua, diminuisce, in tutte le fasce costiere, la fertilità dei terreni, impedendo abbondanti raccolti; il sale, poi, incrosta le turbine e le pale di una centrale elettrica, e in generale, l’acqua non dolce incrosta tutti i componenti meccanici di un’industria manifatturiera e così via…

In definitiva, di tutta la sostanza “acqua” disponibile sulla terra, l’acqua dolce rappresenta solo il 2,5% del volume totale e di questo 2,5%, oltre i 2/3 si trovano immagazzinati nei ghiacciai, in particolare nell’Artide.

Un ulteriore 0,5%, poi, si trova in riserve sotterranee e solo lo 0,25% dell’acqua dolce si trova in laghi, fiumi o bacini.

L’UNESCO[2] nel 2003 indicò chiaramente nel suo World Water Development Report che, nei prossimi vent’anni, la quantità d’acqua disponibile per ogni persona sarebbe diminuita del 30 %.

Tuttavia, all’inizio del terzo millennio si calcolava che oltre un miliardo di persone non avesse accesso all’acqua potabile (ma ci sono anche buone notizie-vedi nota)[3] e oltre 2,2 milioni di persone sono morte nel 2000 per malattie causate dall’acqua inquinata[4].

Nel 2004 l’organizzazione britannica “WaterAid”[5] ha calcolato che un bambino muore ogni 15 secondi per via di malattie facilmente prevedibili contratte dall’acqua.

Il problema era, già, stato affrontato all’Earth Summit di Rio De Janeiro nel 1992, e che portò, tra le altre cose, all’istituzione del giorno internazionale dell’acqua (22 marzo) prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21.

Vista la così grande importanza di questo bene universale, visto il suo continuo scarseggiare si può parlare di una nuova “materia prima”, al posto del petrolio (oro nero), andiamo sempre più incontro alla scarsità di acqua dolce e a ragione possiamo parlare di “oro azzurro”.

Tutti abbiamo studiato da piccoli il famoso ciclo idrologico, anche detto ciclo dell’acqua, ma, forse, mai ci siamo soffermati sulle conseguenze mondiali che ricadrebbero sui popoli dalla scarsità di questo bene.

Già San Francesco la chiamava, nel suo “Cantico delle Creature”, umile sorella, preziosa e casta, ed in definitiva aveva sintetizzato in poesia lo spessore del problema. Ora, per comodità richiamiamo i quattro movimenti principali a cui l’acqua della terra è soggetta:

1)    Quello dell’evaporazione/traspirazione dagli oceani/continenti verso l’atmosfera

2)    La successiva condensazione in particelle d’acqua e di ghiaccio nelle nubi,

3)    La successiva precipitazione sulla superficie terrestre per mezzo delle piogge, infine,

4)    avviene il ritorno agli oceani a seguito di infiltrazioni e scorrimenti sui continenti.

Questi movimenti sono ovviamente governati dall’energia solare.

Basti pensare che un terzo di tutta l’energia solare (mediamente il Sole irradia alle soglie dell’atmosfera terrestre 1367 W/m², nota come costante solare e distribuita secondo lo spettro solare. Tenendo conto del fatto che la Terra è una sfera che oltretutto ruota, l’irraggiamento solare medio o insolazione è, alle latitudini europee, di circa 200 W/m²) che investe la terra è dissipata per azionare il ciclo dell’acqua.

Nell’arco di diversi anni, la precipitazione totale che cade sulla superficie terrestre è pressappoco uguale a quella che viene ceduta all’atmosfera per evaporazione traspirazione.

I due processi, quindi, si equilibrano nel tempo, ma non nello spazio.

Infatti, l’evaporazione supera la precipitazione sopra gli oceani, mentre sui continenti avviene l’opposto, differenza spiegabile in gran parte con il trasferimento di umidità dal mare alle terre emerse, prodotto dai ben noti processi di avvezione.

Va comunque fatto un breve cenno all’acqua presente negli acquiferi sotterranei, essa è essenzialmente acqua “fossile” ovvero che si è immagazzinata durante il ciclo dell’acqua nel corso di periodi geologici più umidi, ed è una risorsa non rinnovabile.

Pertanto, al fine di intuire come questo ciclo continuo vada a interagire con il nostro ecosistema, accenniamo brevemente come si comportano le maggiori riserve di acqua in ordine decrescente.

Innanzitutto abbiamo già detto che la più grande riserva di acqua del nostro pianeta sono gli oceani, ma questa riserva ha un tempo di residenza ( tempo medio nel quale le molecole d’acqua si trovano in una riserva) intorno ai 37.000 anni.

Poi ci sono i ghiacciai polari ed i ghiacciai montani, che, invece, costituiscono la seconda riserva più ampia attualmente esistente con tempo di residenza di 16.000 anni.

Quindi vengono le acque sotterranee che sono attivamente ricambiate in circa 300 anni, seguono i laghi di acqua dolce dai 10 ai 100 anni a seconda della loro grandezza, ed i fiumi dai 12 ai 20 giorni tempo tendenzialmente veloce poiché acqua in perenne scorrimento, infine il vapore d’acqua atmosferico viene ricambiato in circa 9 giorni.

E’ di fondamentale importanza ricordare che il ciclo dell’acqua è un sistema circolare chiuso in quanto l’acqua è una risorsa limitata ed è presente nella stessa quantità dall’inizio della vita sulla terra.

E’, pertanto, un dovere compiere le giuste azioni per non inquinare o non modificare il ciclo idrologico, poiché permette il riciclo di questa sostanza vitale.

A questo punto possiamo allora leggere i dieci comandamenti che il Global compact citato in premessa ha varato. I Dieci Principi a cui tutte le imprese che aderiscono all’accordo devono sottostare:

Nel campo dei Diritti umani

Principio I – Alle imprese è richiesto di promuovere e rispettare i diritti umani universalmente riconosciuti nell’ambito delle rispettive sfere di influenza;

Principio II – di assicurarsi di non essere, seppure indirettamente, complici negli abusi dei diritti umani.

Nel campo del lavoro

Principio III – Alle imprese è richiesto di sostenere la libertà di associazione dei lavoratori e riconoscere il diritto alla contrattazione collettiva;

Principio IV – l’eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato e obbligatorio;

Principio V – l’effettiva eliminazione del lavoro minorile;

Principio VI – l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in materia di impiego e professione;

Nel campo dell’ambiente

Principio VII – Alle imprese è richiesto di sostenere un approccio preventivo nei confronti delle sfide ambientali;

Principio VIII – di intraprendere iniziative che promuovano una maggiore responsabilità ambientale;

Principio IX – di incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che rispettino l’ambiente.

Nel campo della lotta alla corruzione

Principio X – Le imprese si impegnano a contrastare la corruzione in ogni sua forma, incluse l’estorsione e le tangenti.

Come si vede quattro dei 10 principi sono focalizzati solo sull’ambiente, ma è ovvio che in un sistema complesso come è l’ecosistema non si può prescindere da molte altre variabili che fanno riferimento ad altrettanti aspetti dell’agire umano e quindi attinenti alla sua precisa responsabilità.

Attualmente al Global Compact partecipano circa 4 mila imprese e altri soggetti economici in tutto il mondo.


[1] Ismail Serageldin, vicepresidente della Banca mondiale, nel 1995 affermò: “Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua”.

[2] Il sistema delle Nazioni Unite, che si configura intorno al nucleo centrale costituito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), è articolato in una decina d’istituzioni intergovernative, ognuna delle quali si dedica ad un settore determinato dell’economia, della società e della cultura. L’UNESCO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – è una di queste istituzioni specializzate.

[3] Campagna del Millennio Obiettivo di Sviluppo del Millennio 7: Acqua potabile, una buona notizia. Dal 1990 al 2010 sarebbe cresciuto del 12% l’accesso alle fonti di acqua pulita permettendo così il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio 7, volto a dimezzare la percentuale di persone senza accesso all’acqua potabile. Ad annunciarlo è stato il rapporto Progress on Drinking Water and Sanitation 2012 realizzato nell’ambito del JMP (Joint Monitoring Programme for Water Supply and Sanitation) di UNICEF e OMS. Secondo il dossier, alla fine del 2010 l’89% della popolazione mondiale, ossia oltre 6 miliardi di persone ha avuto accesso a fonti migliorate d’acqua potabile, l’1% in più rispetto alla soglia dell’88% prevista nel 2000 da già citati Obiettivi di Sviluppo del Millennio. E non è tutto. Continuando di questo passo, entro il 2015 raggiungeremo il 92%.

 

[4] Il diritto all’acqua risulta quale estensione del diritto alla vita affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Esso riflette l’imprescindibilità di questa risorsa relativamente alla vita umana. « “È ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico – per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa – allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute.
Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all’uso personale e domestico dell’acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa”( Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, settembre 2007)». La Risoluzione ONU del 28 luglio 2010 dichiara per la prima volta nella storia il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale.

 

[5] WaterAid è un’organizzazione no-profit internazionale che si prefigge di sostenere la popolazione dei paesi del Terzo Mondo nella lotta al contagio derivante dall’uso di acqua contaminata. Ha sede a Londra e opera, in partnership con associazioni locali, in quindici stati africani e asiatici, assistendo le comunità povere nella costruzione di riserve di acqua potabile e latrine. Lavora anche alla sensibilizzazione dei governi circa questo problema.



© 2la.it - Riproduzione riservata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *