Apr
19th
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La narrazione pittorica di Antonello

 

Abbiamo avuto l’occasione di leggere una tesi di V. Sgarbi[1] sul dipinto di Antonello da Messina intitolato “L’Annunziata”[2], un vero e proprio capolavoro del rinascimento italiano. Siamo rimasti così impressionati che ne riportiamo qui una sintesi. L’interpretazione evidenzia la capacità del pittore di raccontare in maniera sincronica sul dipinto ciò che avvenne diacronicamente nello storico evento dell’incontro tra l’arcangelo Gabriele e la Vergine Maria.

 

Con una tabella mostriamo i vari momenti:

 

Evento

Dipinto

Note

Tutte le fanciulle d’Israele aspettavano la venuta del Messia.

Antonello rappresenta questa attesa di Maria mentre legge la sacra scrittura.

Non si riesce a leggere a quale passo della scrittura è aperto il libro, forse dal profeta Isaia capitolo 7: “Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emanuele”.

All’improvviso l’arcangelo compare nella stanza e la Madonna si turba.

La mano destra stesa in avanti in segno di autodifesa.

Sembra un gesto in contraddizione con lo sguardo sereno che segue alle spiegazioni dell’angelo.

L’arcangelo prima la rassicura e poi annuncia che Maria sarebbe diventata la Madre del Signore: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù . Sarà grande e chiamato figlio dell’altissimo.

La mano sinistra con le dita rivolte verso il cuore stringe i due lembi del mantello.

Lo stupore e la gioia di Maria si manifesta nell’indicare il proprio cuore, ma nello stesso tempo chiudendo i lembi del mantello dichiara la sua castità.

“Ecco l’ancella del Signore avvenga di me secondo la tua parola.”

 

La risposta di Maria scioglie tutta la tensione che l’improvvisa apparizione aveva generato.

Lo sguardo e le labbra di Maria

Lo sguardo rivela una profonda serenità ed un abbandono totale nelle mani di Dio e nelle labbra si legge il nuovo stato di Maria: da fanciulla d’Israele a regina.

 

Infine vorremmo puntualizzare che San Bernardo[3] già aveva espresso a parole questa tensione suscitata dall’attesa della risposta di Maria all’angelo. Infati il teologo si rivolse alla Vergine con questa supplica: “Attende l’angelo la tua risposta: è tempo per lui di ritornare a Dio che l’ha inviato. Anche noi, o Regina, attendiamo una parola di pietà: noi, miseramente oppressi da una sentenza di condanna. Ecco: ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza; saremo subito liberati, se tu accetti. Nella Parola eterna di Dio, noi tutti siamo stati creati, ed eccoci in preda alla morte. Una tua piccola risposta ci può però ricreare e richiamare alla vita.”

Il nostro critico individua in quelle pagine rimaste sospese in aria il cairòs, l’istante che avrebbe portato indietro o mandato avanti la storia della salvezza, l’istante appeso alla risposta di Maria, così come sollecitata dalla supplica di San Bernardo.

 


[1] Vittorio Sgarbi (Ferrara, 1952) è un critico d’arte, politico, opinionista, personaggio televisivo e saggista italiano.

[2] Articolo: Il divino traduttore – Il “Supplemento” di Giornale di Sicilia, 23-12-89, n. 58, pp. 2-24.

[3] San Bernardo (1090-1153) si fece monaco a Citeaux e, tre anni dopo, divenne il primo Abate di Chiaravalle. I doni di natura e di grazia hanno conferito a questo letterato, teologo e mistico, un fascino tutto particolare. Cantore di Maria, Bernardo aveva una coscienza molto viva della funzione insostituibile, esercitata dalla Vergine nella storia della salvezza.



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