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Quando un attentato può cambiare la storia

Omicidio di Enrico IV

il fatto 
14 maggio 1610. È una giornata calda di primavera, un bel sole splende sulle strade di Parigi. Alle quattro del pomeriggio il re, Enrico IV, reduce da tre faticose giornate di festeggiamenti per la consacrazione a reggente della moglie Maria de’ Medici (sposata dopo l’annullamento del primo matrimonio), lascia il Louvre, senza scorta armata, per una passeggiata in carrozza. Lo accompagnano il duca di Epernon, che gli siede, accanto, alcuni gentiluomini a cavallo, il cocchiere e i lacchè. La carrozza imbocca via Fergronerie, uno stretto budello che fiancheggia il cimitero degli Innocenti. Ma si deve fermare quasi subito a causa di un imprevisto ostacolo, costituito da due carretti, uno carico di barili e l’altro di fieno, che ostruiscono la strada. I gentiluomini a cavallo rimangono dietro la carrozza e un lacchè scende dal cocchio per sollecitare i carrettieri a liberare la strada. Ad un tratto alla carrozza si avvicina un uomo alto e robusto, capelli rossi, vestito di verde. È Francois Ravaillac, un personaggio molto popolare a Parigi anche negli ambienti di corte perché da tempo se ne va in giro dicendo che ucciderà il re perché è “uno spergiuro”. Ravaillac non si lascia sfuggire l’occasione favorevole. Si accosta alla carrozza, sale su un paracarro, si appoggia con la mano destra alla portiera e con la sinistra vibra due pugnalate al franco di Enrico IV. Due colpi precisi, micidiali. Il re sembra non si sia reso nemmeno conto della situazione e muore senza un gemito. L’assassino viene bloccato dai gentiluomini di scorta, disarmato e portato in prigione.

i perchè

La riforma protestante, diffusasi rapidamente in Germania e Svizzera, attecchisce anche nel Nord della Francia, mentre il Sud, rimane tenacemente cattolico. In Francia, al contrario della Germania, la convivenza tra cattolici e protestanti, che prendono il nome di ugonotti, è molto difficile. Già osteggiati dal re Francesco I, i protestanti, borghesi, artigiani e anche nobili, mostrano insofferenza all’assolutismo regio e al tempo del re Enrico II, marito di Caterina de’ Medici, si organizzano in forza militare. Comincia così una guerra di religione che vede da una parte la maggioranza cattolica, legata al re, e la minoranza protestante guidata dal re di Navarra e dal principe di Condé e appoggiata dall’Inghilterra e da alcuni principi tedeschi. I protestanti riescono a raggiungere una notevole autonomia e la tranquillità sembra tornata nel Paese. Ma c’è la notte di San Bartolomeo e i protestanti tornano ad armarsi contro il re di Francia. Li guida Enrico di Navarra, che poi diventato re di Francia abbraccia la fede cattolica. Salito al trono, non dimentica però i suoi antichi compagni di fede e anziché perseguitarli, come avevano fatto i suoi predecessori, emana nel 1598 l’editto di Nantes, che sancisce la pace e la tolleranza religiosa in Francia, ponendo fine alla sanguinosa catena di guerre e di massacri che per quasi cinquant’anni hanno devastato il Paese. I cattolici più intransigenti non perdonano però ad Enrico IV il suo disinvolto passare e ripassare dall’una all’altra religione. Quando nel 1610 il re decise di muovere guerra alla cattolica Spagna, alleandosi ai protestanti tedeschi, riaffiorano i vecchi rancori. La lunga tortura inflitta al suo uccisore Ravaillac testimonia dei sospetti dell’autorità verso i cattolici intransigenti, ai quali s’imputa di avere armato la mano dell’assassino. La morte del re rinfocola per qualche tempo la contesa religiosa che si placa poi sotto i regni di Luigi XIII e del re Sole Luigi XIV.

gli attori

ENRICO IV BORBONE (1553-1610)

Figlio di Antonio di Borbone, re di Navarra, piccola nazione tra la Francia e la Spagna, succede al padre nel 1562. A diciannove anni sposa Margherita di Valois, sorella del re di Francia. Il 24 agosto 1572, rinnegando la propria fede protestante, sfugge al massacro della notte di San Bartolomeo, organizzato da fanatici cattolici contro i protestanti ugonotti. Ma ritorna quasi subito con gli ugonotti e dirige la lega protestante. Diciassette anni dopo, alla morte del cognato Enrico III di Francia diventa re di Francia col nome di Enrico IV. Sostenuto dagli inglesi, perché protestante e avversato dagli spagnoli per la stessa ragione, deve combattere cinque anni prima di poter entrare a Parigi. Per conquistare il favore dei cattolicissimi parigini rinnega ancora una volta la fede protestante e pronuncia la celebre frase “Parigi val bene una Messa”. ‘ Assicurata la stabilità del trono, si dedica al riordinamento della Francia. È un governante che, con la sua bonomia e semplicità, conquista il favore dei francesi. Sotto di lui il Paese progredisce, si sviluppa l’agricoltura, l’industria, l’artigianato e i commerci.

FRANCOIS RAVAILLAC (1578-1610)

Maestro di scuola, entra come frate laico in un convento, ma viene cacciato per i suoi strani atteggiamenti. A Parigi frequenta le compagnie più disparate e subisce l’influenza di libelli, che definiscono tiranno Enrico IV. La sua idea fissa è quella di passare alla storia come l’uccisore del re. In carcere viene torturato. Si vuole sapere se ha agito da solo oppure se è l’esecutore di un più vasto complotto. Ravaillac sino alla morte proclama di non avere complici. Condannato a morte viene giustiziato in piazza di Grève d1 fronte al popolo.



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1 Comment

  1. Roberto

    Chissà … se Lutero avesse previsto anche queste conseguenze, forse si sarebbe orientato diversamente nelle sue proposizioni …. !!!!???

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