Già in altre occasioni avevamo riflettuto sull’importanza della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo risalente al 1948. Ma avevamo osservato che solo nel 1976 la “carta internazionale divenne una realtà grazie all’entrata in vigore di tre importantissimi strumenti: il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, e il Protocollo facoltativo relativo a quest’ultimo Patto (vedi la dichiarazione).
Cosa sono gli accordi di Helsinki?
Tuttavia un anno prima (1975), furono firmati gli accordi di Helsinki, noti anche come Atto Finale di Helsinki o dichiarazione di Helsinki.
Dichiarazione che venne firmata da ben 35 Stati, tra cui gli USA, l’URSS, il Canada e quasi tutti gli Stati europei, e che costituì un tentativo di miglioramento delle relazioni tra il blocco comunista ed il blocco occidentale.
Infatti tale “Dichiarazione sui principi che guidano le relazioni tra gli stati partecipanti” fu inserita nell’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa (CSCE) e che elenca i dieci punti seguenti:
- Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità
- Non ricorso alla minaccia o all’uso della forza
- Inviolabilità delle frontiere
- Integrità territoriale degli stati
- Risoluzione pacifica delle controversie
- Non intervento negli affari interni
- Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo
- Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli
- Cooperazione fra gli stati
- Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionale
“Era la prima volta, dopo il congresso di Vienna nel 1815, che la Santa sede partecipava come “membro a pieno titolo” in un congresso di Stati”. E soprattutto, “la presenza della Sede Apostolica ad Helsinki ha rappresentato un segno concreto della concezione della pace tra le nazioni come valore morale, prima ancora che come questione politica, ed è stata un’occasione per rivendicare la libertà religiosa come una delle libertà fondamentali di ogni persona e come valore di correlazione nei rapporti tra i popoli”1.
Accordi disattesi, ma validi perché riconosciuti?!
Oggi, dopo la caduta del comunismo (1989) ed al terzo anno dell’invasione russa dell’Ucraina, è opportuno riflettere su questi accordi di Helsinki, ricentrandoci sui 10 principi sopra elencati per cercare di individuare quali elementi hanno contribuito a disattenderli (anche solo in parte). Riflettere pur rimanendo fermi nella convinzione che “quando il diritto è riconosciuto, anche se poi non è osservato, ha forza in sé”.
In questa sede ci preme solamente fissare un focus sul punto 7 (Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo) nel quale è previsto che “gli Stati partecipanti riconoscono e rispettano la libertà dell’individuo di professare e praticare, solo o in comune con gli altri, una religione o un credo agendo secondo i dettami della propria coscienza” e più avanti viene poi affermato che “gli Stati partecipanti riconoscono il significato universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, il cui rispetto è un fattore essenziale della pace, della giustizia e del benessere necessari ad assicurare lo sviluppo di relazioni amichevoli e della cooperazione tra loro, come tra tutti gli Stati”.
Un libro di riferimento
Infine segnaliamo un testo a cura di Carlo Felice Casula2 e Pietro Sebastiani3; un testo dedicato ad uno dei protagonisti della diplomazia vaticana degli anni recenti. Titolo del libro: “Il Cardinale Silvestrini, dialogo e pace nello spirito di Helsinki”.
Il testo mette in risalto la passione e l’esperienza del cardinale per promuovere lo scambio interreligioso e una prospettiva geopolitica di ampie vedute.
Segnaliamo questo testo perché il Cardinale è stato un testimone, solerte protagonista dell’Atto finale di Helsinki; perché riferendoci alla sua testimonianza potremmo superare eventuali sentimenti di angoscia che il quadro politico internazionale potrebbe suscitare.
Siamo grati al Cardinale Silvestrini per il contributo che egli ha offerto a questa “Conferenza di Helsinki che dai suoi preamboli fino alle sue conseguenze di lungo periodo, segnò uno di quei momenti della storia in cui i protagonisti (anch’essi testimoni n.d.r.) si preoccuparono più di avviare processi che di occupare spazi. L’efficacia, diretta e indiretta, di questi accordi proseguì a livello politico e giuridico per tutti gli anni successivi” …“Essa mostrò così nei fatti che il dialogo, quando è sincero e animato da buona volontà, costituisce realmente “l’arma” più potente per edificare una pace che non sia mera assenza di conflitti, ma anzitutto affermazione della dignità trascendente di ogni essere umano”4.
Note:
- 1.https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-09/il-cardinale-silvestrini-e-la-ostpolitik-vaticana.html ↩︎
- 2. Professore emerito di storia contemporanea Università di Roma Tre ↩︎
- 3. Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine Militare di Malta nonché tra l’altro rappresentante permanente d’Italia presso l’ONU ↩︎
- Ibidem nota 1. ↩︎
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