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Le linee guida italiane per la gestione del diabete

Dalle società scientifiche diabetologiche italiane (AMD e SID) l’aggiornamento delle raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento del diabete mellito e delle sue complicanze.

Il diabete mellito, o semplicemente diabete, è causato da una carenza, assoluta o relativa, di insulina con conseguente iperglicemia (aumento delle concentrazioni plasmatiche di glucosio). Secondo dati raccolti dall’ISTAT, provenienti da archivi elettronici dei medici di medicina generale e da alcuni studi basati sul consumo di farmaci antidiabetici, la prevalenza della malattia in Italia ha superato il 5%. Su base nazionale questo indica che i diabetici noti sono circa 3 milioni. Si stima, inoltre, che il totale dei diabetici italiani ammonti a circa 4,5 milioni, di cui 1,5 non diagnosticati.

Il diabete mellito è una malattia cronica complessa che richiede:

    • continui e molteplici interventi sui livelli glicemici e sui fattori di rischio cardiovascolare, finalizzati alla prevenzione delle complicanze acute e croniche;
    • un’attività educativa della persona con diabete, finalizzata all’acquisizione delle nozioni necessarie all’autogestione della malattia;
    • il trattamento delle complicanze della malattia, qualora presenti.

L’efficacia dell’insieme di questi interventi nel migliorare gli esiti della malattia è sostenuta da numerose evidenze scientifiche.  Gli Standard italiani per la cura del diabete mellito, oggetto di una recente pubblicazione, sono stati redatti dalle due società scientifiche diabetologiche italiane (AMD e SID) con l’intento di fornire ai clinici, ai pazienti, ai ricercatori e a quanti sono coinvolti nella cura del diabete raccomandazioni per la diagnosi e il trattamento del diabete e delle sue complicanze, nonché obiettivi di trattamento – suffragati dal grado di evidenza scientifica – sui quali basare le scelte terapeutiche; infine, strumenti di valutazione della qualità della cura, finalizzati alla realtà italiana. Essi costituiscono il modello di riferimento scientifico per la cura del diabete, sia per gli obiettivi sia per i processi. Il livello delle prove scientifiche alla base di ogni raccomandazione è stato classificato secondo quanto previsto dal Piano nazionale delle linee-guida. Il documento riporta gli obiettivi ritenuti “desiderabili” nella gestione della maggior parte delle persone affette da diabete; preferenze individuali, comorbilità e altri fattori legati al singolo paziente possono, tuttavia, giustificare scelte diverse, come anche valutazioni più approfondite o la gestione dei pazienti da parte di altri specialisti. Vale la pena ricordare che in passato ai diabetici era proibito fare sport, mentre oggi, al contrario, non soltanto è loro concesso di praticare un’attività sportiva, ma addirittura è consigliato, sia in presenza di diabete di tipo I sia di tipo II. Lo sport, infatti, non soltanto fa diminuire la glicemia e migliora le condizioni metaboliche del diabetico, ma consente anche di acquistare fiducia nelle proprie capacità e può diventare un’abitudine di vita sana e gioiosa. L’ attività sportiva, quindi, rientra tra le regole di vita del diabetico, al pari della corretta alimentazione.
La stessa legge n. 115 sulle Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito sancisce che la patologia diabetica “non costituisce motivo ostativo al rilascio del certificato di idoneità fisica…per lo svolgimento di attività sportive a carattere agonistico…”. Più in particolare, la legge 115 si occupa dello sport in due specifici articoli: nell’art. 1, comma II, al punto d), si stabilisce la necessità di “agevolare l’inserimento dei diabetici nelle attività sportive”; nell’art. 8, comma I, si esclude qualsiasi forma di discriminazione nei confronti dei soggetti diabetici nello svolgimento di attività sportive non agonistiche, qualora essi non presentino complicanze.
Nel caso, invece, di attività sportive agonistiche, il certificato di idoneità è rilasciato previa presentazione di una certificazione del diabetologo, che attesti come lo stato di patologia diabetica sia ben compensato e che il diabetico sia in condizioni di ottimale terapia e autocontrollo. Ne consegue che il diabetologo, prima di rilasciare il certificato, dovrà richiedere l’esecuzione di alcuni esami (quali l’emoglobina glicata, la microalbuminuria, il controllo oculare e l’elettrocardiogramma). Ricordiamo che gli atleti diabetici a livello agonistico possono fare riferimento all’Associazione nazionale italiana atleti diabetici (tel.081.413201).

Scarica il Documento: Società Italiana di Diabetologia

estratto da www.eumed.org e www.diabete.net



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1 Comment

  1. Daniela garau

    Si giusto tutto ma la glicata varia ogni 3 mesi ,ed una non perfetta non può condizionare un anno di attività sportiva ad un pallavolista che è sempre compensato

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