
Il concetto di raffigurare le stelle in una volta celeste risale ad età remotissime, gli artisti di ogni epoca hanno guardato al cielo notturno con ammirazione, trovando nelle stelle una fonte inesauribile di ispirazione. Il loro fascino enigmatico, la loro bellezza scintillante e il loro ruolo nella navigazione e nella mitologia hanno plasmato opere d’arte che spaziano dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla letteratura, alla musica.
Dalle antiche raffigurazioni celesti ai moderni capolavori, le stelle hanno sempre offerto agli artisti un linguaggio universale per esplorare temi di bellezza, mistero, spiritualità e la nostra infinita curiosità verso ciò che si trova oltre il nostro mondo.
Le stelle nell’arte antica e rinascimentale
Già nell’antichità le stelle erano considerate guide celesti e dimore di divinità. Nelle pitture rupestri preistoriche, puntini e cerchi potrebbero rappresentare i primi tentativi di raffigurare costellazioni. Nelle civiltà mesopotamiche ed egizie, l’astronomia era strettamente legata alla religione e all’arte. Le tombe egizie spesso presentano soffitti dipinti con costellazioni e figure astronomiche, come nella tomba di Senmut, che include una dettagliata mappa celeste.
Tra le rappresentazioni più note abbiamo la Tomba della regina Nefertari (1295-1255 a.C.) il cui ambiente ipogeo annovera un soffitto decorato da un cielo blu con migliaia di stelle.

Nei primi secoli del cristianesimo troviamo volte con cieli stellati nei Mitrei, ambienti sotterranei per il culto del dio Mitra. Nella sola Roma molti sono gli esempi, da quelli negli scavi sotto le chiese di San Clemente, Santo Stefano Rotonda e Santa Prisca, a quello sul retro di Palazzo Barberini e alle Terme di Caracalla.
Nel periodo bizantino troviamo il Mausoleo di Galla Placida a Ravenna (425-450 circa)

dove la cupola, totalmente rivestita in mosaico, espone 570 stelle dorate al cui sommo troviamo la croce di Gesù Cristo.

Agli albori del Rinascimento, con la riscoperta dell’astronomia e il progresso scientifico, le stelle iniziarono ad essere rappresentate con maggiore accuratezza scientifica, pur mantenendo un forte significato simbolico.
Anche Giotto è stato attratto dalla volta celeste, tanto da dipingerla di blu oltremare ottenuto con preziosa polvere di lapislazzuli, nel suo affresco Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1305) dove incluse una cometa, spesso interpretata come la Cometa di Halley, basandosi sulle sue osservazioni o su quelle dei suoi contemporanei, rendendola una delle prime rappresentazioni realistiche di un corpo celeste nell’arte occidentale.
Nell’affresco di Piero della Francesca il Sogno di Costantino, facente parte delle Storie della Vera Croce (1458-1466) nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, nel cielo le stelle ricreano la situazione astrale nell’anniversario del sogno che l’imperatore ebbe prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio (28 ottobre 312 d.C.) cioè la posizione assunta dalla costellazione del Cigno. Inoltre, sotto il Cigno si trova la costellazione dell’Aquila, simbolo di Roma e dei suoi eserciti.

Le stelle nel Romanticismo e Simbolismo: il mistico e l’infinito
Nel XIX secolo con l’avvento del Romanticismo le stelle assunsero un significato più profondo, simbolo dell’infinito, del sublime e della ricerca spirituale. Artisti come Caspar David Friedrich e William Turner usarono cieli stellati per evocare emozioni di solitudine e grandezza.
Tuttavia, è con Vincent van Gogh che le stelle raggiungono una delle loro massime espressioni artistiche. La sua opera Notte stellata (1889) è forse l’esempio più iconico di un artista che ha trasformato la sua percezione emotiva del cielo notturno in un capolavoro. I suoi vortici celesti e le stelle brillanti non sono solo una rappresentazione visiva, ma un’esplorazione della sua tormentata interiorità e del suo profondo legame con la natura.
Verso la fine dell’Ottocento, il Simbolismo riprese il tema delle stelle per esplorare l’inconscio, il sogno e il mistero. Gustav Klimt nel Bacio (1907-1908) incorpora motivi stellari e celesti nell’aura dorata che circonda gli amanti, suggerendo un’unione cosmica e trascendente.

Le stelle nel Novecento e oltre: nuove prospettive
Nel XX secolo, con l’era spaziale e le nuove scoperte scientifiche, le stelle hanno continuato a ispirare gli artisti, assumendo connotazioni inedite. L’arte astratta ha spesso utilizzato forme e colori che richiamano galassie e nebulose.
Artisti come Piet Mondrian, sebbene non direttamente ispirato alle stelle in senso figurativo, con le sue composizioni geometriche e i suoi colori primari, ha cercato un’armonia universale che potesse richiamare l’ordine cosmico.
Nell’arte contemporanea, le stelle sono state rilette attraverso la lente della tecnologia e della sostenibilità. Installazioni luminose, opere digitali e performance artistiche esplorano la vastità dell’universo e il nostro posto al suo interno, spesso invitando alla riflessione sull’inquinamento luminoso e sulla fragilità del nostro pianeta.

La Festa delle Stelle
Una nuova ricorrenza, la “Festa delle Stelle” è una idea del Prof. Francesco Larocca e dell’Astrofisico Gianluca Masi. Francesco Larocca nato a Lagonegro è attualmente docente in un Liceo romano e fondatore dell’Osservatorio “La Torretta”, ubicato presso l’Istituto Salesiano “Villa Sora” di Frascati. Gianluca Masi è un Astrofisico nato a Frosinone, curatore scientifico del Planetario di Roma e nel 2006 fondatore del Virtul Telescope Project di cui è il responsabile scientifico.
Così i due scienziati scrivono di quella che sarà riconosciuta come “La Festa delle Stelle”, una festività che mancava e che per la prima volta è stata ufficialmente presentata il 14 Maggio del 2025:
“La Festa delle Stelle è un progetto educativo e divulgativo, ideato per avvicinare il mondo della scuola e i giovani alla bellezza e al significato profondo del cielo notturno, riscoprendone il valore in chiave scientifica, culturale e ambientale.
Attraverso iniziative curate dagli studenti, la Festa delle Stelle intende valorizzare la volta celeste: non solo come territorio di indagini razionali, ma anche come elemento profondamente radicato nella storia dell’umanità, crocevia tra sapere scientifico, espressione artistica, riflessione filosofica e immaginario collettivo. Il firmamento è forse il più alto esempio di integrazione tra culture millenarie differenti.
Particolare attenzione sarà dedicata al tema dell’inquinamento luminoso, affrontato in tutte le sue implicazioni: ambientali, perché interferisce con gli equilibri naturali; scientifiche, perché ostacola l’osservazione del cosmo; culturali, perché priva le nuove generazioni del contatto diretto con il firmamento; economiche, perché genera nel nostro Paese uno spreco per centinaia di milioni di euro ogni anno”.
Il cuore del progetto sarà quindi la collaborazione tra studenti e insegnanti, che insieme daranno vita a esperienze formative condivise, in cui l’osservazione del cielo si intreccia con l’educazione alla sostenibilità e all’interdisciplinarità della conoscenza.
La Festa delle Stelle avrà cadenza annuale e culminerà, al termine di ogni anno scolastico, in una serie di manifestazioni organizzate dalle scuole aderenti: eventi aperti alla comunità, in cui saranno proprio gli studenti a “raccontare il cielo”, condividendone il significato scientifico, culturale e ambientale attraverso performance, esposizioni, letture, attività pratiche e momenti di osservazione.
In questo modo, la Festa delle Stelle diventa non solo un progetto didattico, ma un’occasione di incontro e condivisione, un rito collettivo che restituisce al cielo stellato il suo valore educativo e culturale, e ne promuove la tutela come patrimonio di tutti.

L’iniziativa la “Festa delle Stelle” è stata presentata il 14 Maggio 2025 presso la “Sala delle Muse” (affreschi del XVII secolo attribuiti alla bottega del Cavalier D’Arpino) dell’Istituto Salesiano “Villa Sora” di Frascati, sede del Papa Gregorio XIII dove è stato redatto l’omonimo calendario.
Nell’occasione, dopo il saluto del Direttore di Villa Sora, Don Marco Aspettati, anche Davide Giacalone, Direttore del quotidiano “La Ragione” così si è espresso: “Giacomo Leopardi, provando a descrivere l’Infinito, utilizzò una siepe “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Un espediente suggestivo, in uno dei più bei componimenti poetici mai scritti, utile a mettere a confronto i suoni del presente e quelli dell’eterno e a dimostrare che proprio il limite è capace di spingere il pensiero a superarlo. Noi ci siamo costruiti una siepe artificiale, che ha l’effetto opposto: abbiamo oscurato il cielo abbagliando i terrestri. Ci siamo accecati senza che questo possa spingere ad alcuna curiosa esplorazione, anzi rendendola più difficile. Per giunta ci costa”.
È bello pensare che siano i più giovani a volere alzare gli occhi al cielo per inseguire la speranza, anziché lenire la disperazione.
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Straordinaria serata quella del 14 maggio 2025. Bellissimo articolo sull’evento.