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Canguro e la Boxe. Ma se è nato cieco!

Può sembrare incredibile, ma un canguro appena nato non è più grande di un fagiolo. Cieco, incompleto, quasi un embrione, ha la prodigiosa capacità di trovare in tre minuti il marsupio materno e di infilarcisi. Gli zoologi, sbalorditi da quel mistero. hanno discusso e litigato fino agli anni Sessanta di questo secolo. Era la madre a metterlo nel marsupio? O esisteva un passaggio segreto? Quattrocento anni fa non si sapeva neppure che il marsupio fosse una specie di culla. Il primo europeo che ha visto il neonato nella tasca di una mamma wallaby (i wallaby erano minuti canguri australiani) è stato un capitano di marina olandese. Pelsaert, nel 1629. Aveva fatto naufragio sulle Isole Abrolhos, al largo dell’Australia sudoccidentale, e gli aborigeni gli avevano mostrato un canguro con il piccolo nel marsupio, sostenendo che era nato li. Tornato nel Vecchio Mondo il capitano aveva raccontato la storia e la gente l’aveva presa per buona. D’altra parte i Nuovi Mondi (Americhe e Australia) rappresentavano per gli europei dell’epoca un vero teatro delle meraviglie della natura, capace di superare ogni immaginazione, e i marsupiali erano solo una delle tante curiosità che i viaggiatori con qualche interesse naturalistico riferivano.
Dovettero passare duecento anni prima che un altro viaggiatore, un certo Collie, medico di bordo di una nave, sbarcato in Australia, facesse ricerche più approfondite e stabilisse che i cangurini nascono normalmente dall’utero della madre, e poi si inerpicano fino al marsupio dove trovano anche una mammella alla quale restano attaccati finché non crescono. Rimangono lì dentro otto mesi ed escono soltanto quando arrivano a pesare circa 5 chili. Se poi un nuovo fratellino occupa la loro ex culla, ogni tanto vanno ugualmente a farci una capatina per una bevuta. Sembrava impossibile però che quei fragili neonati potessero trovare la via del marsupio da soli e così, dopo le affermazioni di Collie, le discussioni ricominciarono. Secondo molti (tra i quali Owen, studioso di anatomia) era la madre, con le zampe anteriori o con la bocca. a prendere il pupo e a metterlo nel marsupio. Qualcuno azzardava: e se invece fosse nato addirittura dal capezzolo? Tutte sciocchezze, dicevano i più razionali. Nel 1913 il naturalista Goerling spedi perfino una lettera al giornale Western Mail descrivendo lo straordinario “viaggio” del piccolo, il quale arriva al marsupio con le proprie forze, senza aiuti, ma pochi gli credettero. Dieci anni più tardi Hornaday, direttore dei Giardini Zoologici di New York, confermò la teoria di Goerling e finalmente la comunità degli scienziati parve abbastanza convinta. La prova definitiva la fornirono alcuni studiosi dell‘Università di Adelaide filmando tutta la sequenza: si vedeva il neonato venire alla luce nel modo consueto e arrivare al marsupio senza la minima esitazione. C’era chiamiamola così una specie di segnaletica stradale: Ia saliva della madre, che aveva disegnato quasi una riga sulla via da percorrere e inumidito l’interno della tasca dove il piccolo scompariva in un lampo. I marsupiali non sono di origine australiana. Sono apparsi prima nelle Americhe (gli opossum ci sono ancora) e di là si sono diffusi in altri continenti, alcuni migrando dall’Antartide fino all’Australia. alcuni entrando in Europa attraverso qualche passaggio a nordest. Bisogna tenere conto del fatto che in quel tempo i continenti alla deriva erano più vicini l’uno all’altro di quanto lo siano oggi. Secondo i paleontologi, i marsupiali si sono evoluti nel Cretaceo superiore, ossia tra i 100 e i 75 milioni di anni fa e si possono catalogare tra i mammiferi più antichi. Alcune specie si sono estinte, come il lupo della Tasmania, mentre i koala hanno ridotto di parecchio il loro numero. In America i marsupiali sono scomparsi quasi del tutto, sostituiti dai mammiferi placentati, che nutrono i piccoli per mezzo della placenta all’interno dell’utero e li partoriscono solo quando sono abbastanza sviluppati. Esistevano anche leoni, lupi e cani col marsupio, per esempio il tilacino, estinto da poco: sembrava un “canguro mascherato da “lupo”, come ha scritto un viaggiatore. Lo chiamavano tigre della Tasmania, lupo zebra, lupo canguro e anche opossum iena e sembra che la gente provasse un terrore superstizioso quando lo vedeva. Sarà per questo che alla fine l’hanno fatto scomparire. Nella preistoria molti marsupiali erano piuttosto grandi, come il Thylacoleo che somigliava ai felidi ed era carnivoro. L’hanno di mostrato i paleontologi studiando la particolare usura dei suoi denti, propria di chi fa una dieta di carne. Il più grosso era un marsupiale vissuto circa 3 milioni di anni fa, il Diprotodon, che aveva le dimensioni di un rinoceronte e viveva vicino all’acqua. dove si nutriva probabilmente di alghe. Gli esperti hanno potuto studiarlo bene perché nei fanghi lacustri che mantengono intatto quello che vi è sepolto sono stati trovati scheletri completi di questi antichi marsupiali erbivori. Il vero antenato dei canguri che conosciamo oggi è sicuramente il Procoptodon, lungo 3 metri, ma tutt’altro che aggressivo. Anche lui aveva scelto di essere vegetariano. Brucava le erbe basse, benché la sua statura avrebbe potuto permettergli di servirsi delle tenere cime degli alberi, come facevano altri marsupiali oggi estinti. Le zampe posteriori avevano un solo lungo dito funzionale (il quarto), mentre gli altri erano moncherini senza artigli. Somigliava molto ai canguri attuali e doveva essere veloce come loro nel salto in lungo. Forse per questo si è salvato dai predatori arrivando fino a noi.



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