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29th
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Rapporti fra corpo e spirito

Il nostro quotidiano è pieno di materia, e le relazioni con gli altri essere umani intorno a noi sono spesso tesi a causa di caratteri diversi ed attitudini diverse. Fermiamoci un attimo e rileggiamo cosa intendiamo, brevemente, per carattere e quali sono le principali caratteristiche.

Da quando l’uomo ha iniziato a meditare sulla sua natura, e su tutto quanto concerne il suo essere e la sua esistenza, cioè sin dai tempi antichissimi, ha sempre intuito che la sua Vita, intesa in senso lato, è determinata e regolata dalla stretta cooperazione e dall’armonia tra quelle che sono le funzioni biologiche e le esigenze, le attitudini, gli aspetti molteplici dello spirito. È sempre stato evidente, in sostanza, che spirito e corpo sono le due facce di un’unica realtà, di un’unità inscindibile, e sono reciprocamente necessarie ed integrative. Così ogni studio che ha per oggetto l’uomo non può prescindere da questa unicità, ma in essa sola deve cercare la risposta ad ogni interrogativo, e ad essa si deve appellare per chiarire gli aspetti più sconcertanti dell’esistenza umana. Mens sana in corpore sano (mente sana in un corpo sano) dice un antico motto latino. Con ugual ragione si potrebbe dire che lo spirito risente se il corpo è malato e viceversa che tutto il corpo risente di uno spirito malato. Vi è cioè un legame di stretta interdipendenza biologica tra lo spirito e il corpo e questa interdipendenza si rivela in tutta la sua complessità quando si affronta un’analisi del carattere o del temperamento di un uomo: la diversità di carattere riscontrabile tra gli uomini è dovuta, infatti, anche alla diversità del contesto fisiologico ed ambientale.

IL CARATTERE

Ma che cos’è il carattere? Il termine carattere deriva dal greco karassein, che tradotto significa incidere, imprimere un segno, significare, distinguere e indica, in senso lato, quella nota particolare per cui un individuo si distingue, si caratterizza rispetto ad un altro individuo. Dal punto di vista strettamente psicologico, il carattere si può defluire: « il complesso unitario e totale di forme di vita psichica, che si rivelano in modo persistente nel singolo individuo e danno ad esso una speciale impronta» (M. Cesa-Bianchi). È compito della caratterologia svolgere uno studio sintetico, analizzare cioè l’uomo nella sua complessa individualità, considerarlo in una visione globale, tenendo perciò presente come la legge dell’integrazione regga tutto il complesso delle sue funzioni: ogni modifica o alterazione di una parte distinta dell’essere vivente interessa tutte le sue parti. Tre psicologi, Le Senne, Heymans e Wiersma, riconoscono nel carattere tre proprietà fondamentali: l’emotività, l’attività, la risonanza.

L’emotività indica il grado di impressionabilità con cui una persona partecipa ai fatti o agli eventi della vita ordinaria, con intensità superiore alla media. Ciascuno di noi vive le circostanze con maggiore o minore partecipazione interiore: diciamo che si turba più o meno intensamente, che si entusiasma o si abbatte con maggiore o minore facilità; in funzione del grado di emotività un uomo può essere volubile o costante, intollerabile o paziente, espansivo o chiuso, cordiale o scontroso, irascibile o padrone di sé. Il pallore o il rossore, che compaiono spontaneamente sul volto di una persona a seconda che provi paura o vergogna, sono manifestazioni esteriori della sua impressionabilità e sono tanto più accentuati quanto maggiore è il grado di emotività. Non emotivo è detto un soggetto con una impressionabilità agli stimoli esterni inferiore alla media.

L’attività è la tendenza innata all’azione, che porta l’individuo a perseverare nel superamento degli ostacoli e ad agire continuamente, più per l’amore dell’azione in sé che non per i benefici che da essa possono derivare. Favorisce un’applicazione assidua al lavoro, rende intraprendenti, abili, vivaci, ricchi di presenza di spirito, sinceri, puntuali, ottimisti. Il suo contrario è la non attività che spinge a tramandare o a trascurare i propri doveri, favorisce la malinconia, il timore di fronte alle responsabilità assunte, la mancanza di sincerità, di obiettività, di puntualità, rende distratti, caparbi, inutilmente ostinati.

La risonanza si può spiegare come il persistere nell’animo di emozioni provate. In base alla risonanza distinguiamo l’uomo primario e l’uomo secondario; il primario non riesce a conservare a lungo una determinata sensazione, vive il presente e perciò è volubile, impulsivo, mutevole nei suoi affetti, nelle sue opinioni, incoerente, superficiale. Il secondario invece è fortemente impressionabile, costante negli affetti, fedele alle proprie idee ed opinioni, introverso, obiettivo, regolato: sa essere puntuale e risparmiatore.

Emotività, attività, risonanza sono dunque come lo scheletro di ogni carattere. Esse ci permettono di tracciare una classificazione di otto tipi di carattere che, pur avendo un valore esclusivamente indicativo, e abbastanza precisa e fondata scientificamente per aiutarci a studiare e comprendere l’animo umano.



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