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28th
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Tutto è misura, numero, peso [III Parte]

In questa terza ed ultima parte è giunto il momento di soffermarci un po’ con più attenzione sul titolo. Si tratta di un versetto del capitolo 11 del libro della Sapienza: “Tu, o Dio, hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso”. Questo testo richiama alla memoria un altro passo della Bibbia, e precisamente nel capitolo 3 del Qoelet si legge: «Il Signore ha fatto ogni cosa bella a suo tempo e ha anche dato alla loro mente il senso del tutto, senza che l’uomo riesca a cogliere l’opera che Dio ha fatto dall’inizio alla fine».

In questi due testi troviamo alcune parole come “il tutto”, cioè “il mondo” e “ogni cosa”. In ebraico il mondo è “olam” e deriva dalla radice “alum”, che vuol dire nascosto, forse per significare che l’esistenza di Dio in questo mondo è nascosta e lo scopo dell’olam, cioè del mondo nascosto, è la ricerca di quella verità, che secondo la tradizione ebraica, ma non solo, al momento della creazione Dio ha gettato a terra, affinché l’uomo la facesse germogliare con i suoi propri strumenti. Secondo me, questo è il bello della ricerca! Come una cipolla ad infiniti strati, man mano che si sfoglia si scoprono altri orizzonti senza che l’uomo riesca a cogliere l’opera che Dio ha fatto dall’inizio alla fine. Ora, volendo ricollegarci all’argomento della nostra discussione possiamo per esempio constatare che, con i propri strumenti di misura, la scienza indaga l’origine dell’universo, cercando nell’infinitamente piccolo il mattone con cui è stato costruito e nell’infinitamente grande il principio dell’universo. Osserviamo, per esempio, nella tabella alcuni oggetti. Il primo numero è la distanza della terra dai confini dell’universo osservabile, dedotta dalla radiazione cosmica di fondo (abbreviata in CBR, da Cosmic Background Radiation) con la quale si intende generalmente la radiazione omogenea ed isotropa che nella cosmologia moderna è ritenuta essere il residuo termico del Big Bang. Invece nell’ultima riga della tabella troviamo l’LHC (the Large Hadron Collider). Si tratta dell’acceleratore di particelle più grande e potente finora realizzato. Può accelerare protoni e ioni pesanti fino al 99,9999991% della velocità della luce e farli successivamente scontrare, raggiungendo un’energia, nel centro di massa, di 14 teraelettronvolt. Nelle collisioni si producono, grazie alla trasformazione di una parte dell’altissima energia in massa, numerosissime particelle le cui proprietà vengono misurate dai rivelatori, e il numero evidenziato è l’ordine di grandezza di tali particelle. Tra gli scopi principali degli studi con l’LHC sarà cercare fra queste particelle tracce dell’esistenza del bosone di Higgs e di nuove particelle.

Oggetto misurato

centimetri

Il fondo cosmico

1028

La via Lattea

3 x1022

Il sole

1,4 x 1013

La terra

6 x 108

L’atomo

10-8

Il nucleo

10-13

Bosoni (W,Z)

10-15

LHC

10-17

Come si può intuire per quanto grande sia lo sviluppo della capacità di misura e la facoltà di ponderare dell’uomo, che come dicevo nella prima parte si è evoluto soprattutto in questi ultimi tre secoli, ancora oggi non siamo riusciti a scalfire la verità del versetto del Qoelet: «Il Signore ha fatto ogni cosa bella a suo tempo e ha anche dato alla loro mente il senso del tutto, senza che l’uomo riesca a cogliere l’opera che Dio ha fatto dall’inizio alla fine». Perché non vediamo oltre il fondo cosmico e non sappiamo quale è la particella da definirsi “mattone dell’universo”. Inoltre in questa ricerca avvertiamo anche che proprio “noi stessi siamo l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande e, noi stessi, siamo la vita che li unisce”, come ci suggerisce il Khalil Gibran (Bsharri,1883 – New York,1931) poeta, pittore e filosofo libanese. In un universo, quindi, dominato dalla confusione, dove non si discerne il giusto dall’ingiusto, dove la fatalità sembra reggere i due estremi della catena della storia e il mondo rischia di trasformarsi in una gigantesca mascherata, e in una sbornia generale, la tradizione talmudica ci invita a mantenere quel discernimento che permette di decifrare il senso del “trucco universale”. Concludendo questa veloce carrellata suggeritami dal titolo estratto dal libro sapienziale, non posso esimermi nell’accennare anche a tutto il mondo delle emozioni e dell’irrazionale che tanto pervade la vita degli uomini quanto è stato denigrato dalla scienza ufficiale fino a qualche tempo fa. Intendo semplicemente gettare un sasso sul tentativo che l’uomo sta facendo di misurare le emozioni. E mi chiedo: Perché due persone nello stesso momento spazio temporale reagiscono con rabbia di diversa intensità, perché l’umore cambia meno frequentemente in una persona sollecitata da fatti invisibili ad un’altra persona che invece ha sbalzi di umore con frequenza doppia o tripla ecc…Possiamo quindi avvertire come la matematica naufraga nella filosofia, e la psichiatria nella fisica e nella chimica. E’ nato, così, un altro approccio di analisi, quello cosiddetto olistico (dal greco “holon”, cioè tutto, ma noi, già, abbiamo visto che in ebraico “olam” significa il tutto, anzi “il tutto è nascosto”). L’olismo è basato sull’idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Per definizione, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente. In buona sostanza non vale il principio di sovrapposizione degli effetti. Un tipico esempio di struttura olistica è l’uomo, perché un essere vivente dato, in quanto tale, va considerato sempre come un’unità-totalità non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono. Pertanto concludo riprendendo la frase di Gibran: noi stessi siamo l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande e, noi stessi, siamo la vita che li unisce!

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